Obiettivi climatici ed energetici: un’analisi dell’ultimo rapporto EEA

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ARPAT fa il punto sul nuovo rapporto EEA indicando il grado di raggiungimento degli obiettivi per clima ed energia fissati dall’Unione Europea al 2020


Lo scorso 9 ottobre l’Agenzia Europea per l’ambiente (EEA) ha pubblicato Trends and projections in Europe, un rapporto che valuta il grado di raggiungimento degli obiettivi per clima ed energia fissati al 2020 nei diversi paesi dell’Unione (-20% emissioni, +20% di energia da fonti rinnovabili, +20% di efficienza energetica rispetto al 1999).
Per quanto alla riduzione di emissioni, il rapporto si basa sui dati pubblicati di recente in Aproximate 2012 greenhouse gas emissions data, che fornisce per la prima volta un quadro completo dei risultati raggiunti nel primo periodo di applicazione del protocollo di Kyoto (2008-2012). Grazie alle misure già adottate nei singoli paesi, nell’insieme dell’Unione la riduzione delle emissioni di gas effetto serra potrebbe addirittura superare, seppure di un solo punto percentuale (21%), il target fissato al 2020.
Buoni anche i dati sulla produzione di energia da fonti rinnovabili cha già raggiunto quota 13% al 2011. Anche per quanto riguarda il consumo complessivo di energia primaria il raggiungimento dell’obiettivo sembra non essere in discussione.
Da rilevare che a livello di Unione i dati e i progressi verso gli obiettivi climatici ed energetici sono complessivamente positivi. Non si registra tuttavia in nessun stato membro un progresso uniforme verso il raggiungimento di tutti e tre gli obiettivi, anche se nessuno di questi è poco efficiente nelle tre aree.
Rispetto a quanto stabilito dal Protocollo di Kyoto, per il periodo 2008-2012, 15 stati membri che si sono assunti un impegno comune (UE – 15) hanno ridotto le emissioni del 12,2 %, ben oltre l’obiettivo dell’8% richiesto dal Protocollo stesso; 26 stati membri che hanno assunto impegni individuali (UE-26) sono in linea verso i rispettivi obiettivi; due stati membri non hanno mai fissato alcun obiettivo.
Per quanto alle diversità registrate, da rilevare che il Trading System di emissioni dell’UE (EU ETS) ha sostenuto molti Stati membri nel raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. Quando sono stati concordati gli obiettivi per l’ETS, alcuni paesi hanno scelto di ridurre le emissioni in settori non-ETS, come il trasporto su strada e i consumi domestici.
Questi paesi, pur avendo raggiunto risultati importanti in settori non ETS (le emissioni non-ETS nella UE -15, periodo 2008-2012, sono diminuite di 95 Mt di CO2 equivalente l’anno) hanno ora bisogno di acquisire crediti per raggiungere gli obiettivi individuali fissati dal Protocollo di Kyoto.
In Italia il numero di crediti che sarebbe necessario acquistare per rimanere in linea con gli obiettivi ETS è pari all’1,1% del emissioni dell’anno. Tuttavia, il nostro Paese rimane il solo tra i 15 stati membri dell’UE a darsi impegni comuni, a non aver fornito informazioni sulla quantità di crediti che intende acquistare, né sulle risorse finanziarie stanziate per questo scopo.
Nell’UE-15 EU la massima quantità di emissioni ETS consentite per il periodo 2008-2012 è stata del 9 % rispetto ai livelli del 2005, mentre i settori non ETS hanno avuto un bilancio di emissioni del 4% al di sotto dei livelli del 2005. Per alcuni paesi come Italia, Austria, Danimarca, Lussemburgo, Spagna e Liechtenstein, le esigenze di riduzione di emissioni non ETS sono state invece superiori al 15% rispetto al 2005 e questo ha richiesto un impegno maggiore per raggiungere i livelli fissati per il periodo 2008-2012.
Informazioni specifiche sugli stati membri sono disponibili nel report Climate and energy country profiles.

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Redazione InSic

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