Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): via libera dal Parlamento; 68 miliardi alla Transizione verde

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Il 13 luglio 2021  il PNRR dell’Italia  è stato definitivamente approvato con Decisione di esecuzione del Consiglio, che ha recepito la proposta di decisione della Commissione europea.

Il PNRR dovrà dare attuazione, nel nostro Paese, al programma Next Generation EU, varato dall’Unione europea per integrare il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 alla luce delle conseguenze economiche e sociali della pandemia da COVID-19.

Il PNRR approvato dal Parlamento assegna 68,8 miliardi di euro alla Transizione verde: come si articoleranno i finanziamenti e quali saranno le aree su cui si concentreranno i finanziamenti?

Facciamo il punto!

Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): la governance, gli obiettivi, le Missioni

Transizione Verde quante risorse per la Missione 2 del PNRR?

All’interno della seconda missione, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica“, il PNRR stanzia complessivamente 68,6 miliardi – di cui 59,4 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,1 miliardi dal Fondo complementare.

La Missione 2, consiste di 4 Componenti:
C1. Economia circolare e agricoltura sostenibile
C2. Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile
C3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
C4 Tutela del territorio e della risorsa idrica.

Economia circolare e Agricoltura sostenibile

La Componente 1 si prefigge di perseguire un duplice percorso verso una piena sostenibilità ambientale.
Da un lato, migliorare la gestione dei rifiuti e dell’economia circolare, rafforzando le infrastrutture per la
raccolta differenziata, ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento rifiuti, colmando il
divario tra regioni del Nord e quelle del Centro-Sud (oggi circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono
trattate fuori dalle regioni di origine) e realizzando progetti flagship altamente innovativi per filiere
strategiche quali rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), industria della carta e del
cartone, tessile, riciclo meccanico e chimica delle plastiche. Dall’altro, sviluppare una filiera agricola/
alimentare smart e sostenibile, riducendo l’impatto ambientale in una delle eccellenze italiane, tramite
supply chain “verdi”.

Energia rinnovabile

Sempre nella Componente 2, particolare rilievo è dato alle filiere produttive. L’obiettivo è quello di
sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della
transizione, promuovendo lo sviluppo in Italia di supply chain competitive nei settori a maggior crescita,
che consentano di ridurre la dipendenza da importazioni di tecnologie e rafforzando la ricerca e lo
sviluppo nelle aree più innovative (fotovoltaico, idrolizzatori, batterie per il settore dei trasporti e per il
settore elettrico, mezzi di trasporto).

Efficienza energetica

Attraverso la Componente 3 si vuole rafforzare l’efficientamento energetico incrementando il livello di
efficienza degli edifici, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come il
nostro, che soffre di un parco edifici con oltre il 60 per cento dello stock superiore a 45 anni, sia negli
edifici pubblici (es. scuole, cittadelle giudiziarie), sia negli edifici privati, come già avviato dall’attuale
misura “Superbonus”.

Tutela del Territorio

La Componente 4 pone in campo azioni per rendere il Paese più resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici, proteggere la natura e le biodiversità, e garantire la sicurezza e l’efficienza del sistema idrico.

Per approfondire sulla Missione 2, leggi l’approfondimento su InSic

PNRR: verso la Rivoluzione verde, la Missione 2 – ultime notizie

La missione 3 del PNRR: quali iniziative per la mobilità sostenibile?

Per la terza missione, “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile“, il PNRR stanzia complessivamente 31,4 miliardi – di cui 25,4 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,06 miliardi dal Fondo complementare.

La missione mira a rendere, entro il 2026, il sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile, in grado di rispondere alla sfida della decarbonizzazione indicata dall’Unione Europea con le strategie connesse allo European Green Deal (in particolare la “strategia per la mobilità intelligente e sostenibile”, pubblicata il 9 Dicembre 2020) e di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile individuati dall’agenda 2030 delle Nazioni Unite. 

