Così EPTAS risponde alle sfide normative ambientali: intervista al Presidente Dott. Alessandro Ricci

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EPTAS, Associazione di Esperti della Prevenzione per la Tutela dell’Ambiente e della Salute ha partecipato in collaborazione con UNI, alla stesura della prassi di riferimento PdR/UNI 60:2019 – Esperto del ciclo di vita delle sostanze: Attività e requisiti dei profili professionali di Responsabile Schede Dati di Sicurezza (RSDS) e di Esperto del Sistema Rifiuti (ESR) con l’obiettivo di colmare un vuoto normativo ultraventennale e rispondere alle esigenze di un contesto in continua evoluzione.
Abbiamo avuto modo di approfondire questa prassi nell’articolo di A.Quaranta, pubblicato sul numero della rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro di ottobre 2020.Successivamente, per la seconda volta in collaborazione con UNI, Eptas ha contribuito alla realizzazione della nuova prassi di riferimento UNI/PdR 80:2020, dedicata al settore marittimo e dal titolo “Linee guida per il trattamento, finalizzato al recupero, di rifiuti costituiti da miscugli di acqua/idrocarburi di origine minerale e definizione dei prodotti ottenuti” per contribuire all’obiettivo europeo dell’uso efficiente delle risorse e del recupero dei rifiuti.

Abbiamo raggiunto la comunità di professionisti ed il suo Presidente, Dott. Alessandro Ricci per saperne di più sull’Associazione, sul suo ruolo nella creazione di queste prassi e sulle novità che esse comportano ia per i professionisti del settore chimico, che per gli operatori del mondo dei rifiuti.

In questa intervista:

EPTAS: l’Associazione, gli obiettivi ed il ruolo svolto nell’attività di normazione con UNI
La prassi UNI/PdR 80:2020
La prassi UNI/PdR 60:2020
L’effetto COVID-19 sulla legislazione in materia di rifiuti
I prossimi progetti dell’Associazione EPTAS

EPTAS: l’Associazione, gli obiettivi ed il ruolo svolto nell’attività di normazione con UNI

Che cos’è EPTAS e di cosa si occupa?
EPTAS (Esperti della Prevenzione per la Tutela dell’Ambiente e della Salute) è un’associazione costituitasi nell’aprile 2016, i cui soci fondatori sono 5 professionisti che operano nel campo dell’Ambiente e della prevenzione della Salute e Sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro con un’esperienza ultraventennale.

Qual è l’obiettivo che si prefigge la vostra Associazione?

Come descritto dal nostro Statuto, Eptas ha tra i suoi obiettivi quello di incrementare i livelli di professionalità degli operatori del settore delle sostanze chimiche, promuovendo lo scambio di idee e di informazioni per agevolare una più stretta collaborazione tra tutti gli operatori a livello nazionale, comunitario ed internazionale. Infine, un compito per noi molto importante è anche quello di elaborare progetti di ricerca e sviluppo per la realizzazione di servizi in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei consumatori nonché dell’ambiente per qualsiasi settore merceologico.

Qual è stato il ruolo di EPTAS nella realizzazione delle prassi di riferimento PdR/UNI 60:2019 e UNI/PdR 80:2020, in collaborazione con UNI?

EPTAS ha avuto un ruolo preponderante, essendo stata la promotrice di entrambi i progetti, con il ruolo di “Project Leader” al Tavolo di Lavoro UNI tra i cui esperti erano presenti Accredia e l’Istituto Superiore di Sanità per la PdR 60:2019 e CONOU, FISE, ANSEP-UNITAM per la PdR 80:2020.

La prassi UNI/PdR 80:2020

Parliamo della prassi UNI/PdR 80:2020: a quale settore si applica?

Nel settore marittimo si è aperta da tempo l’opportunità di trattare le acque di sentina delle navi, separando gli oli minerali non lubrificanti dall’acqua e da altre impurità per arrivare a recuperare la maggior parte di questa materia e farla tornare prodotto finito e riutilizzabile, con una attività di recupero efficace e capace di garantire elevati standard merceologici e ambientali.

Da quale imput nasce lo sviluppo della prassi UNI/PdR 80:2020 sul ciclo dei rifiuti?

La PdR/UNI 80:2020Linee guida per il trattamento, finalizzato al recupero, di rifiuti costituiti da miscugli acqua/idrocarburi di origine minerale e definizione dei prodotti ottenuti” è nata proprio dalla necessità degli operatori del settore di definire una linea guida per promuovere l’utilizzo delle sostanze recuperate da rifiuti, contribuendo così all’obiettivo europeo dell’uso efficiente delle risorse e del recupero dei rifiuti. Oggi la nuova prassi UNI/PdR 80:2020 rappresenta un autorevole supporto tecnico sia per le aziende sia per le Amministrazioni e per gli Enti preposti al rilascio delle autorizzazioni “End of Waste” agli impianti di recupero e trattamento di questa specifica tipologia di rifiuto.

La prassi UNI/PdR 60:2020

Quali spinte hanno portato invece alla pubblicazione della Prassi di riferimento UNI/PdR 60:2019 relativa all’esperto del ciclo di vita delle sostanze?

