Stati generali Cambiamenti climatici: il discorso di Galletti

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AGGIORNAMENTO
Nella giornata del 22 giugno scorso, il Ministro Galletti alla Camera dei Deputati ha riferito circa gli Stati Generali sui Cambiamenti climatici.
Sul sito ministeriale viene riportato il discorso del Ministro dal quale si evince il “momento cruciale di transizione” per “il destino del pianeta”, e nello stesso tempo si delinea la road map ambientale dell’Italia nei prossimi anni.


Si evince dal discorso del ministro Galletti che, per non restare indietro rispetto all’evoluzione globale della materia ambientale risulta necessario puntare sulla green economy “lì si dirigeranno gli investimenti, lì cresceranno i posti di lavoro” ha affermato il ministro: “Dobbiamo decidere, con coraggio. Prendere in mano il futuro del pianeta a Parigi e del nostro paese qui a Roma, affrontando con decisione e con azioni incisive a livello internazionale il surriscaldamento globale e spingendo con chiarezza ed energia il nostro sistema produttivo nazionale verso lo sviluppo sostenibile e verso l’economia circolare” ha aggiunto.

Verso Parigi
In vista della Conferenza di parigi di novembre, il Ministro ricorda che “sarà uno snodo chiave” e che “le conseguenze di un fallimento sarebbero disastrose per il processo negoziale e aprirebbero un solco difficilmente sanabile in tempi brevi fra nord e sud del mondo, fra emergenti come Cina, India, Brasile Sudafrica e paesi industrializzati”.
Ma di cosa dovrà parlare questo accordo globale? Secondo Galletti “Le parole chiave sono due: mitigazione e adattamento”. E spiega: “Per i non esperti della specifica terminologia del negoziato sui cambiamenti climatici – ed entrando così nel vivo dello stato dell’arte in vista della Conferenza – va detto che quando si parla di mitigazione si tratta degli impegni per la decarbonizzazione dell’economia, di tagli alle emissioni.
Quando si parla di adattamento si parla degli interventi per fronteggiare le conseguenze del Climate Change e quindi si parla essenzialmente di soldi, risorse, stanziamenti che in linea generale devono andare dai paesi ricchi ai paesi poveri insieme alle misure che devono essere prese da tutti i paesi.Collegato a questi due temi chiave è quello del trasferimento tecnologico, cioè dell’impegno delle società più ricche a dotare i paesi poveri di tecnologie in grado di consentire il loro sviluppo senza che esso pesi negativamente sul bilancio climatico”.
Il Ministro afferma che si prevede che nei prossimi 20 anni la domanda di energia nel mondo crescerà del 40%. “O sarà pulita o ogni tentativo di contrasto al surriscaldamento globale sarà inattuabile. Questo richiederà un cambiamento radicale del sistema economico mondiale. La questione non è se l’economia mondiale andrà o meno verso la decarbonizzazione, ma i tempi di realizzazione di questo processo” ricorda.
E snocciola alcuni dati: “L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA)1 stima, ad esempio, in 5 trilioni di dollari gli investimenti aggiuntivi che si renderanno necessari dal 2020 al 2035 per sostituire le tecnologie e gli impianti obsoleti che utilizzano in maniera inefficiente risorse scarse. Parliamo di 5 miliardi di miliardi di dollari, una cifra enorme: 5 seguito da 18 zeri.
La stessa IEA valuta che la non-azione costa più di 500 miliardi di dollari aggiuntivi di investimenti che si renderanno necessari nel prossimo decennio. Ogni dollaro non investito oggi in progetti a basso contenuto di carbonio richiederà 4 dollari di investimento aggiuntivi dopo il 2020″
.
In un altro passaggio Galletti afferma cosa si aspetta dalla Conferenza di Parigi, ovvero un accordo:
– Universale/globale (tutti devono partecipare, le maggiori economie devono essere protagoniste)
– Ambizioso (come ambizioso è l’impegno europeo)
– Durevole (l’orizzonte temporale è il lungo termine, occorre raggiungere un accordo che fissi gli obiettivi di lungo termine e i principi cardine, e includa il suo meccanismo di revisione per non dover rinegoziare l’accordo globale di nuovo tra 5-10 anni)
– Dinamico (dove gli obblighi non sono statici ma riflettono l’evoluzione reale delle capacità e responsabilità)
– Trasparente (perché gli impegni assunti possano essere verificati e comparati con un robusto sistema di monitoraggio dei risultati raggiunti).

Gli interventi in Italia
A proposito delle azioni da svolgere in Italia, Galletti conferma l’impegno svolto negli ultimi anni: quanto alle risorse una riunione al Ministero sta definendo con tutte le regioni interessate la ripartizione dei 600 milioni stanziati per gli interventi urgenti nelle aree metropolitane ad alto rischio.
Inoltre, Galletti prevede che “Entro giugno sarà emanato il decreto che definirà le singole opere e la ripartizione dei fondi, entro luglio firmeremo gli accordi di programma con le Regioni interessate. Poi a spron battuto dovranno partire i cantieri”.
E sempre parlando di strategia italiana sul clima, Galletti afferma che: “La strategia italiana verso la COP21 è chiara ed è saldamente incardinata nella linea Europea che è stata assunta dai capi di Governo nell’ottobre scorso con l’intesa Clima-Energia 2030 e che è stata espressa a Lima in dicembre.
Ma io credo che l’importanza dell’appuntamento, richieda, anzi imponga il più ampio coinvolgimento, la più ampia partecipazione e la maggiore consapevolezza possibile da parte di tutte le componenti della società italiana che chiameremo a dare un contributo in vista della conferenza.

