In vista della Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day) del prossimo 22 marzo 2023 dove verrà lanciata la “Water Action Agenda”, passiamo in rassegna i dati sull’utilizzo di acqua potabile in Italia (il più alto in Europa) ed esaminiamo le criticità derivanti dalle perdite idriche generate dalla distribuzione dell’acqua potabile.
Le riflessioni che seguono riguardano quindi la possibilità di ridurre i consumi e di impostare un nuovo modello normativo delle risorse idriche che incida efficacemente sulla gestione idrica urbana.
Nell'articolo
World Water Day: la Giornata mondiale dell’acqua il 22 marzo
Il 22 marzo 2023 verrà celebrata come ogni anno la Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 nell’alveo delle direttive dell’Agenda 21 scaturite dalla Convenzione di Rio de Janeiro per ricercare soluzioni alle disfunzioni del ciclo dell’acqua che costituisce uno dei principali problemi che interferisce sullo sviluppo globale, coinvolgendo aspetti rilevanti quali la salute, la fame nel mondo, l’agricoltura, l’industria e l’istruzione, nonché costituisce un fattore fondamentale nella generazione dei disastri ambientali e influisce persino nei conflitti tra Stati.
Nel 2015 l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 (Sustainable Development Goal 6), con la promessa che tutti gli Stati si sarebbero impegnati a gestire l’acqua e i servizi igienico-sanitari in sicurezza è stato incluso come parte dell’Agenda 2030.
World Water Day 2023: cos’è la Water Action Agenda?
Durante l’edizione del 2023 verrà lanciata la “Water Action Agenda”, la quale avrà il compito di fornire raccomandazioni politiche ai decisori offrendo best practice e analisi approfondite.
Mentre la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/73/226 ha stabilito la revisione intermedia del Water Action Decade per gli anni 2018-2028, la delibera A/RES/75/212 ne ha dettagliato le modalità di applicazione.
Tutela delle acque: gli impegni della Water Action Agenda
Le linee guida della prossima edizione saranno le seguenti:
1) Impegnarsi ad agire: mobilitazione degli impegni volontari per agire in tutti i paesi, settori e parti interessate, finalizzate a un'attuazione accelerata e a un migliore impatto verso il raggiungimento degli obiettivi del SDG 6 e altri obiettivi e traguardi relativi all'acqua. Gli impegni volontari saranno raccolti, presentati e monitorati su una piattaforma dedicata;
2) Sostenere e aumentare l'implementazione: attribuzione di un ruolo attivo da svolgere a tutte le parti interessate per guidare il l'attuazione dell'Agenda d'azione per l'acqua e garantire il follow-up con i partner su cosa funziona per la replica e il ridimensionamento;
3) Processi di follow-up e revisione: dimostrazione e apprendimento sui processi che funzionano e quelli che non hanno funzionato, supportata da un Forum politico di alto livello per lo sviluppo sostenibile (HLPF) e dal ricorso a forum governativi, privati e delle ONG in tutti i settori chiave, con analisi dei progressi, degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dei quadri globali operate annualmente.
World Water Day: i temi dell’edizione 2022
Nell’ultima edizione del 2022 sono stati discussi nuovi argomenti a sostegno del raggiungimento dell’obiettivo 6 di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 (Acqua e servizi igienico-sanitari per tutti). Tra gli obiettivi indicati dalla Convenzione di Rio (conservazione della diversità biologica, uso sostenibile dei componenti della diversità biologica, giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse energetiche) si inserisce anche uno degli aspetti più importanti della tutela dell’ecosistema: l’utilizzo sostenibile delle acque. Proprio in tale ottica, il tema dell’ultimo World Water Day ha riguardato il legame tra acqua e cambiamenti climatici, avendo come punto nodale la sensibilizzazione delle istituzioni mondiali e dell’opinione pubblica sul crescente problema degli sprechi di acqua a livello umano e della ricerca di una soluzione ecosostenibile per contrastare i cambiamenti climatici.
Prelievo di Acqua potabile: Italia prima in Europa
Un dato interessante emerso dai lavori è che il nostro Paese a livello europeo è quello che in assoluto presenta il maggior utilizzo di acqua potabile come prelievo, con una media di 419 litri giornalieri per abitante (dati 2018-2019) a cui si affiancano i consumi giornalieri di 237 litri per abitante. Proprio in questo contesto l’Italia ha ratificato il Protocollo Acqua e Salute Oms-Unece, adottato nel 1999 durante la Terza Conferenza Ministeriale su Ambiente e Salute a Londra e divenuto operativo nel 2005: il più ampio coinvolgimento degli soggetti interessati nella gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitaria ad esso collegati tesa al raggiungimento di obiettivi comuni e dalla predisposizione di scadenze temporali rappresenta sicuramente il metodo più efficace per diffondere la cultura del buon utilizzo e diminuire gli sprechi.
