Stabilimenti RIR , indicazioni ARPAT per la valutazione del danno sanitario

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Il decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, convertito in legge, con modificazioni, dalla Legge 24 dicembre 2012 n. 231, prevede che, nelle aree interessate dagli stabilimenti di preminente interesse pubblico (di cui all’art. 1, comma 1 e all’art. 3, comma 1 ), l’Azienda sanitaria locale e l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente competenti per territorio redigano congiuntamente, con aggiornamento almeno annuale, un rapporto di valutazione del danno sanitario (VDS).

Obiettivi del rapporto

informare annualmente i decisori ed il pubblico sui cambiamenti, nelle comunità esposte, dello stato di salute connesso a rischi attribuibili all’ attività degli stabilimenti in esame;
– fornire ulteriori elementi di valutazione per il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale per indirizzarla a soluzioni tecniche più efficaci nel ridurre i potenziali esiti sanitari indesiderati;
– valutare l’efficacia in ambito sanitario delle prescrizioni.
I criteri metodologici per la redazione di tale rapporto sono stati messi a punto dal Ministero della salute, coinvolgendo l’Istituto superiore di sanità, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, e sono entrati in vigore con il decreto 24 aprile 2013 (GU n. 197 del 23.8.2013).
Per la messa a punto del rapporto VDS si prevede la istituzione di tavoli interistituzionali che comprendono gli enti territoriali Aziende sanitarie locali, Agenzie ambientali regionali e sanitarie regionali.
Il percorso si basa innanzi tutto sulla conoscenza della popolazione locale (per aree censuarie), delle condizioni socioeconomiche e dello stato di salute, accanto alla conoscenza dello stato delle matrici ambientali interessate dagli inquinanti emessi dagli impianti dello stabilimento. Si prevede di utilizzare allo scopo i vari flussi correnti sanitari (mortalità, ricoveri, etc); i dati ambientali inerenti lo stabilimento e gli inquinanti in gioco, così come misurati nel tempo nell’ambito di procedimenti ufficiali o di indagini di altra natura, eventualmente integrati con stime modellistiche; gli studi effettuati in loco e la stessa letteratura scientifica. Entrano poi in gioco valutazioni dei dati a 3 livelli di approfondimento, relativamente al contributo degli inquinanti in gioco, alla esposizione umana, al rischio sanitario, prevedendo specifiche comparazioni.
La metodologia proposta per effettuare i vari livelli della valutazione tiene conto di approcci sia epidemiologici che di risk assessment e di loro applicazioni in ambito EPA ed OMS. Ulteriori tipologie di approccio sono state sperimentate ad esempio negli studi sul Global burden of disease che consente di generare stime sul peso di singoli fattori (come il fumo) o gruppi di fattori (come l’ambiente ), utili per definire le priorità di ricerca e di intervento e orientare politiche e programmi, o nell’ambito del progetto Valutazione Integrata dell’Impatto Ambientale e Sanitario in corso in Italia, su finanziamento del programma 2011 del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie. E’ quanto osserva l’editoriale della rivista Epidemiologia e prevenzione “Valutazioni di impatto sanitario, sorveglianza epidemiologica e studi di intervento nelle aree a rischio” all’interno di una lettura del decreto che si sofferma anche su altri punti di criticità, inerenti ad esempio i limiti connessi alla effettuazione di valutazioni per singolo inquinante e all’uso come valori di riferimento quelli vigenti nelle norme, che non sempre tutelano da possibili effetti sanitari noti in letteratura.
Al momento è stato definito stabilimento di preminente interesse pubblico da sottoporre a VDS quello dell’ILVA di Taranto, laddove una norma regionale ha già previsto tale valutazione con modalità non del tutto sovrapponibile al decreto 24 aprile 2013. Emergono quindi in fase applicativa necessità di verifiche ed eventuali aggiustamenti per favorire l’efficacia della VDS, stante la complessità della procedura e la sua rilevanza ai fini della tutela sanitaria e ambientale dei territori in cui operano grandi impianti, definendo anche la provenienza delle risorse necessarie per effettuare la VDS nonché la responsabilità per la sua conduzione

Redazione InSic

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