Incentivi fotovoltaico: opportunità per privati e aziende

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In questo articolo esaminiamo i nuovi incentivi per il fotovoltaico, le detrazioni e le facilitazioni fiscali per autoconsumo collettivo e le comunità energetiche.

Impianti fotovoltaici in Italia: diffusione 

Nel 2019 erano in funzione, in Italia, circa 880.090 impianti fotovoltaici con una potenza totale installata di 20.865 MW ed una produzione lorda di energia elettrica pari a 23.689 GWh.
Più in dettaglio le classi di potenza di questi impianti sono quelle indicate nella Tabella Classi di potenza degli impianti fotovoltaici, in allegato.

L’ulteriore informazione necessaria è la ripartizione di questi impianti nei diversi settori di attività:

• 29.211 sono nel settore agricolo;
• 721.112 nel settore domestico;
• 35.838 nel settore dell’industria;
• 93.719 nel settore del terziario.

Impianti fotovoltaici domestici

In questo articolo intendiamo riferirci solo al settore domestico e, quindi, è necessario precisare le caratteristiche di questo solo specifico settore; per esso la potenza installata vale 3.434 MW, la produzione lorda 3.670 GWh e l’autoconsumo pesa per 1.220 GWh.

Da questi dati possiamo ricavare alcune utili indicazioni generali e cioè che:

1. la potenza media degli impianti vale circa 4,8 kW;
2. l’autoconsumo vale il 33 % circa della produzione;
3. l’intera produzione elettrica lorda (3.670 GWh) vale circa il 5,6 % del totale consumi elettrici del settore residenziale (65,6 GWh).

Come migliorare l’utilizzo degli impianti fotovoltaici

Uno degli aspetti che riduce sia la convenienza per l’utilizzatore sia il vantaggio per la collettività è lo sfasamento temporale tra il periodo di massima produzione di energia elettrica da fotovoltaico ed il periodo di effettiva richiesta di energia da parte dell’utilizzatore.

Conseguenze dallo sfasamento di domanda e offerta

Questa mancata sintonia riduce l’autoconsumo ed aumenta, invece, l’energia elettrica immessa nella rete pubblica; questo implica alcune spiacevoli conseguenze:

• dal punto di vista economico la minore convenienza, per l’utilizzatore, legata alla necessità di cedere alla rete energia elettrica che è pagata a basso prezzo;
• la minore convenienza anche per la collettività perché questa situazione rende più difficile la gestione della rete di distribuzione; mette in gioco inoltre il peso delle perdite di distribuzione per la quota di energia che l’utilizzatore dovrà necessariamente prelevare e pagare al suo venditore.

Ricordiamo che, qualitativamente, la produzione totale di energia elettrica di un piccolo impianto fotovoltaico (circa 3 kW, orientato a sud, nel centro Italia) si ottiene per un terzo durante il periodo estivo, per la metà in primavera più autunno e per un sesto in inverno.

Le più comuni strategie

Per migliorare l’autoconsumo degli impianti fotovoltaici si possono mettere in pratica le seguenti note strategie:

sostituzione di altre forme di energia primaria con energia elettrica; possibili esempi possono riguardare la sostituzione di:
– riscaldamento con caldaia alimentata da combustibile fossile con una pompa di calore ad alimentazione elettrica;
– piano cottura e forno a gas con apparecchi ad alimentazione elettrica;
– scaldabagno a gas con una pompa di calore per ACS ad alimentazione elettrica;
accorta e consapevole gestione dell’utilizzazione degli apparecchi alimentati ad elettricità in sintonia con gli orari di maggiore produzione dei pannelli fotovoltaici; questa strategia richiede anche che aumenti la consapevolezza dell’utilizzatore sulle caratteristiche di produzione dell’energia elettrica del suo impianto fotovoltaico sia con riferimento alle diverse stagioni sia con riferimento alle diverse ore del giorno;
utilizzo del condizionamento estivo basato su macchine alimentate ad energia elettrica (e non a gas o ad energia termica);
installazione di sistemi di accumulo dell’energia elettrica per ottimizzare l’uso giornaliero del fotovoltaico (accumulo giornaliero); non è invece, al momento una soluzione ipotizzabile l’accumulo stagionale;
• adozione delle due nuove modalità di utilizzazione del fotovoltaico basate sull’autoconsumo collettivo o sull’esistenza di una comunità energetica.

