Sicurezza per la popolazione esposta; pronta cantierabilità; impatto economico sui beni a rischio. Sono i criteri principali che stabiliscono le priorità di finanziamento degli interventi proposti dalle Regioni in materia di dissesto idrogeologico, compresi nel piano del governo.
Parametri elencati nel decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che definisce, su proposta del Ministero dell’Ambiente, i principi per la composizione delle graduatorie. L’iter del decreto si è concluso e si avvia alla pubblicazione in gazzetta ufficiale. (Italia Sicura)
Parola d’ordine sicurezza, quindi. Ma anche tutela degli ecosistemi e una corsia preferenziale per le infrastrutture verdi. Il tutto realizzato attraverso una procedura informatica di raccolta dei dati e delle richieste trasparente.
Sicurezza
I progetti mirati alla sola riduzione del rischio verranno valutati in funzione dei seguenti principi: priorità regionale (peso 20), livello della progettazione approvata (10), completamento (10), persone a rischio diretto (60), beni a rischio grave (30), frequenza dell’evento (30), quantificazione del danno economico atteso (10), riduzione del numero di persone a rischio diretto (30), presenza di “misure di compensazione / mitigazione”(5).
Tutela degli ecosistemi
Avranno invece una ‘corsia preferenziale’ i cosiddetti interventi integrati (introdotti dal DL n. 133/2014) che mirano alla riduzione del rischio idrogeologico e alla tutela degli ecosistemi: il decreto parla di “infrastrutture verdi“, che avranno una priorità se soddisfano le condizioni di ammissibilità e sono ritenute finanziabili. A questi progetti sono dedicate risorse pari ad almeno il 20% della dotazione finanziaria complessiva dell’Accordo di Programma. I requisiti degli “interventi integrati” sono i seguenti:
– devono contribuire al raggiungimento degli obiettivi della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE;
– devono realizzare specifiche condizioni di riduzione del rischio e di incremento della biodiversità.
Trasparenza e informatizzazione
Il Ministero dell’Ambiente ha puntato fortemente sulla trasparenza nella raccolta informatica dei dati attraverso il sistema Rendis-Ispra, trasformato negli ultimi due anni in una piattaforma interattiva di raccolta dati e richieste, di verifica dello stato degli interventi di difesa del suolo e, ancor più con l’ultimo decreto, di colloquio con i soggetti interessati, in particolare le regioni, e ripartizione delle responsabilità.
Riferimenti normativi
Dpcm del 28 maggio 2015
Allegati
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