Il provvedimento in questione è frutto di un’approfondita istruttoria, a cui hanno preso parte le Regioni, i Ministeri dell’Ambiente e della Salute e le Associazioni di categoria.
Nel merito il provvedimento prevede:
– bipartizione del digestato in agrozootecnico ed agroindustriale;
– condizioni di parificazione ai concimi di origine chimica, attraverso un’esecuzione di analisi chimiche al digestato in uscita dagli impianti ed il calcolo dell’azoto tramite l’effettivo fabbisogno delle colture, così da garantire il rispetto dell’ambiente;
– divieto di utilizzazione agronomica del digestato in caso di immissione negli impianti di colture che provengano dai siti di bonifica;
– flessibilità della collocazione temporale del periodo obbligatorio di 60 giorni di divieto di spandimento degli effluenti;
– introduzione di una graduale limitazione all’uso di colture no food alternative all’utilizzazione agricola dei terreni coltivati.
“Con il decreto – ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti– si individua la soluzione giusta per rafforzare la sostenibilità ambientale delle produzioni agricole, consentendo allo stesso tempo una diversificazione delle attività che rappresenta una novità positiva di crescita per le imprese. Le aziende potranno infatti valorizzare gli scarti di produzione e produrre energia da fonti alternative, operando in linea con gli obiettivi energetici italiani ed europei”.
“Abbiamo risolto definitivamente una questione aperta da troppo tempo come quella sul digestato. Ora siamo pronti – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina- per un intervento sulle zone vulnerabili e ci impegniamo entro poche settimane a presentare richiesta alla Commissione europea. Insieme al Ministero dell’Ambiente proseguiremo il lavoro di concerto per una revisione della Direttiva Nitrati, per adeguarla ai più recenti studi scientifici, che hanno dimostrato il limitato contributo del settore agricolo a questo tipo di inquinamento delle acque”.
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