L’adozione delle due nuove modalità: autoconsumo collettivo e comunità energetica

La novità consiste nel fatto che l’impianto fotovoltaico non serve più un solo singolo utilizzatore ma un gruppo (fisicamente vicino) di più utilizzatori; preferibilmente con profili di carico diversificati e tali da garantire un elevato autoconsumo dell’energia elettrica prodotta.

Se parliamo di autoconsumo collettivo possiamo pensare, tipicamente, a molti utilizzatori, tutti presenti in un edificio/condominio (unità abitative, negozi, studi, etc.); se vogliamo invece visualizzare cosa possa essere una comunità energetica dobbiamo pensare ad un’aggregazione più ampia; per esempio un’aggregazione di più condomini, più attività artigianali, più negozi fino ad arrivare ad un intero paese o ad un quartiere della città.

L’attuale normativa transitoria per l’autoconsumo collettivo e per le comunità energetiche

Gli articoli 21 e 22 della Direttiva UE 2018/2001, in breve nota come RED II, hanno introdotto, rispettivamente, le disposizioni per l’autoconsumo collettivo e per le comunità energetiche.

In Italia il Decreto legge 30/12/2019, n. 162 e la successiva Legge (di conversione) del 28/02/2020, n. 8, hanno provveduto ad un primo (temporaneo) recepimento di queste due disposizioni. Si è così avviato un regime sperimentale per testare tali due novità; regime sperimentale che è previsto debba cessare sessanta giorni dopo l’effettivo e definitivo recepimento in Gazzetta Ufficiale della RED II (in teoria da effettuare entro il 30 giugno 2021).

L’ARERA, a sua volta, ha approvato la delibera 318/2020/R/eel con le indicazioni di possibili configurazioni e le disposizioni operative per regolare modalità di funzionamento e di gestione degli impianti.

Vediamo di seguito le indicazioni più importanti.

Autoconsumo collettivo

È una nuova forma/modello di utilizzazione degli impianti che producono energia elettrica da fonti rinnovabili (ma in questo articolo ci riferiamo solo al fotovoltaico) che si applica ad una pluralità di utenti che vivono, per esempio, nello stesso edificio. All’interno dell’edificio/condominio devono essere presenti uno o più impianti fotovoltaici, con potenza massima minore di 200 kW di picco. Con l’autoconsumo condiviso ci si pone l’obiettivo di massimizzare la quota di energia elettrica consumata sul posto.

Il modello di riferimento

Il modello di riferimento, scelto da ARERA, è un modello virtuale; non richiede quindi la necessità di installare reti private di cavi elettrici per gli scambi di energia tra la produzione fotovoltaica e gli utilizzatori serviti.

Questo significa che la condivisione dell’energia autoprodotta avviene utilizzando la rete pubblica; tutti gli utilizzatori, all’interno dell’edificio, continuano ad utilizzatore i propri contatori preesistenti mentre sarà, naturalmente, presente un contatore dedicato alle misurazioni degli scambi tra impianto fotovoltaico e la rete pubblica.

Tutti gli utilizzatori all’interno dell’autoconsumo collettivo continueranno a pagare al loro venditore (che può essere anche diverso per ogni POD del gruppo) tutta la loro energia elettrica prelevata; riceveranno poi una quota parte dei contributi economici previsti per l’autoconsumo collettivo.

L’energia condivisa

Ricordiamo che l’energia condivisa (quella che genera contributi economici per gli utilizzatori del gruppo) è definita su base oraria; è pari al valore minimo tra l’energia prodotta dal fotovoltaico ed immessa in rete e l’energia elettrica prelevata dall’insieme di tutti gli utilizzatori del gruppo di autoconsumo collettivo.

Un contratto di diritto privato dovrà individuare univocamente un soggetto delegato responsabile (tipicamente l’amministratore di condominio) del riparto dell’energia condivisa e, quindi, della ripartizione dei contributi economici previsti tra gli utilizzatori del gruppo.

Il criterio di distribuzione, tra i vari utilizzatori del gruppo di autoconsumo, dell’incentivo totale che il GSE liquiderà al responsabile, non è fissato dalla legge ma sarà stabilito dal gruppo stesso; tre esempi di possibili criteri potrebbero essere:

– la suddivisione in parti uguali;
– in base ai millesimi di proprietà;
– in base alle quote di autoconsumo di ciascun utilizzatore.

