Conferenza di Parigi: l’intervento di Galletti

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Sul sito del Ministero del Lavoro è stato riportato l’intervento dell’8 dicembre del Ministro Galletti, durante la Conferenza di Parigi. Nella Dichiarazione, un richiamo all’impegno collettivo per le lotte climatiche e per una crescita sostenibile.
In particolare, fra i passaggi più significativi gli auspici per futuro in cui la de-carbonizzazione dell’economia sia un obiettivo di medio termine non solo ambientale, ma sia soprattutto un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico, portatore di benessere più diffuso e di equità fra i popoli.


Il Ministro è tornato anche a parlare dell’impegno dell’Italia: “L’Italia aumenterà il proprio contributo per la finanza internazionale per il cambiamento climatico fino a 4 miliardi di dollari negli anni tra il 2015 e il 2020 e si impegnerà per lo sviluppo delle energie rinnovabili in Africa.
“L’Italia, insieme ai paesi dell’Unione Europea, ha sempre sostenuto l’esigenza di una intesa ambiziosa. Oggi l’ambizione non è una opzione è una necessità perché non abbiamo più tempo per intese deboli”
ha riferito il Ministro, che a proposito ricorda come il nostro Paese sia fra i sottoscrittori del Protocollo di Kyoto e come abbia centrato gli obbiettivi che quel Protocollo si era dato: “Abbiamo ridotto le emissioni del 20% e nello stesso periodo abbiamo cumulato una crescita economica del 30% L’ambizione paga”.
E a proposito dell’impegno ambientale “L’ accordo che vogliamo deve essere efficace ossia deve prevedere meccanismi di revisione periodica dei target che tengano conto del mutare delle condizioni dei vari paesi e delle loro capacità, della loro crescita economica e degli shock interni ed esterni che li colpiscono…

Ma l’efficacia non basta. L’accordo che vogliamo deve anche essere solidale. Non può quindi non raccogliere la richiesta che viene dai paesi più vulnerabili di considerare lo scenario di limitare la crescita della temperatura di 1,5 gradi. Per centrare questo obbiettivo sarà cruciale il ruolo della comunità internazionale per aiutare i paesi meno ricchi e in particolare i territori più fragili: isole, deserti e montagne”.

La montagna, insieme ai territori a rischio di desertificazione e alle isole, deve essere considerata tra le aree meritevoli di politiche climatiche specifiche per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di contenimento dell’innalzamento delle temperature oggetto dell’attuale negoziato parigino, riporta un altro comunicato del Ministero Ambiente.
Le montagne corrispondono a circa il 20% delle superfici emerse e in Italia superano il 50% del territorio, oltre a ospitare il 13% della popolazione mondiale. Migliaia di persone da 127 Paesi hanno recentemente firmato una petizione internazionale su Ecosistemi e popoli della montagna colpiti dai cambiamenti climaticiche sottolinea la velocità dell’avanzamento dei mutamenti climatici in questi territori, i rischi derivanti dai cambiamenti climatici per i beni e i servizi da essi forniti e per la sicurezza di 915 milioni di persone che vivono in montagna in tutti i Paesi, dati che confermano la necessità di investimenti e attenzione politica specifica per gli ecosistemi montani.
L’11 dicembre, giorno di chiusura della COP21, è stata individuata come la giornata internazionale della montagna delle Nazioni Unite: un’occasione ulteriore per ricordare che le montagne sono tra gli ecosistemi vulnerabili di fondamentale importanza per la vita umana e per l’ambiente.

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Redazione InSic

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