Auditor di prime e terza parte: le competenze necessarie

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Dopo la pubblicazione della UNI ISO 45001:18 sono state pubblicate altre specifiche tecniche relative agli audit di sistemi di gestione e alle competenze dell’auditor. Su Ambiente&Sicurezza sul Lavoro n.8/2019, Antonio Terracina, (Coordinatore settore I – Contarp – Direzione Generale INAIL) e Maria Grazia Verdura, (Consulente sistemi di gestione per la qualità) mettono in luce le caratteristiche di queste nuove norme e sottolinea la necessità di un cambio di passo: rivedere le modalità per effettuare audit efficaci di sistemi di gestione, in funzione della nuova High Level Structure.
Parallelamente è stata pubblicata la revisione della norma UNI EN ISO 19011 rieditata anch’essa nel 2018, nella quale sono declinate “le linee guida per audit di sistemi di gestione”, dunque documento valido per tutti i sistemi.
Questi ultimi due documenti spingono a leggere sotto nuova luce la modalità di condurre un audit per la salute e sicurezza sul lavoro; inoltre è importante sottolineare la differenza di approccio tra gli audit interni (di prima parte), che sono propri della UNI EN ISO 19011:18 e quelli di certificazione (audit di terza parte) che invece fanno capo alla UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1:15 .

Riportiamo di seguito un estratto dell’articolo che si concentra sulle competenze dell’auditor di prima e di terza parte

Audit interno

Un audit interno è volto a valutare la conformità di un sistema di gestione, ma con una grande attenzione all’efficacia di un sistema stesso o se vogliamo alla sua “efficace attuazione”. Il destinatario (o più propriamente il committente) degli esiti dell’audit è l’alta direzione dell’azienda il cui interesse primario è comprendere entro che misura il sistema stia conferendo maggior efficacia al modo di gestire gli aspetti di salute e sicurezza sul lavoro e come migliorarli ulteriormente. A tal fine l’audit interno va realizzato con modalità sulle quali c’è una certa flessibilità o meglio adattabilità al caso specifico; non a caso la UNI EN ISO 19011:18 è una linea guida non prescrittiva che declina indicazioni, suggerimenti e principi che “dovrebbero” essere seguiti da chi conduce un audit interno, ad esempio: in una piccola realtà potrebbe non essere necessario effettuare la riunione di apertura di un audit; diversa sarà anche la base temporale del programma di audit, che spesso viene redatto su base triennale e non annuale come accade per una grande azienda multisito. Diverso anche il rapporto con il committente, perché scevro da condizionamenti legati all’emissione o meno di un certificato.
A riprova dell’importanza della competenza di un auditor, la UNI EN ISO 19011:18 dedica un intero capitolo, il 7, alla descrizione delle conoscenze, le abilità e persino le qualità personali che consentano un comportamento professionale ed adatto ad un audit interno.
Si passa pertanto dalle conoscenze generali dei sistemi di gestione che adottano la HLS, a quelle specifiche di ogni singolo sistema; dalle norme specifiche di ogni settore produttivo, agli aspetti normativi; dalle abilità di adottare le tecniche di audit in questi contesti e di coordinare un gruppo di audit (per i team leader), alla capacità di esporre gli esiti di un audit in maniera veritiera e obiettiva, nonché di gestire eventuali conflitti. Le indicazioni sono comunque generalistiche in quanto il documento si rivolge agli audit per tutti i sistemi di gestione e non è possibile pertanto scendere più di tanto nelle specificità.

Audit di terza parte

Un audit di terza parte invece è volto a valutare soprattutto la conformità del sistema e la sua attuazione. Il committente di quest’audit è l’ente di certificazione il quale, in base agli esiti dell’audit, deve assumersi la responsabilità di emettere il certificato di conformità. Non mancano in un audit di questo tipo valutazioni di efficacia del SGSL in cui esito però, nei fatti, finisce per non essere dirimente al rilascio o meno di un certificato di conformità, soprattutto in sede di audit di prima certificazione. La programmazione, pianificazione ed esecuzione di audit di questo tipo risponde a precise regole che vengono declinate nella norma generale UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1:15 e per le certificazioni relative alla salute e sicurezza sul lavoro integrate con il documento IAF MD 22:18 valido a livello globale. Si tratta non di indicazioni, ma di regole prescrittive che devono essere utilizzate da tutti gli enti e da tutti gli auditor in tutto il mondo quando si effettua una certificazione UNI ISO 45001:18.
Coerentemente anche le competenze necessarie sono stavolta declinate in un documento prescrittivo vero e proprio, la UNI CEI ISO/IEC TS 17021-10:18. Si tratta di uno dei documenti integrativi della norma madre (la già citata UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1:15 caratterizzata dal suffisso “1”, nota come “parte 1”) e serve proprio a declinare le competenze specifiche degli auditor salute e sicurezza sul lavoro .
Ad essere più precisi “la specifica tecnica definisce i requisiti di competenza aggiuntivi per il personale coinvolto nei processi di audit e certificazione di un SGSL e integra i requisiti di cui alla UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1:15; in effetti non si occupa solo delle competenze degli auditor, ma di tutto il personale dell’ente coinvolto nel processo di certificazione, quindi anche degli esperti tecnici che riesaminano la singola pratica e di coloro che si occupano di deliberare.
Tra tutte le norme sistemiche quella relativa a salute e sicurezza è sicuramente caratterizzata da aspetti decisamente peculiari, come ad esempio la consultazione e partecipazione dei lavoratori, un elemento che, per come è declinato nella UNI ISO 45001:18, non ha uguali in nessuna altra norma ISO. La UNI CEI ISO/IEC TS 17021-10:18 pertanto sottolinea la necessità di conoscere le metodologie per “auditare” questi delicati processi, così come la necessità di avere conoscenze sull’impatto della leadership sulla cultura di un’organizzazione, in materia di analisi del contesto, di valutazione rischi e opportunità insieme agli aspetti più strettamente propri della SSL come le leggi cogenti, gli aspetti di igiene industriale, quelli infortunistici e quelli legati alle emergenze.
Un bagaglio di conoscenze, abilità e competenze ampio e complesso, ma indispensabili perché il ruolo – delicato – di auditor possa essere affidato a dei “professionisti”, la certificazione UNI ISO 45001:18 sia credibile e possa essere riconosciuta a livello globale.

Riferimenti bibliografici:

Audit efficaci per i sistemi di gestione. Tra nuove norme tecniche e specifiche competenze dell’auditor
A.Terracina, M.G. Verdura
Ambiente&Sicurezza sul Lavoro n.8/2019.

Redazione InSic

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