L’Eco Design o design per la sostenibilità è il processo di progettazione di un prodotto in grado di eliminare l’impatto negativo sull’ambiente. In questo articolo vediamo cos’è l’ecodesign e qual è la direttiva che regolamenta i suoi requisiti. Analizzeremo quindi l’ecodesign in relazione alla riduzione dei rifiuti e al Life Cycle Assessment
Nell'articolo
Che cos’è l’Eco Design
Eco Design o design per la sostenibilità vuol dire progettare un prodotto nel rispetto dell’ambiente.
L’ecodesign è quindi un modello economico secondo il quale le diverse fasi del ciclo di vita di un prodotto:
- l’ideazione
- la progettazione
- la vendita
- smaltimento
si svolgono nel rispetto dell’ambiente, riducendo l’impatto che esse possono avere sull’ecosistema.
Per implementare i principi dell’ecodesign nella realizzazione di un prodotto, è necessario:
- scegliere materie prime altamente riciclabili e a basso impatto ambientale,
- realizzare prodotti che impieghino la minore quantità di materia prima,
- realizzare prodotti facilmente disassemblabili al fine di recuperare le componenti ottenute,
- contenere la quantità di rifiuti originati che devono essere inevitabilmente smaltiti o che possano essere recuperati in altro modo, ad esempio come energia.
La Direttiva 2009/125/CE Ecodesign
La Direttiva 2009/125/CE – Energy-related-Products (ErP) è nota anche come Direttiva Eco-design. Si tratta della direttiva-quadro che, attraverso regolamenti attuativi, regolamenta i requisiti di eco-design relativamente ai prodotti che utilizzano energia, fatta eccezione per i prodotti del settore trasporti.
La direttiva si prefigge lo scopo di migliorare l’efficienza energetica e prende in considerazione l’intero ciclo di vita del prodotto:
- acquisizione,
- produzione,
- trasporto,
- commercio,
- uso e manutenzione,
- riciclo.
La direttiva Ecodesign è entrata in vigore nell’agosto del 2005 ed è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo n. 201 del 6 novembre 2007.
Con la direttiva Energy-related-Products – ErP sono integrati gli aspetti ambientali nella progettazione delle apparecchiature. Si ottimizzano quindi le prestazioni ambientali dei prodotti riuscendo comunque a mantenere le qualità funzionali.
Eco Design e progettazione sostenibile
Secondo l’Ecodesign, i Produttori sono stimolati dalla necessità di affrontare i costi di gestione originati dai rifiuti derivati dall’utilizzo di quanto loro stessi realizzano ed immettono sul mercato; fabbricano pertanto prodotti sulla base di una progettazione sostenibile, denominata, appunto ecodesign o design per la sostenibilità.
Eco Design e riduzione dei rifiuti
Una corretta progettazione del prodotto è correlata positivamente alla riduzione dei rifiuti prodotti dal loro utilizzo; ovvero gli impatti ambientali da questi originati. Inoltre è in grado di pesare in misura minore possibile sulle casse delle imprese stesse che li realizzano.
Questo principio si applica non solo alla fase iniziale del ciclo di vita del prodotto, bensì alla sua intera esistenza: dal design fino allo smaltimento di quanto residua come rifiuto.
Eco Design e LCA, Life Cycle Assessment
Il produttore è così stimolato a condurre studi specifici sul Life Cycle Assessment (LCA) ed orientare una progettazione che riguarda l’intero sistema che gravita intorno al prodotto:
- distribuzione,
- logistica,
- approvvigionamento dei materiali utilizzi a realizzarlo, ecc.
Gli aspetti ai quali porre attenzione riguardano in particolare:
- la natura delle materie prime
- il relativo livello di riciclabilità, in termini sia di biodegradabilità sia di disassemblaggio.
Inoltre, si analizza il bilancio dei materiali attraverso:
- la quantità di fattori produttivi in ingresso, ovvero le materie prime utilizzate ed il lavoro impiegato per realizzarle
- ciò che si realizza a valle dei processi di produzione.
