All’incontro, aperto questa mattina dal ministro Orlando, nella seconda giornata saranno presenti il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso e il Governo quasi al competo, a partire dal presidente del Consiglio Enrico Letta: tra gli altri interverranno i responsabili dell’Economia Fabrizio Saccomanni, del Lavoro Enrico Giovannini, delle Infrastrutture Maurizio Lupi, della Salute Beatrice Lorenzin, degli Affari europei Ezio Moavero, dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, della Coesione territoriale Carlo Trigilia. Assieme a loro, il commissario europeo all’Ambiente Janez Potocnik, i presidenti delle ommissioni Ambiente di Camera e Senato Ermete Realacci e Giuseppe Marinello, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, le maggiori associazioni ambientaliste.
“Biodiversità, aree protette e green economy costituiscono tre parole imprescindibili per affrontare con serietà e credibilità qualsiasi discorso sulla ridefinizione di un modello di sviluppo che metta al centro l’Italia, con le sue straordinarie peculiarità, il suo patrimonio naturale, culturale e storico-architettonico”, ha spiegato Orlando, e “questa conferenza nazionale vuole essere una grande occasione di confronto per avviare una riflessione sul modello di sviluppo fin qui perseguito”. A tal fine, “si sono costituiti 4 gruppi di lavoro – ha precisato il ministro – che hanno elaborato i 4 documenti da cui partirà la nostra discussione, all’interno di altrettante sessioni tematiche: sulle professioni verdi, sulle aree protette, sulle infrastrutture verdi e i servizi ecosistemici, sulla ricerca scientifica per la conservazione del capitale naturale”. Solo i benefici prodotti dagli ecosistemi marini nel nostro paese valgono 9 miliardi l’anno, più di due Imu. E secondo i dati diffusi dal ministero, nella “cassaforte verde” della natura protetta italiana, ovvero i parchi, sono presenti 756mila imprese (il 17% degli insediamenti produttivi nazionali) e sono stati attivati più di 82mila posti di lavoro, la ricchezza complessiva prodotta nel 2011 ammonta a 34,6 miliardi di euro, ovvero il 3,2% di quella nazionale, e tra il 2000 e il 2011 si registra un aumento del 12,7% degli insediamenti produttivi a fronte dell’1,9% della media italiana.
Proprio sui parchi si è concentrato l’intervento di Orlando: “spero sia finalmente finita la stagione in cui erano visti esclusivamente come un vincolo sul territorio o come un’inutile moltiplicazione di poltrone”, perché “le 871 aree protette, per una superficie pari a circa il 10,5 % di quella nazionale, hanno svolto un ruolo essenziale nella conservazione di una biodiversità straordinaria nel panorama internazionale”. E costituiscono un sistema integrato di sviluppo, laboratori privilegiati di applicazione della green economy e di sviluppo di greenjobs”: “negli ultimi tre anni il 38% delle imprese del settore agricolo che risiedono nelle aree protette, circa 5.000, ha ridotto l’impiego di energia e di acqua, 1.100 imprese hanno utilizzato energia da fonti rinnovabili e 1.800 imprese investiranno in tecnologie ambientali”. Infine, il ministro ha ribadito l’impegno sul “contrasto all’illegalità ambientale, anche perché lo ritengo la premessa essenziale per l’affermazione di efficaci percorsi di green economy, dentro e fuori le aree protette. L’obiettivo che ci poniamo – ha concluso – è ambizioso: il raggiungimento di un nuovo equilibrio ambientale, in cui le attività produttive non consumino le risorse naturali ma contribuiscano a conservarle e integrarle, per consegnarle intatte alle generazioni future”.
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