Se da un lato la quasi totalità delle problematiche naturali sono determinate da fenomeni che coinvolgono le acque, una gestione delle risorse idriche ecosostenibile che sia in grado di bilanciare fabbisogni umani e rispetto delle caratteristiche idrogeologiche rappresenta l’unica chiave di volta per il progressivo miglioramento della salute degli ecosistemi e per contribuire alla riduzione di determinati fenomeni climatici dannosi per la natura e la società civile.
Ridurre le perdite di acqua: è possibile?
Uno degli aspetti più critici a livello strutturale è rappresentato in primo luogo dalle perdite idriche generate nell’alveo della distribuzione dell’acqua potabile. Secondo un report pubblicato nel 2021 per il World Water Day dell’ISTAT intitolato “Le statistiche Istat sull’acqua” (riferito al biennio 2018-2020), è stata stimata una percentuale di perdite idriche nella rete nazionale di distribuzione dell’acqua potabile pari al 42%, che corrisponde a ben 3,4 miliardi di metri cubi di acqua dispersi inutilmente ogni anno sul territorio nazionale.
Le perdite nella rete di distribuzione possono essere suddivise in due tipologie:
- Le perdite reali, rappresentate dalle perdite effettive causate da disfunzioni delle reti distributivi: tali perdite costituiscono il 37% del totale;
- Le perdite apparenti, caratterizzate da fattori esterni quali errori nelle misurazioni e nella contabilizzazione o prelievi abusivi: tali perdite costituiscono la minor percentuale del 5% rimanente delle perdite globali.
Questa altissima percentuale di perdite reali rappresenta inoltre a livello economico e gestionale un grave dispendio di risorse nazionali: per fare un paragone concreto, si consideri che l’American Water Work Association (AWWA) indica la soglia del 10% come parametro al di sotto del quale il costo degli interventi di manutenzione/riparazione diviene controproducente rispetto ai benefici ottenuti con tali interventi.
La rete di distribuzione dell’acqua potabile: le criticità
Un altro fattore da considerare ai fini del calcolo delle perdite è rappresentato dall’estensione della rete di distribuzione che costituisce un fattore direttamente proporzionale tra estensione della rete distributiva e perdite verificabili. In questo senso viene utilizzata anche la locuzione perdite specifiche, rappresentate come perdite espresse in volume di perdita per lunghezza della rete nell’unità di tempo (m3/km/giorno): sul territorio nazionale le perdite specifiche possono variare tra 9 e 100 m3/km/giorno, con una media nazionale di 20 m3/km/giorno; anche in questo caso siamo ampiamente al di sopra di livelli espressi da altri Paesi europei, con una media che per alcuni si assesta tra meno di 1 e 5 m3/Km/giorno.
Consumo di acqua in Italia a livello domestico
Per quanto riguarda il sistema idrico italiano, il consumo a livello domestico rappresenta circa il 75% del totale. Questa percentuale predominante di consumi comporta la logica conseguenza che tramite interventi mirati al miglioramento degli impianti idrici delle abitazioni civili (e il recupero delle acque non contaminate) si potrebbe ottenere una riduzione dei consumi di circa il 30%.
Un interessante contributo editoriale del biologo Giulio Conte intitolato “Nuvole e Sciacquoni” viene effettuata una stima dei consumi idrici per utilizzo domestico: partendo da un consumo medio pro-capite di 200 litri giornalieri, il 32% viene dedicato all’igiene personale e ai bagni, il 30% agli scarichi delle toilettes, il 12% alla cucina e al bucato e le restanti percentuali vengono dedicate alle pulizie di casa, al lavaggio dei piatti e alle attività di giardinaggio.
Consumi e sprechi di acqua potabile in Italia
Per meglio chiarire la situazione degli sprechi, basti pensare che il 53% delle attività indicate non necessiterebbe di acqua potabile (escludendo igiene personale, bagno, cucina e lavaggio piatti).
Ovviamente ogni contromisura apportata per cercare di migliorare la gestione e diminuire le perdite non sarebbe esente da controindicazioni: qualora si effettuino regolari e più pregnanti attività manutentive, si installino sistemi di controllo delle perdite e si migliorino gli aspetti gestionali delle reti idriche tramite una fornitura parametrata sul concreto fabbisogno ed utilizzo degli utenti, corrisponderebbe necessariamente un maggior costo gestionale con aumento delle tariffe idriche, questione che seppur giudicabile come doverosa andrebbe necessariamente ancorata ad un’equa distribuzione economica in relazione alle concrete possibilità delle utenze in base alla qualità della vita individuale.