Nella nostra road map nazionale verso Parigi il Ministero dell’ambiente è impegnato a continuare ed assicurare da qui a dicembre:
il confronto con gli stakeholders (enti locali, associazioni non governative)
l’apertura di un tavolo di confronto con la Confindustria su temi europei e del negoziato
Tale aperto e serrato confronto comprenderà i lavori preparatori alla presentazione del Green Act, allargati alla partecipazione di tutti i soggetti interessati, e che traccerà obiettivi e strumenti per un’economia a basso contenuto di carbonio, l’uso efficiente delle risorse e la promozione dell’economia circolare circolare nel quadro della più generale strategia ambientale per lo sviluppo sostenibile che il Parlamento ci chiede di definire nei prossimi sei mesi
“.

Il Green act
Infine, a proposito del Green Act, il ministro afferma che “In Italia, come chiaramente documentato nel Rapporto GreenItaly 2014, elaborato da Unioncamere e dalla Fondazione Symbola, emerge che alla green economy si devono 101 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 10,2% dell’economia nazionale e che i cosiddetti green jobs sono oggi in Italia più di 3 milioni. Accanto a questi si possono annoverare altre 3 milioni e 700 mila figure ‘attivabili’ dalla green economy”.
In tal senso, l’adozione di un Green Act dovrà costituire un vero business plan, un eco-piano “industriale” del nostro paese, funzionale a definire la strategia nazionale per governare e far fronte alle corrispondenti trasformazioni dei processi economici e produttivi.
Il Green Act si pone l’obiettivo ambizioso di porre lescelte sostenibili, quale “chiave per la crescita economica e il benessere dei cittadini”. La definizione del Green Act avverrà fornendo un quadro di rifermento normativo chiaro e univoco a tutte le filiere della sostenibilità:
– Energia e Clima (Efficienza energetica, rinnovabili, nuove tecnologie)
– Uso efficiente delle risorse (Dissesto – Bonifiche – Mare – Forestazione);
– Gestione industriale dei rifiuti (eliminazione delle discarica massimizzazione recupero, riuso riciclo)
– Infrastrutture verdi e rigenerazione urbana e Trasporti;
– Green Economy (Fiscalità – Settori Produttivi – Ricerca e Innovazione);
– Agricoltura, Biodiversità e aree protette;

La nostra rivoluzione verde ha un obiettivo temporale, fissato dall’intesa europea, il 2030. Entro quella data dobbiamo raggiungere i target concordati e potremo farlo solo se vedremo la riconversione della nostra economia in chiave di sostenibilità.

———————————————————-NOTIZIA DEL 23 giugno 2015
Fonte AGI
Stati generali Clima: Italia in attesa della definizione del Green Act


Il Presidente del Consiglio Renzi alla presenza del ministro Galletti e dell’omologo francese Segolene Royal ha affermato che “La discussione sui cambiamenti climatici deve diventare una priorità politica”


Alla conferenza mondiale sul clima, che si terrà a Parigi a dicembre 2015, “puntiamo a un accordo che sia globale, ambizioso, durevole, dinamico e trasparente”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, intervenendo agli Stati generali sui cambiamenti climatici, alla presenza del premier Matteo Renzi e del ministro dell’Ecologia francese, Segolene Royal.
Quanto alla strategia italiana “Nella nostra road map nazionale verso Parigi il Ministero dell’Ambiente è impegnato a continuare e assicurare, da qui a dicembre, il confronto con gli stakeholders, come enti locali e associazioni non governative, e l’apertura di un tavolo di confronto con la Confindustria su temi europei e del negoziato”.
Tale confronto “comprenderà i lavori preparatori alla presentazione del Green Act, ha assicurato Galletti, sottolineando che quel provvedimento “traccerà obiettivi e strumenti per un’economia a basso contenuto di carbonio, l’uso efficiente delle risorse e la promozione dell’economia circolare nel quadro della più generale strategia ambientale per lo sviluppo sostenibile che il Parlamento ci chiede di definire nei prossimi sei mesi”.

La discussione sui cambiamenti climatici deve diventare “una priorità politica” ha detto il presidente del Consiglio, intervenendo agli Stati generali. “Per l’Italia – ha aggiunto – questa deve essere una priorità. Utilizziamo questi sei mesi” che mancano alla conferenza di Parigi “per tentare di dire che questa priorità cerchiamo di non sciuparla. Cerchiamo di non buttare via questi sei mesi”. Per il premier il tempo “è l’elemento chiave di questa partita, o interveniamo nei tempi giusti o abbiamo perso in partenza”, ha poi sottolineato.

“C’è un legame tra il cambiamento climatico e la sicurezza mondiale: tanto più ci saranno condizioni difficili di sviluppo nei Paesi più caldi, a cominciare dalla desertificazione e dall’accesso all’acqua potabile, tanto più avremo flussi migratori”. Ne è convinta Segolene Royal, ministro dell’Ecologia, dello Sviluppo sostenibile e dell’Energia, che dall’ambasciata francese a Roma sostiene la necessità di “portare in questi Paesi mezzi di sviluppo affinché’ le persone possano vivere dignitosamente nelle loro case”. La questione dell’immigrazione “non deve essere strumentalizzata”, ha sottolineato il ministro di Parigi, ricordando che si tratta di “sfide poste” all’Ue. Bisogna “stabilizzare Stati e società” nei Paesi d’origine dei migranti, ha ribadito, lavorando sull’insicurezza, in modo che “le popolazioni restino a vivere in condizioni degne nei propri Paesi”.

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Redazione InSic

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