Con Reconnet una sinergia per la gestione e la bonifica dei siti contaminati

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Creata tre anni fa grazie a un accordo di collaborazione tra il dipartimento di ingegneria civile dell’Università di Roma Tor Vergata, in qualità di soggetto promotore, e alcune università, agenzie ambientali e istituti di ricerca, tra cui il dipartimento installazioni di produzione e insediamenti antropici (Dipia) dell’Inail, Reconnet, rete italiana sulla gestione e la bonifica dei siti contaminati, oggi conta una quarantina di membri e punta a promuovere i contatti e gli scambi di informazioni per individuare soluzioni alle principali criticità di carattere tecnico e normativo.

Una linea di ricerca per l’analisi del rischio

Le attività che il Dipia dell’Inail svolge all’interno della rete sono strettamente correlate alla linea di ricerca “Procedura di analisi di rischio finalizzata alla salvaguardia della salute umana (lavoratori e residenti) applicata ai suoli contaminati da specie chimiche inquinanti a seguito di attività antropiche”. Come sottolineato da Simona Berardi, ricercatrice e responsabile Inail per Reconnet, “l’analisi di rischio sanitario, effettuata ai sensi del decreto legislativo 152 del 2006 e delle successive modifiche, permette di effettuare una stima quantitativa del rischio per la salute umana connesso alla presenza di inquinanti nelle diverse matrici ambientali e rappresenta, quindi, uno strumento di supporto per la gestione dei siti contaminati e per la definizione degli interventi finalizzati alla riduzione del rischio a livelli ritenuti accettabili. L’obiettivo della nostra linea di ricerca e dell’attività che svolgiamo nell’ambito del network è quello di fornire gli strumenti per una corretta e agevole applicazione della procedura e per risolvere i problemi ad essa connessi”.

Risk-net

Lo scorso anno Reconnet ha sviluppato il software Risk-net, predisposto dall’Università Tor Vergata di Roma. “Si tratta del primo programma gratuito – spiega Berardi, che ha coordinato il gruppo di lavoro responsabile della validazione del software – in grado di applicare la procedura di analisi di rischio in completo accordo con quanto contenuto nel manuale dell’Apat, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici, sui criteri metodologici per l’applicazione dell’analisi di rischio ai siti contaminati, che è il documento di riferimento nazionale per la sua applicazione”.

Il pericolo dell’esposizione ad agenti chimici e biologici

“Le attività di bonifica dei siti contaminati – aggiunge la ricercatrice – presentano molte similitudini con le attività lavorative di tipo civile ed edilizio. Si tratta, infatti, di una particolare tipologia di lavori civili o di ingegneria che sono eseguiti in cantieri temporanei o mobili e che, dal punto di vista della salute e sicurezza dei lavoratori, sono assoggettati al titolo IV del Testo unico del 2008 e alle integrazioni successive. Un’analisi approfondita di queste attività evidenzia, però, la presenza di rischi specifici di settore, attualmente poco standardizzati, come quelli che derivano dall’esposizione ad agenti chimici pericolosi o ad agenti biologici“.

I “Pops”

Particolare attenzione in questo ambito suscitano i Pops, acronimo di “Persistent organic pollutants”, ovvero sostanze chimiche inquinanti individuate a livello internazionale che sono persistenti, particolarmente nocive per la salute umana e per l’ambiente e dotate di alcune proprietà tossiche che, a differenza di altri inquinanti, resistono alla degradazione. “I Pops – precisa Elisabetta Bemporad, tecnologa del Dipia e responsabile del gruppo di lavoro di Reconnet che si occupa di queste sostanze – provocano un inquinamento che oltrepassa le frontiere, rendendo perciò indispensabile un intervento a livello internazionale. Si tratta, per esempio, di pesticidi organoclorurati come il Ddt, di prodotti chimici industriali e sottoprodotti non intenzionali come le diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici”.

Valori soglia per gli inquinanti di nuova generazione

Diversi Pop di recente introduzione nelle normative internazionali che regolano la materia, sottolinea Bemporad, “non sono inclusi nell’elenco delle specie chimiche contaminanti e dunque per essi non è al momento disponibile un valore soglia di contaminazione nel suolo e nelle acque sotterranee. Con il gruppo di lavoro creato nell’ambito di Reconnet ci stiamo occupando proprio della definizione di valori di soglia per il comparto ambientale suolo, per siti ad uso sia industriale/commerciale (lavoratori), sia residenziale (popolazione) e del confronto con le soglie definite da altri Paesi”.

Le discariche e la normativa di riferimento

L’Inail, che a inizio luglio ha ospitato nella sua sede centrale di Roma un workshop durante il quale è stato tracciato il bilancio del primo triennio di attività di Reconnet, partecipa anche al gruppo di lavoro che si occupa dell’interazione tra la gestione delle discariche e la normativa che regola le bonifiche. Il documento, in corso di elaborazione, “definisce i criteri per determinare una situazione di inquinamento dovuta ad una discarica di rifiuti e per collegare l’inquinamento alla discarica stessa – sottolinea Elisabetta Bemporad – consentendo, ove possibile, di gestire il problema con gli strumenti disponibili nell’ambito normativo del settore, regolato dal decreto legislativo 36 del 2003”. In questo modo, aggiunge la tecnologa del Dipia Inail, “si cerca di contenere l’eventuale aumento di esposizione dei lavoratori che operano nella discarica e della popolazione esterna. Un intervento che può consentire anche di evitare l’attivazione di onerose procedure di messa in sicurezza o bonifica”

Redazione InSic

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