Il progetto City Water Circles: un nuovo approccio alla gestione dei sistemi idrici
Nell’ambito dell’operatività di uno dei migliori strumenti di finanziamento di progetti in dotazione all’Unione europea denominato Interreg (il quale mira al raggiungimento di soluzioni condivise in diversi settori chiave come la salute, l’ambiente, la ricerca scientifica, l’istruzione, i trasporti, l’energia sostenibile) si inserisce il City Water Circles – CWC.
Il progetto è stato concepito per aiutare le amministrazioni locali alla riforma delle infrastrutture idriche urbane promuovendo un approccio innovativo basato sull’utilizzo di risorse idriche non convenzionali, oltre a occuparsi di altre prerogative quali la raccolta e il riutilizzo delle acque piovane e il recupero delle acque grigie a livello urbano.
Ridurre i consumi è quindi possibile? Un progetto ambizioso e doveroso
L’analisi sin qui riportata dimostra come la predisposizione e la conseguente gestione di un nuovo modello sostenibile delle risorse idriche necessiti di riforme radicali a livello progettuale e pianificatorio. Non si tratterà solo di ridurre i consumi e i prelievi idrici a livello urbano ma è opportuno pensare a un nuovo modello normativo che incida sulla gestione idrica urbana: se da un lato tali norme dovranno contemplare tutti gli aspetti procedimentali (riduzione dei consumi, riduzione delle problematiche gestionali, riduzione dei carichi inquinanti, gestione delle acque di pioggia, riutilizzo delle acque grigie trattate), dall’altro lato si dovrà necessariamente adattare tali norme al contesto idrogeografico in cui esse dovranno inserirsi ed operare, di modo da risultare quanto più concrete ed efficaci per attuare il progetto di ecosostenibilità della gestione delle risorse idriche.
Consigli pratici per una gestione idrica sostenibile nelle abitazioni.
Di seguito si può indicare una serie di accorgimenti che possono contribuire a livello individuale e/o familiare ad un utilizzo sostenibile dei sistemi idrici domestici.
- Utilizzare miscelatori, ovvero rubinetti dotati di leva monocomando: tali apparecchi permettono una migliore regolazione di flusso e temperatura generando minore consumo.
- Utilizzare rubinetti elettronici dotati di sistema di apertura/chiusura automatica o temporizzatore: tali apparecchi garantiscono erogazione circoscritta all’utilizzo contingente.
- Utilizzare rubinetti termostatici: tali apparecchi permettono il mantenimento ottimale della temperatura dell’acqua senza dover ricercarne la temperatura desiderata, riducendo così il tempo dei consumi.
- Installare riduttori di flusso: tali apparecchi possono ridurre gli sprechi sino al 50%.
- Chiudere i rubinetti mentre ci si lava i denti: in tal modo si stima un risparmio di circa 6 litri d’acqua al minuto.
- Riparare i rubinetti in caso di perdite per evitare fuoriuscite che causano inutili sprechi.
- Lavare frutta e ortaggi nelle bacinelle senza acqua corrente.
- Utilizzare l’acqua derivante dai lavaggi di frutta e ortaggi per bagnare fiori e piante domestici.
- Farsi la doccia anziché il bagno (e limitare la durata allo stretto necessario): in tal modo si risparmiano in media 120 litri di acqua ad ogni sessione (ogni minuto equivale a circa 6-10 litri di acqua utilizzati).
- Chiudere la valvola centrale dei rubinetti in caso di assenza prolungata: in questo modo possono evitarsi sprechi anche in caso di perdite localizzate che potrebbero poi trasformarsi in assenza in fonti di danno.
- Utilizzare elettrodomestici (lavatrici e lavastoviglie) individuate con l’etichettatura “Energy Star”: tale dicitura permette una riduzione del 50% dei consumi rispetto agli elettrodomestici tradizionali e permette la regolazione dell’acqua in relazione al carico e avviare gli elettrodomestici solo a pieno carico (in questo modo vengono risparmiati circa 8.200 litri di acqua ogni anno).
- Installare cassette del WC dotate di scarico differenziato (breve e lungo, da 3 a 6 litri a risciacquo) o con regolatori di flusso: oltre a risparmiare circa 26.000 litri di acqua annualmente, con un risparmio idrico fino al 60% in caso di utilizzo ottimale.
- Non utilizzare il WC come scarico per oggetti differenti da carta igienica e rifiuti corporali.
- Installare impianti idrici diversificati (acqua potabile/non potabile) all’atto di ristrutturazioni edilizie.
- Separare le reti di scarico delle acque nere da quelli delle acque grigie.
- Prevedere il trattamento e il riutilizzo delle acque grigie depurate per utilizzi non legati all’uso domestico (es. irrigazione, lavaggi aree esterne).
Avvocato specializzato in diritto ambientale e sicurezza sul lavoro – autore per la rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro.