Giornata mondiale dell’Acqua: i dati e le statistiche

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Il 22 marzo scorso è stata celebrata la Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’ONU.
In Italia la giornata è stata l’occasione per fare il punto e commentare lo stato acquatico del nostro Paese nell’importante convegno: “Acque d’Italia. Conferenza nazionale. Quanta risorsa abbiamo, quanta ne usiamo, quanta ne sprechiamo, quanta ne avremo, come la tuteliamo, cosa fare contro il rischio clima” per la quale il ministro Gentiloni ha anche rilasciato una speciale Dichiarazione.

I dati di #Acquepulite

Il sito governativo #ItaliaSicura riporta l’intervento di Erasmo D’Angelis, responsabile di #ItaliaSicura, dove si riportano innanzitutto la crudezza dei dati ONU sull’acqua: “circa 1 miliardo di persone al mondo non hanno accesso all’acqua potabile, più del doppio 2.4 miliardi soffrono l’assenza di strutture igienico-sanitarie adeguate, 1 bambino su 5 muore per sete o malattie legate all’acqua, 4.500 al giorno, più che per guerre o incidenti stradali, quasi il 40% della popolazione mondiale convive con problemi di scarsa disponibilità d’acqua che sono causa di oltre 50 conflitti nel mondo (37 armati) e magari di future guerre per il controllo delle riserve idriche nei punti più caldi della terra”.
Ricorda però De Angelis che “Siamo ricchi di acqua. Abbiamo in custodia il più importante patrimonio naturale europeo composto da 1.242 corsi d’acqua (11 di lunghezza oltre i 200 km, 58 oltre i 100 km, 135 che sfociano in mare con bacino idrografico oltre i 200 km quadrati che coprono l’83% della superficie nazionale), 14 laghi naturali con superficie maggiore di 10 km quadrati, 183 laghi artificiali, 4000 piccoli specchi d’acqua alpini, 1.053 corpi idrici sotterranei, un centinaio di foci fluviali, 381 grandi dighe (oltre 15 metri altezza con volume invasi maggiore al 1 mln metri cubi) e altre 30 fuori esercizio, 28 in invaso limitato, 84 in collaudo, 11 in costruzione e piccole dighe regionali”.

Eppure risalta il tema delle perdite “eccessive rispetto alla media Ue: al 38,2% per il civile che immette giornalmente nelle reti comunali di distribuzione 385 litri per abitante con un consumo pro capite giornaliero elevato di 245 litri a testa. Perdite in aumento di 3% per rete colabrodo verso Sud (e su 350mila km di tubazioni in Italia almeno 170mila km sono da rottamare o riparare e rigenerare e 50mila km da posare) Abbiamo dati ancora frammentari sul ciclo industriale dove possibile riuso acqua piovana o di depurazione per raffreddare impianti e non con acqua di falda. E’ tema di governo soprattutto regionale e locale tra i più rilevanti”.

Necessaria secondo il Commissario sviluppare una strategia integrata, coordinata, con politiche nuove e sottolinea come quest’anno, al centro della Giornata mondiale ci sono i problemi legati alla depurazione, allo smaltimento delle acque reflue. “Siamo purtroppo in coda in Europa per la gestione delle acque reflue (931 agglomerati urbani in infrazione) e l’inquinamento dei corsi d’acqua” dice De Angelis.
“Ci siamo accorti di quanto è stretto il legame tra depuratori e riduzione del rischio alluvioni. Acque inquinate impediscono opere contro il dissesto. Lo verifichiamo ogni giorno nel nostro lavoro di apertura dei cantieri della prevenzione quando incontriamo proteste di chi si oppone, ad esempio, alla realizzazione delle casse espansione. Il motivo principale del no alle opere di sicurezza? L’elevato inquinamento delle acque (Seveso o Sarno) per l’assenza di impianti di depurazione, di reti fognarie e collettori. Lo abbiamo risolto sul Seveso – grazie alla collaborazione con la Regione e i Comuni – con il doppio cantiere: sistemi di depurazione oggi conclusi e quello della sicurezza idraulica appena iniziato”.

Per il futuro, il Governo sta affrontando seriamente il tema dei ritardi e delle infrazioni. Le risorse ci sono ed è in atto un forte scatto al Sud per investire tutti i fondi a disposizione. I Ministeri dell’Ambiente e del Sud lavorano molto su questo con risultati importanti e la decisione di affidare ad un Commissario l’accelerazione delle opere infrastrutturali per la depurazione può riuscire a sbloccare un ritardo storico non più giustificabile che produce degrado della risorsa con inquinamenti da record e disservizi vergognosi.


I dati dell’ISTAT

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, Istat ha fornito un quadro di sintesi delle principali statistiche sulle risorse idriche, che riportiamo in allegato.
A livello nazionale, nel periodo 2001-2010 si è mediamente registrato un aumento di circa il 6% della quantità di risorse idriche rinnovabili rispetto ai trent’anni precedenti (1971-2000).

La media della precipitazione totale nel periodo 2001-2010 è superiore dell’1,8% al valore del trentennio 1971-2000. Il deflusso totale medio complessivo a mare dei corsi d’acqua e delle acque sotterranee è stato, in media annua, di 123 miliardi di metri cubi nel decennio 2001-2010, in leggero aumento (+6%) rispetto al trentennio 1971-2000 (116 miliardi di metri cubi).
A partire dagli anni ’80 i ghiacciai alpini sono in graduale regresso, culminato nel 2007 con il 99% dei ghiacciai monitorati in ritiro, quota che è ridiscesa nel 2014 all’88%.
Dei circa 250 km cubi di ghiaccio presenti sulle Alpi al culmine della Piccola età glaciale (Anni 1820-1850) ne restavano circa 150 km cubi negli anni ’70 e soltanto 80 km cubi nel 2011. Il ghiaccio perso sull’arco alpino dagli anni ’80 a oggi corrisponde, in termini di volume d’acqua, a circa quattro volte la capacità del Lago Maggiore.
I prelievi di acqua effettuati nel 2012 sono stati destinati per il 46,8% all’irrigazione delle coltivazioni, per il 27,8% a usi civili, per il 17,8% a usi industriali, per il 4,7% alla produzione di energia termoelettrica e per il restante 2,9% alla zootecnia.

Redazione InSic

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