Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA): la valutazione del rischio

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La Valutazione del rischio da esposizione a ROA ha l’obiettivo di fornire al datore di lavoro gli strumenti per individuare le sorgenti dirette ed indirette e prevedere misure di prevenzione e protezione specifiche.

Cosa prevede il D.Lgs. 81/08 per la valutazione rischio ROA?

La valutazione del rischio da esposizione a ROA è prevista dagli articoli 28 e 181 del D.Lgs. 81/2008.

In particolare il Capo V del Titolo VIII del D.Lgs. 81/2008 stabilisce prescrizioni minime di protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza che possono derivare dall’esposizione alle radiazioni ottiche artificiali durante il lavoro. Particolare riguardo è riservato ai rischi dovuti agli effetti nocivi sugli occhi e sulla cute.

Valori limite di esposizione

I valori limite di esposizione (VLE) per le ROA non coerenti e coerenti sono indicati nell’Allegato XXXVII parte I e parte II del D.Lgs. 81/2008.

Valutazione del rischio radiazioni ottiche artificiali (ROA)

Per effettuare la valutazione dei rischi ROA occorre considerare i seguenti aspetti:

  1. Presenza di sorgenti di ROA coerenti e non coerenti, modalità impiego e luoghi in cui sono presenti, tempi di utilizzo e distanze.
  2. Acquisizione dei dati forniti dai fabbricanti o documenti tecnici/pubblicazioni che trattino situazioni analoghe.
  3. Classificazione delle sorgenti per consentire l’eventuale giustificazione.
  4. Valutazione con o senza misurazioni.
  5. Limiti di esposizione: il fabbricante o le misure forniscono il valore di Irradianza spettrale che permette di stimare l’Irradianza efficace. Confronto con i valori limite per valutare superamento o meno degli stessi.

Esempi di sorgenti ROA in ambito industriale e dati forniti dai fabbricanti (punti 1 e 2) sono trattati all’interno della pubblicazione Radiazioni ottiche artificiali (ROA), cosa sono e quali rischi comportano.

Classificazione delle sorgenti ROA giustificabili

Una volta censite le sorgenti ROA nella propria realtà produttiva ed acquisiti i dati dai fabbricanti, è necessario classificare le sorgenti giustificabili. È bene precisare che vi potranno essere situazioni di esposizione per le quali non è necessario approfondire la valutazione (nelle condizioni corrette d’impiego), così come indicato nell’articolo 181 comma 3 del D.lgs 81/2008.

Sono infatti giustificabili tutte le apparecchiature che emettono radiazione ottica non coerente classificate nella categoria 0 secondo lo standard UNI EN 12198:2009, così come le lampade e i sistemi di lampade, anche a LED, classificate nel gruppo “Esente” dalla norma CEI EN 62471:2009.

Esempi di sorgenti di gruppo “Esente” sono l’illuminazione standard per uso domestico e di ufficio, i monitor dei computer, i display, le fotocopiatrici, le lampade e i cartelli di segnalazione luminosa.

Sorgenti analoghe, anche in assenza della suddetta classificazione, nelle corrette condizioni di impiego si possono “giustificare”.

Sono giustificabili le sorgenti che emettono radiazione laser nelle classi 1 e 2 (non 1M e 2M) secondo la norma CEI EN 60825-1:2009. Per le altre sorgenti occorre una valutazione più approfondita.

Valutazione dei rischi ROA con o senza misure strumentali

Nell’ambito della valutazione dei rischi il datore di lavoro valuta e, quando necessario, misura e/o calcola i livelli delle radiazioni ottiche a cui possono essere esposti i lavoratori (articolo 216, D.lgs. 81/08).

La misurazione strumentale

Le misurazioni strumentali sono costose in termini economici e di tempo, inoltre vanno effettuate da personale esperto qualificato pertanto, quando possibile, è da preferire la valutazione dei rischi che non preveda misurazioni.

Se le sorgenti non sono giustificabili, la valutazione senza misurazioni può essere effettuata quando si è in possesso di:

  • dati tecnici forniti dal fabbricante;
  • oppure dati disponibili in letteratura;
  • o dati riferiti a situazioni espositive analoghe da confrontare con i valori limite indicati nell’Allegato XXXVII, parte I e parte II, D.Lgs 81/2008.

Quando le misure di radiazioni ottiche sono superflue?

Vi sono inoltre delle situazioni in cui le misurazioni risulterebbero superflue, a causa del raggiungimento di un livello di sovraesposizione in poche decine di secondi di utilizzo (esempio saldatura ad arco).

Oppure nel caso di sorgenti classificate in accordo con lo standard UNI EN 12198:2009 (per le macchine) o lo standard CEI EN 62471:2009 (lampade o sistemi di lampade), dove i dati di classificazione consentono una ragionevole valutazione dei livelli di esposizione.

