Lo spiega il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, nel commentare un documento del Movimento 5 Stelle.“Per queste ragioni – continua Clini – abbiamo predisposto, in applicazione rigorosa delle direttive europee, due provvedimenti per la regolamentazione della produzione e dell’impiego del Css, che sono stati sottoposti all’esame preventivo della Commissione europea”.
Il primo provvedimento è il decreto ministeriale del 14 febbraio 2013, che stabilisce norme più restrittive rispetto alle precedenti sulla produzione di combustibile alternativo, imponendo controlli rigorosi, certificazioni di qualità ambientale, tipologie consentite di materie prime ricavate dai rifiuti.
Il secondo provvedimento è un decreto del presidente della Repubblica (Dpr), in fase di finalizzazione, che è già stato esaminato con parere positivo dal Senato e successivamente è stato rinviato dalla Camera al nuovo Parlamento. Il Dpr fissa per gli impianti che utilizzano Css limiti di emissione che al massimo possono essere pari a quelli, severissimi, degli inceneritori.
La via maestra per la gestione del ciclo integrale dei rifiuti è la raccolta differenziata per il recupero di materia. La produzione di Css è un’opzione aggiuntiva, utile a sottrarre la gestione dei rifiuti ai circuiti dell’inefficienza che sono all’origine dell’emergenza in gran parte delle regioni meridionali e alimentano la malavita e le ecomafie.
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