La complessità che caratterizza il generale quadro normativo attuale insieme alla carenza di competenze, ci ha spinto a formulare con UNI il progetto che ha poi portato alla pubblicazione della PdR/UNI 60:2019 per definire un adeguato livello di professionalità degli operatori del settore delle sostanze chimiche e della gestione dei rifiuti e preparare al contempo un contesto di sviluppo all’altezza della continua evoluzione del settore.

Il quadro normativo e tecnico di riferimento, sia in ambito “ambiente” sia in quello “chemicals” è molto vasto e complesso, richiede conoscenze multidisciplinari raramente possedute dai principali destinatari delle normative di settore. La gestione dei rifiuti prevede una filiera di produzione con diversi passaggi e il coinvolgimento di più soggetti che si occupano di adempimenti specifici diversi.

Qual è il ruolo del ESR?

L’ESR, nel fungere da raccordo tra le diverse figure aziendali coinvolte nella gestione operativa e amministrativa dei rifiuti, svolge attività di valore nelle imprese intervenendo nei principali processi tecnici, amministrativi e gestionali che afferiscono alla gestione dei rifiuti (raccolta, trasporto, stoccaggio, smaltimento, ecc.), affinché l’impresa possa adempiere efficacemente agli obblighi ambientali, ottimizzando tale processo principalmente dal punto di vista ambientale ma anche, dove potenzialmente possibile, dal punto di vista economico.

Perchè si è reso necessario definire i requisiti di questa professione?

Dal 1991 la legislazione comunitaria impone che la scheda di dati di sicurezza (SDS) sia redatta, verificata e approvata soltanto da persone competenti che abbiano ricevuto una formazione adeguata periodicamente aggiornata. Questo perché la SDS costituisce il riferimento documentale più importante per tutti gli attori della catena di approvvigionamento che devono operare in condizioni tali da garantire la sicurezza dei lavoratori e la salvaguardia dell’ambiente. “La scheda di dati di sicurezza deve essere compilata da una persona competente che tenga conto delle necessità particolari e delle conoscenze degli utilizzatori, se note” (Reg. (UE) 2015/830 della Commissione del 28/5/2015, recante modifica del Reg. CE n. 1907/2006 – REACH).

Nel regolamento REACH però non vi è alcuna indicazione specifica in merito alla formazione che la persona competente deve ricevere, né a un corso specifico da seguire o a un esame ufficiale da sostenere, ma soprattutto non viene fornita alcuna definizione specifica di “persona competente” che non è mai stata definita da alcuna legislazione comunitaria o nazionale. Da qui, l’idea di dar vita al progetto che ha portato a stabilire i criteri per la definizione della figura professionalmente qualificata in base alla sua conoscenza approfondita delle normative concernenti le sostanze e miscele.

Quali sono i vantaggi per la professione del ESR?

La prassi UNI/PdR 60:2019 istituisce nuove realtà professionali con competenze certificate e specialistiche sul ciclo di vita delle sostanze in grado di aiutare i manager di tutte le aziende.
Tra i caratteri più innovativi, la prassi permette alle organizzazioni di portare al proprio interno strumenti, metodologie e competenze certificate, colmando il vuoto normativo precedente. Per enti e imprese questo significa poter dimostrare diligenza nei confronti dei clienti e degli organi di vigilanza acquistando una maggiore autorevolezza.

L’effetto COVID-19 sulla legislazione in materia di rifiuti

Il Covid- 19 ha spostato l’attenzione su specifiche tematiche ambientali che andrebbero maggiormente approfondite e regolamentate?

Il periodo di emergenza sanitaria ha spostato l’attenzione sulla gestione, il trasporto e lo smaltimento dei dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, tute), usati dalle imprese e dai privati, contaminati potenzialmente o effettivamente da Covid-19.
La gestione in emergenza di tali attività è stata poco rispettosa della legislazione in vigore per il trasporto di rifiuti pericolosi soggetti all’ADR senza individuare, tra l’altro, criteri oggettivi per declassificare i materiali a seguito di decontaminazione dal virus.

Altra tematica molto importante è stata la disinfezione delle attrezzature usate, riutilizzabili da parte delle imprese, dei professionisti e dei privati, praticabile soltanto con prodotti in possesso di un’autorizzazione specifica del Ministero della Salute. Purtroppo, l’obbligo di autorizzazione per questo tipo di prodotti è sconosciuto ad un numero considerevole di imprese come pure ai privati che hanno acquistato anche prodotti non autorizzati che vantavano illecitamente un’azione disinfettante per l’eliminazione del Covid-19.

I prossimi progetti dell’Associazione EPTAS

In vista ci sono ulteriori progetti di prassi di riferimento/linee guida in materia ambientale da sviluppare?

EPTAS ha ricevuto manifestazioni di interesse per la promozione di altre prassi di riferimento in tema ambientale ed in particolare sulla qualificazione di alcuni processi di recupero e dei relativi materiali recuperati dai rifiuti (End of Waste).

Redazione InSic

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