Un sistema di rilevazione permanente in grado di “fotografare” la percezione dei lavoratori nei confronti dei rischi occupazionali e l’adeguatezza del sistema di prevenzione nel contesto aziendale. E’ questo il progetto nel quale l’Inail è impegnato dal 2010 – nell’ambito di un Programma strategico approvato e finanziato dal ministero della Salute – e i cui risultati verranno presentati, a Roma, il prossimo mese di luglio. Ad annunciarlo è stato il direttore generale dell’Istituto, Giuseppe Lucibello, intervenendo lo scorso 1° aprile a Roma alla presentazione di “Salute e lavoro: atteggiamenti e consapevolezza dei cittadini italiani e stranieri”, lo studio realizzato da Ispo per conto del Centro patronati (CE-Pa).
Lo studio sottolinea, così, che a sapere cosa sia una malattia professionale sono sette italiani su 10, mentre tra gli stranieri questa consapevolezza interessa solo quattro persone su 10. Ancora, il 32% degli immigrati non sa nominare neanche uno dei propri diritti in merito: realtà che interessa anche il 12% degli italiani. Interrogati, poi, sull’iter da seguire in caso di malattia professionale, il 69% degli stranieri ha fornito indicazioni sbagliate (cifra addirittura superiore – il 75% – per gli italiani). Infine, il 64% degli italiani e il 60% degli stranieri hanno detto di ritenere forte il rischio di subire intimidazioni e ripercussioni sul piano personale e lavorativo, mentre rispettivamente il 66% e il 65% ammettono il pericolo di rinunciare in partenza a chiedere il riconoscimento per timore di perdere la propria occupazione.
Il progetto capofila dedicato a lavoratori e datori di lavoro. Il programma – oggi identificato con “INSuLa“ (acronimo di “Sviluppo di modelli per un sistema permanente di rilevazione della percezione del rischio per la salute e sicurezza in ambiente di lavoro da parte dei lavoratori e delle figure della prevenzione”) – è articolato in un progetto capofila (survey principale) focalizzato su lavoratori e datori di lavoro (con il coinvolgimento dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione aziendali) e su tre focus progettuali specifici dedicati alle altre figure della prevenzione (medici competenti, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e servizi di prevenzione delle Asl).
Il progetto ha consentito di colmare le lacune di passate esperienze internazionali come quelle della Fondazione europea di Dublino e dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro di Bilbao che, pur interessanti, scontavano alcuni significativi limiti di campionamento sia riguardo categorie specifiche quali i lavoratori stranieri e i precari, sia sulle piccole e medie imprese (che in Italia rappresentano l’asse principale del sistema produttivo).
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