La nozione di Responsabilità Estesa di Produttore del prodotto (REP)
Quando parliamo di Ecodesign, è opportuno precisare la nozione di responsabilità estesa del produttore del prodotto. Nozione funzionale e propedeutica al proficuo svolgimento di tale attività.
Per la prima volta nel 1990, Thomas Lindhqvist ha formalizzato la Responsabilità Estesa del Produttore del prodotto (REP). Lo scienziato svedese la introdusse nel tentativo di individuare quali potessero essere gli strumenti di politica economica ambientale utili a:
- stimolare,
- promuovere,
- accelerare
la transizione verso processi e prodotti “sostenibili”.
Secondo tale principio la responsabilità della gestione dei rifiuti derivanti dai prodotti immessi sul mercato dai consumatori/autorità pubbliche deve essere spostata in capo ai produttori dei prodotti medesimi; a loro si attribuisce, direttamente o meno (in questo caso attraverso il pagamento di un “contributo ambientale”), il costo derivante da questa.
Di cosa si tratta
Tale assunto è stato inizialmente condiviso da soggetti privati e successivamente dal Legislatore comunitario. Secondo la REP è necessario intervenire a monte dei processi di produzione, fin dalla progettazione dei prodotti, per:
- affrontare il crescente problema della produzione eccessiva di rifiuti,
- migliorare la gestione dei rifiuti a valle,
- ridurre gli impatti ambientali.
L’applicazione nel settore imballaggi
Sia il Legislatore comunitario che da quello interno poi (che ha recepito le Direttive sul punto) hanno prestato notevole attenzione nell’ambito della:
- produzione degli imballaggi,
- gestione dei rifiuti che derivano dal loro utilizzo.
Alla luce della quantità realizzata di questo prodotto e di scarti da gestire, soprattutto derivati dall’utilizzo da parte dei Cittadini (rifiuti urbani).
REP ed economia circolare
Il Circular Economy Package
Il Circular Economy Package è un pacchetto di quattro direttive dedicate alla gestione dei rifiuti, emanato il 4 Luglio 2018 ed implementato nel nostro ordinamento giuridico nel settembre 2020.
Secondo il Circular Economy Package, per ogni sistema collettivo/responsabilità estesa del produttore, dedicato a specifiche tipologie di prodotti, devono essere stabiliti dei requisiti minimi.
Per specifiche tipologie di prodotti si intendono: rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – i c.d. RAEE – pile, accumulatori, imballaggi, ecc..
La Direttiva 851/2018
In particolare, fra queste, la Direttiva 851/2018 che modifica il quadro normativo comunitario sulla gestione dei rifiuti, intervenendo sull’attuale Direttiva n. 98/2008. La Direttiva 851 introduce significative novità a riguardo, con lo scopo, appunto, di assicurare un utilizzo accorto, efficiente e razionale delle risorse naturali.
In particolare, sono previsti requisiti minimi per i regimi di responsabilità estesa nazionali; questo per consentire una maggiore uniformità degli schemi adottati nei diversi paesi per le diverse tipologie di flussi e la loro coerenza con i principi e gli obiettivi europei in materia di:
- economia circolare,
- efficienza nell’uso delle risorse,
- mitigazione dei cambiamenti climatici,
- gestione dei rifiuti.
Il Modello Economico Circolare
La REP pertanto è funzionale alla realizzazione di un modello economico di tipo circolare. Un modello in cui si mira a realizzare una società del «riciclo». Ovvero una comunità di cittadini ed imprese nella quale la quantità di rifiuti è ridotta al minimo.
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Stefano Sassone, Classe 1972, laureato in Economia Aziendale, è Professore in Economia e Diritto dell’Ambiente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Direttore dell’Area Tecnica di Confindustria Cisambiente, ed Economia dell’Ambiente presso l’Università degli Studi Internazionali (UNINT, Roma)
Come libero professionista, realizza attività di formazione, editoriale e pubblicistica sul tema della gestione dei rifiuti e delle energie rinnovabili.
E’ direttore responsabile della newsletter “Ambiens”: notizie, informazioni e commenti sulle principali notizie sull’ambiente, energia rinnovabili e rifiuti.