Rapporto State Of The World 2013: le sfide della sostenibilità

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Il 20 settembre scorso è stata presentata a Padova la traduzione italiana della trentesima edizione del celebre rapporto State of the World: ARPAT illustra i contenuti del Rapporto alla luce della domanda più importante: “è ancora possibile raggiungere lo sviluppo sostenibile?

Il Rapporto

Dopo l’edizione dell’anno scorso, che promuoveva la prosperità sostenibile, stavolta i membri del più importante centro di studi sui trend ambientali del mondo analizzano il cammino percorso e si interrogano sugli scenari futuri.
Secondo Michael Renner, senior researcher del Worldwatch Institute, raggiungere la sostenibilità è ancora possibile, ma è sempre più importante agire rapidamente: dire addio all’epoca della cosiddetta sosteniblablabla e creare una cultura diversa, in grado di ridare il giusto valore al termine sostenibilità. A ventuno anni dalla sua prima comparsa, questa parola è infatti ormai talmente diffusa da essersi trasformata in uno strumento di marketing e, talvolta, di retorica politica.
La disponibilità di prodotti e servizi sostenibili, o green, è oggi sempre più capillare, nonostante non tutte le soluzioni proposte siano realmente efficaci. Se, da un lato, il successo di mercato dei prodotti sostenibili riflette una maggiore consapevolezza della società civile sulla questione ambientale, per altri aspetti l’avvento della “sosteniblablabla” è rischioso. L’acquisto di prodotti verdi tende infatti a sollevare il consumatore da quel senso di responsabilità che dovrebbe accompagnarlo nella totalità delle sue scelte quotidiane e contribuisce a mascherare dietro la facciata di un marchio la nuda realtà: nonostante i piccoli sforzi fatti, viviamo tuttora in un mondo non sostenibile.
Fare attenzione alle etichette dei prodotti che compriamo, non è quindi sufficiente. È necessario cominciare a immaginare un cambiamento più radicale, ampliare la nostra consapevolezza e rivalutare il nostro modello di consumo e il nostro stile di vita, in una visione a tutto tondo.
“Non è più tempo di giocare in difesa, limitandoci a chiedere la riduzione delle emissioni globali di carbonio, per arginare le sostanze chimiche e la perdita delle foreste”, dichiara Michael Renner. “Dobbiamo trasformare il paradigma economico e culturale attuale, incentrato sulla crescita continua, in un nuovo approccio che rispetti i confini planetari, per invertire la rapida trasformazione della Terra e contribuire a creare un futuro realmente sostenibile”.

L’era dell’impatto antropico

Com’è emerso anche nei giorni scorsi dall’ultimo rapporto dell’International Panel on Climate Change (IPCC), l’umanità sta attraversando quella che, secondo molti scienziati, dovrebbe essere definita una nuova era geologica: l’Antropocene. Ovvero un’epoca in cui gli effetti dell’intervento umano sul pianeta sono paragonabili a quelli geologici che l’hanno plasmato.
Le sfide che dovremo affrontare in futuro sono complesse e ormai sotto gli occhi di tutti. A livello globale, nei prossimi decenni dovremo confrontarci con l’aumento della popolazione mondiale, la scarsità di cibo e di acqua potabile, gli effetti dei cambiamenti climatici.
Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica, afferma: “Abbiamo una certezza: il nostro impatto sull’ambiente crescerà. Salvo catastrofi impreviste – che nessuno si augura – la popolazione mondiale aumenterà ancora e le sue attività agricole e industriali occuperanno aree sempre più vaste. Nell’Antropocene siamo noi il singolo fattore che più incide sul cambiamento del clima e della superficie terrestre. Non possiamo tornare indietro. Possiamo però studiare il processo di trasformazione in atto, imparare a controllarlo e tentare di gestirlo”.
È sempre più importante dunque parlare di sostenibilità in un modo efficace, che ne consideri tutti gli aspetti complessivi e che punti a uno stravolgimento globale delle nostre abitudini.
“Il rapporto State of the World fa un bilancio sobrio e scientificamente misurabile, chiarendo ai lettori il punto in cui siamo”, ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia e curatore dell’edizione italiana del rapporto dal 1988. “Servono cambiamenti politici, tecnologici, culturali, enormemente più grandi e urgenti di quelli che abbiamo visto finora, perché la sostenibilità è ancora possibile, ma solo con una nuova cultura e una nuova economia, e dobbiamo realizzarle adesso”.

Oltre la “sosteniblablabla”

Il concetto di sostenibilità deve andare oltre i confini stabiliti dalle mode e dai media e portare a trasformazioni sostanziali nei cinque settori che causano la disgregazione dei sistemi naturali, ovvero:
1.il degrado del clima;
2.i processi di estinzione delle specie;
3.la perdita della diversità degli ecosistemi;
4.l’inquinamento;
5.l’aumento della popolazione e dei livelli di consumo.
Le tre sezioni del volume State of the World 2013 definiscono, in modo divulgativo ma rigoroso e approfondito, i diversi parametri di valutazione e quantificazione della sostenibilità, oltre alle politiche e le azioni che favoriscono lo sviluppo senza compromettere il benessere delle generazioni future.
Il testo descrive anche come prepararsi, tramite il rafforzamento della democrazia, della cultura e della resilienza, all’eventualità di non raggiungere l’obiettivo in tempo.
Uno dei traguardi principali è quello di conquistare una maggiore efficienza nell’uso delle risorse, soprattutto per quanto riguarda la questione energetica, ma anche riguardo all’acqua potabile, le risorse ittiche, il sistema agricolo.
È impossibile pensare a un modello di crescita infinito all’interno di un pianeta dalle risorse finite. Per questo sarebbe necessario fare una stima dello spazio ambientale individuale, e rispettarne i limiti. Il capitale naturale è un patrimonio che dovrebbe incidere nelle decisioni politiche ed economiche, portando a una presa di posizione responsabile, da parte sia dei governi centrali sia degli enti locali.
I diversi fattori ambientali, sociali, economici e culturali della sostenibilità dovrebbero però essere integrati tra loro, anziché essere lasciati isolati, come spesso avviene oggi. Ad esempio, sarebbe necessario sviluppare indicatori di benessere collettivo alternativi al PIL (Prodotto interno lordo).
Per raggiungere la sostenibilità, l’influenza delle decisioni politiche è decisiva. Tuttavia, in attesa della prossima edizione di State of the World, che sarà dedicata proprio alla governance, gli autori del rapporto di quest’anno pongono l’accento sul potere della popolazione.
Il cambiamento della collettività dipende da quello dei singoli individui. I cittadini dovrebbero quindi trasformarsi in moltiplicatori del messaggio di cambiamento e trovare il proprio percorso per fare pressione sui decisori pubblici. Perché, come afferma Luca Mercalli, noto climatologo italiano “Anche se stiamo stupidamente perdendo tempo, non è mai troppo tardi per imboccare la strada della sostenibilità. Il modo migliore per farlo è smettere di parlare e praticarla”.
Un piccolo estratto del volume è disponibile gratuitamente sul sito Web del WWF.

Redazione InSic

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