Comunità energetiche

Queste rappresentano insiemi più complessi di utilizzatori rispetto alla modalità di autoconsumo collettivo; il rifermento può essere a:
– piccoli comuni (paesi);
– quartieri cittadini;
– insiemi di utilizzatori comprendenti, per esempio, clienti dei condomini, uffici della pubblica amministrazione, piccole e medie imprese.

In questi casi il limite all’estensione geografica della comunità energetica è di tipo fisico; riguarda il fatto che tutti gli utenti della comunità energetica siano collegati tramite linee elettriche in BT che facciano tutte riferimento alla stessa cabina di alimentazione MT/BT.

Comunità energetiche: aspetti specifici

La configurazione di comunità energetica è, quindi, di tipo più sofisticato e si caratterizza per alcuni aspetti specifici che è utile conoscere:

• la comunità energetica è un soggetto giuridico che deve essere all’uopo costituito;
• come recita la RED II non ha per scopo produrre profitti finanziari ma benefici ambientali, economici e sociali, per i suoi partecipanti;
• gli impianti fotovoltaici devono essere detenuti dalla comunità energetica (in altre parole, devono essere nella reale disponibilità o di proprietà);
• il riferimento, anche in questo caso, è ad un modello di tipo virtuale (e quindi non si devono realizzare nuove reti di distribuzione dell’energia elettrica);
• si deve mantenere separata evidenza dei vantaggi derivanti agli utilizzatori dall’autoconsumo e di quelli degli incentivi espliciti.

Nuovi incentivi per il fotovoltaico per l’autoconsumo collettivo

Il riferimento è ai seguenti incentivi:

• per 20 anni un incentivo pari a 100 euro/MWh = 0,10 euro/kWh sul totale dell’energia condivisa;
• per l’energia immessa in rete si fa riferimento al prezzo zonale orario di riferimento, oggi pari a circa 0,05 euro/kWh;
• un contributo di circa 0,01 euro/kWh di energia condivisa per la restituzione degli oneri di rete non dovuti; per l’energia condivisa non si pagano le tariffe di trasmissione e distribuzione e non ci sono perdite di rete.

Nuovi incentivi per il fotovoltaico per le comunità energetiche

In questo caso il riferimento è ai seguenti incentivi:

• per 20 anni un incentivo pari a 110 euro/MWh = 0,11 euro/kWh sul totale dell’energia condivisa;
• per l’energia immessa in rete si fa riferimento al prezzo zonale orario di riferimento, oggi pari a circa 0,05 euro/kWh;
• un contributo di circa 0,008 euro/kWh di energia condivisa per la restituzione degli oneri di rete di trasmissione e distribuzione AT e MT mentre si pagano le perdite di rete BT perché, stavolta, tale rete, è utilizzata dalla comunità energetica.

Detrazioni e facilitazioni fiscali per gli impianti fotovoltaici

Le detrazioni del super-ecobonus del 110 % trovano applicazione (parziale) anche per gli impianti fotovoltaici, in configurazione autoconsumo collettivo o comunità energetica, trainati da altri interventi specifici di risparmio energetico; il riferimento è il Decreto legge 34, convertito dalla legge 77 del 17 luglio 2020, articolo 119, commi 5, 6, 7, 16 bis e 16 ter.

In estrema sintesi la potenza massima che può essere incentivata deve essere minore di 200 kW e di essa solo i primi 20 kW di potenza dell’impianto rientrano nel 110 % mentre la parte restante rientra nel normale bonus casa 50 %.

Conclusioni

Le nuove configurazioni di autoconsumo collettivo e di comunità energetica sono molto interessanti; il modello virtuale adottato in Italia va nella direzione di una migliore utilizzazione degli impianti fotovoltaici, con vantaggi sia per i diretti utilizzatori sia per la comunità più in generale.

Come sempre le attuali regole applicative sono molto complicate e, in questo caso, con una validità limitata nel tempo. Si tratta infatti di un regime temporaneo e sperimentale che già entro la fine del 2021 dovrebbe vedere la pubblicazione delle regole definitive.

Una sottile alea di dubbio rimane a chi scrive; in particolare è legata alla domanda se sia una scelta davvero sopportabile dal paese l’avere previsto incentivi garantiti per 20 anni ed a carico della collettività e delle future generazioni.

Redazione InSic

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