Gli investimenti previsti si pongono in linea con quanto previsto dall’attuale Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC – leggi il nostro approfondimento su inSic), laddove prevede che “Per i trasporti si attribuisce rilievo prioritario alle politiche per il contenimento del fabbisogno di mobilità e all’incremento della mobilità collettiva, in particolare su rotaia, compreso lo spostamento del trasporto merci da gomma a ferro”. Come previsto dal PNIEC, “è necessario integrare le cosiddette misure “improve” (relative all’efficienza e alle emissioni dei veicoli) con gli strumenti finalizzati a ridurre il fabbisogno di mobilità (misure “avoid”) e l’efficienza dello spostamento (misure “shift”).”


Come si articola il PNRR?

Il Piano si articola in sei missioni, che rappresentano “aree tematiche” strutturali di intervento:

  1. La prima missione, “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura“, stanzia complessivamente 49,1 miliardi – di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo complementare.
  2. La seconda missione, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica“, stanzia complessivamente 68,6 miliardi – di cui 59,4 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,1 miliardi dal Fondo complementare.
  3. La terza missione, “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile“, stanzia complessivamente 31,4 miliardi – di cui 25,4 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,06 miliardi dal Fondo complementare.
  4. La quarta missione, “Istruzione e Ricerca“, stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro – di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo complementare.
  5. La quinta missione, “Inclusione e Coesione“, stanzia complessivamente 22,5 miliardi – di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,7 miliardi dal Fondo complementare.
  6. La sesta missione, “Salute“, stanzia complessivamente 18,5 miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo.

Nell’insieme, le missioni raggruppano sedici componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo, che a loro volta si articolano in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti.

Qual è l’obiettivo del PNRR?

Il Piano dovrà dare attuazione, nel nostro Paese, al programma Next Generation EU, varato dall’Unione europea per integrare il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 alla luce delle conseguenze economiche e sociali della pandemia da COVID-19.

L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano è guidata da obiettivi di policy e interventi connessi ai tre assi strategici condivisi a livello europeo:

  1. digitalizzazione e innovazione
  2. transizione ecologica
  3. inclusione sociale.

Il Piano consente di affrontare, in modo radicale, le profonde trasformazioni imposte dalla duplice transizione, ecologica e digitale, una sfida che richiede una forte collaborazione fra pubblico e privato.Inoltre, attraverso un approccio integrato e orizzontale, si mira al rafforzamento del ruolo della donna e al contrasto alle discriminazioni di genere, all’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno. Tali priorità non sono affidate a singoli interventi circoscritti in specifiche componenti, ma perseguite in modo trasversale.

Quante sono le risorse investite nel PNRR?

Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni del PNRR sono pari a circa 210 miliardi di euro. Di questi, 144,2 miliardi finanziano “nuovi progetti” mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a “progetti in essere” che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del PNRR, una significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa.

PNRR: quali risorse per investimenti pubblici e privati

Con il Piano, il Governo intende massimizzare le risorse destinate agli investimenti pubblici, la cui quota supera il 70%. Gli incentivi a investimenti privati sono pari a circa il 21%. Impiegando le risorse nazionali del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 non ancora programmate, è stato possibile incrementare gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi progetti in settori importanti, che comprendono la rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale sostenibile, la banda larga e il 5G, il ciclo integrale dei rifiuti, l’infrastrutturazione sociale e sanitaria del Mezzogiorno.

PNRR: quali sono i criteri per la selezione dei progetti?

I singoli progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. A tali criteri è stata orientata anche l’individuazione e la definizione sia dei “progetti in essere” che dei “nuovi progetti”. Per ogni missione sono indicate, inoltre, le riforme necessarie a realizzarla nel modo più efficace.

PNRR: come saranno impegnate le sovvenzioni?

  • Il primo 70 per cento delle sovvenzioni verrà impegnato entro la fine del 2022 e speso entro la fine del 2023
  • il restante 30 per cento delle sovvenzioni sarà speso tra il 2023 e il 2025.

I prestiti totali aumenteranno nel corso del tempo, in linea con l’obiettivo di mantenere un livello elevato di investimenti e altre spese, in confronto all’andamento tendenziale. Nei primi tre anni, la maggior parte degli investimenti e dei “nuovi progetti” (e quindi dello stimolo macroeconomico rispetto allo scenario di base) sarà sostenuta da sovvenzioni. Nel periodo 2024-2026, viceversa, la quota maggiore dei finanziamenti per progetti aggiuntivi arriverà dai prestiti.

Redazione InSic

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