La responsabilità ambientale è un concetto vasto e che deriva dal principio europeo e nazionale di “chi inquina paga”, esprimendo l’esigenza, sociale, prima ancora che giuridica, per la quale le conseguenze pregiudizievoli devono ricadere su chi ha danneggiato o posto in pericolo l’ambiente.
Queste «conseguenze pregiudizievoli» possono essere di varia natura. Si va dalla sanzione penale o amministrativa per l’illecito ambientale, alla responsabilità per chi deve bonificare un sito contaminato o per il risarcimento del danno ambientale. È anche una responsabilità fiscale. La stessa imposizione attraverso la TARI (già TARSU, TIA1 etc.), per esempio, deriva dal principio di “chi inquina paga”. Tant’è, infatti, che si ritiene giusto che un’azienda paghi un’aliquota maggiore, per i rifiuti prodotti e conferiti al servizio pubblico di raccolta, rispetto ai medesimi rifiuti prodotti da un nucleo domestico.
Nell’articolo “La responsabilità ambientale e gli strumenti per ridurre il rischio penale” di Salvatore Casarrubia (Avvocato) Ambiente&Sicurezza sul Lavoro n.5/2018, si approfondisce la responsabilità ambientale di natura penale individuandone le peculiarità che la contraddistinguono rispetto ad altri campi della responsabilità penale di impresa. Si cercherà di capire chi è il vertice apicale che ricopre la posizione di garanzia per l’illecito ambientale e quali sono gli strumenti per ridurre il rischio penale.
Riferimenti bibliografici:
La responsabilità ambientale e gli strumenti per ridurre il rischio penale
Ambiente&Sicurezza sul Lavoro
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