Nel caso di radiazioni laser emesse da macchine, qualora il fabbricante fornisca il valore del livello di radiazione emesso si potrà effettuare il confronto con i corrispondenti valori limite riportati in Allegato XXXVII, parte 2 del D.Lgs.81/2008.

Il superamento dei valori limite è escluso per i laser di classe 1 e 2 pertanto si può parlare di rischio trascurabile e quindi di sorgenti giustificabili.

Una corretta valutazione si effettua osservando le modalità lavorative e di esposizione in rapporto alla Classe del laser in uso, per stabilire se i valori limite sono superati senza misurazioni.

Limiti di esposizione

Quando si parla di ROA, si fa riferimento a tre specifiche grandezze:

  • la radianza,
  • l’irradianza,
  • l’esposizione radiante.

Radianza

A titolo esemplificativo la radianza (L) descrive quanto un fascio di radiazione ottica è concentrato ed è utilizzata per caratterizzare le sorgenti che possono produrre danni alla retina, in particolare la radiazione visibile e l’infrarosso di tipo A.

Irradianza

L’irradianza (E) descrive la potenza radiante incidente per unità di area su una superficie ed è la grandezza fondamentale per valutare i danni su cristallino, cornea e pelle, pertanto la radiazione ultravioletta e l’infrarosso di tipo B e C.

Esposizione radiante

L’esposizione radiante (H) descrive quanta energia è arrivata in un dato luogo rispetto alla posizione della sorgente e quantifica l’effetto dell’esposizione nel tempo ed il conseguente rischio.

I valori limite di esposizione (VLE) sono definiti in termini di irradianza, radianza ed esposizione radiante. I limiti di esposizione “efficaci” tengono conto degli effetti biologici che si generano alle diverse lunghezze d’onda. Le tre grandezze sopra descritte verranno quindi trasformate in irradianza efficace, radianza efficace ed esposizione radiante efficace, tenendo conto dei seguenti fattori di peso:

  • S(λ) fattore di peso spettrale da 180 a 400 nm: tiene conto della dipendenza dalla lunghezza d’onda degli effetti sulla salute delle radiazioni UV sull’occhio e sulla cute, quindi effetti biologici derivanti dall’eritema cutaneo, fotocheratite, congiuntivite, etc.
  • R(λ) fattore di peso spettrale da 380 a 1400 nm: tiene conto della dipendenza dalla lunghezza d’onda delle lesioni termiche provocate sull’occhio dalle radiazioni visibili e IRA (danno termico retinico).
  • B(λ) ponderazione spettrale da 380 a 700 nm: tiene conto della dipendenza dalla lunghezza d’onda della lesione fotochimica provocata all’occhio dalla radiazione di luce blu.

In merito alle sorgenti laser, per selezionare il valore limite di esposizione corretto, bisogna prima conoscere la gamma di lunghezze d’onda delle radiazioni ottiche.

I valori limite di esposizione per le radiazioni laser sono espressi in termini di irradianza (watt per metro quadrato, W m2) o esposizione radiante (joule per metro quadrato, J m2).

Ad eccezione delle sorgenti giustificabili, la valutazione dei livelli di esposizione deve prevedere specifiche misurazioni.

Le norme tecniche di riferimento

Le norme UNI e CEI per la valutazione dei rischi da ROA non coerenti

Ulteriori riferimenti utili per la valutazione dei rischi da ROA non coerenti derivano dalle seguenti norme tecniche:

  • UNI EN 14255-1:2005: Misurazione e valutazione dell’esposizione personale a radiazioni ottiche incoerenti – Parte 1: Radiazioni ultraviolette emesse da sorgenti artificiali nel posto di lavoro.
  • UNI EN 14255-2:2006: Misurazione e valutazione dell’esposizione personale a radiazioni ottiche incoerenti – Parte 2: Radiazioni visibili ed infrarosse emesse da sorgenti artificiali nei posti di lavoro.
  • UNI EN 14255-4:2007: terminologia a grandezze utilizzate per le misurazioni delle esposizioni a radiazioni UV, visibili (VIS) e infrarosse (IR).
  • UNI EN 12198-1/2/3:2009: Radiazioni non ionizzanti emesse da macchine.
  • CEI EN 62471:2009: Sicurezza lampade e sistemi di lampade.

Le norme CEI e UNI per la valutazione dei rischi da ROA coerenti

In merito alle ROA coerenti (laser) le fonti sono rappresentate dalle seguenti norme:

  • CEI EN 60825-1: Sicurezza dispositivi laser REV. 1.0 Novembre 2019
  • UNI EN ISO 11553-1:2021: Requisiti sicurezza macchine laser

Per saperne di più

Leggi anche i nostri approfondimenti su:

Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA), cosa sono e quali rischi comportano

Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA): Misure di Prevenzione e Protezione

Approfondimenti

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Tiziana Bagnara

Tecnico della Sicurezza sul Lavoro