Spazi confinati e mappatura degli ingressi

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Un nuovo quesito per la rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro! Nella mappatura degli spazi confinati all’interno dello stabilimento produttivo di un’azienda è per forza necessario considerare anche quelli dove non è previsto l’ingresso di nessuno, essendo precluso? Risponde l’Ing. Antonio Fucile, Ingegnere, consulente esperto in sicurezza sul lavoro

Secondo l’Esperto
Premettiamo che la “mappatura” degli spazi confinati in un’azienda non rappresenta un obbligo legislativo, ma è senz’altro una modalità corretta di affrontare il problema degli spazi confinati nell’ambito della valutazione dei rischi.
Infatti, uno dei principali problemi che si ha nella gestione degli spazi confinati è proprio l’individuazione ed il riconoscimento degli spazi stessi, e la conseguente mancata applicazione delle procedure ed in generale delle misure di tutela per la riduzione dei rischi.
Fatta questa premessa, è senz’altro conveniente inserire in una mappatura del sito tutti gli spazi che rispondono alla definizione di “spazio confinato” considerando anche gli spazi in cui non si preveda l’ingresso di personale. Il motivo principale è che in generale è difficile avere la certezza assoluta che non si possano verificare circostanze eccezionali (ad esempio un guasto) che comportino l’accesso di personale.

Una volta censito, in considerazione che lo spazio è “normalmente” precluso, si rimanderà ad un momento successivo, cioè quando si renderà necessario un accesso, la valutazione del rischio e la predisposizione delle procedure di sicurezza e di emergenza necessarie.
In merito a cosa è uno spazio confinato, aspetto molto dibattuto, non è il valutatore che ha facoltà di considerare o meno uno spazio come confinato, ma tale indicazione la dà la norma.
Vale la pena di ricordare che tale definizione è contenuta nel D.Lgs. 81/08, ed in particolare negli art. 66, 121 e titolo VI punto 3, a cui fa esplicito riferimento l’art. 1 del DPR 177/2011, comma 2.

Tutto ciò premesso, è assolutamente corretto applicare quanto previsto dal DPR 177/2011 e dal D.Lgs. 81/08 per l’accesso allo spazio confinato fin dal momento in cui l’analisi ne dimostri la necessità. Eventuali precedenti valutazioni, anche se errate o se influenzate da altri fattori, non hanno importanza.
In conclusione si può dire che la classificazione degli spazi confinati e la valutazione dei rischi, con le conseguenti misure per la riduzione degli stessi, sono attività che possono essere condotte in momenti diversi, momenti anche lontani tra loro, ma vale la pena ricordare, che una classificazione esaustiva pone le basi di una corretta gestione degli spazi confinati ed aiuta a non commettere errori nelle successive fasi operative.

Redazione InSic

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