COVID-19: la gestione dei rifiuti nell’emergenza sanitaria

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Oggi torna su InSic Enrico Cappella che ci parla di gestione dei rifiuti durante questa delicata emergenza COVID-19 partendo da un interrogativo: come gestire lo smaltimento dei relativi rifiuti prodotti dalle strutture sanitarie e non solo, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista del loro trasporto su strada.
L’autore, che ha già scritto per queste pagine diversi articoli sul tema della gestione dei rifiuti (vedi sotto i contenuti collegati), ha tenuto anche un importante webinar sull’argomento per Istituto Informa, proprio nei giorni scorsi, ancora visionabile sulla nostra pagina FB.

Nel contributo che troverete in allegato vengono analizzate le tre differenti categorie di rifiuto COVID-19:
a) Rifiuti contaminati o potenzialmente tali prodotti in ambito sanitario (ospedali e case di cura);
b) Rifiuti contaminati o potenzialmente tali prodotti in ambito non sanitario domestico;
c) Rifiuti contaminati o potenzialmente tali prodotti in ambito non sanitario nelle aziende.

Dopo un breve cenno sui rifiuti sanitari, vengono esaminate le problematiche legate ai rifiuti contaminati COVID-19 o potenzialmente tali prodotti, in ambito non sanitario da aziende e abitazioni private.
Viene evidenziato il richiamo alle disposizioni della circolare del Ministero della Salute n. 5443 del 22/02/2020 e dell’art. 15 del DPR 254/2003 senza tralasciare la diversa impostazione data da alcune regioni italiane con le Ordinanze contingibili urgenti.

L’autore passa poi in rassegna le previsioni del DPR 254/2003 sul deposito dei rifiuti infettivi e le problematiche ADR legate alla gestione dei trasporti di questi rifiuti.
Per ultimo l’autore rivela che taluni “pensano che i rifiuti Covid-19, si debbano trasportare né come rifiuti speciali pericolosi infettivi, né in ADR, forzando ex lege i tempi del deposito temporaneo (in questo caso, come già segnalato, 5 giorni max.) a 10 giorni o più (decontaminazione) sulla base delle indicazioni da parte del mondo scientifico che darebbero il virus vivo in certe condizioni e su certe superfici fino a un massimo di 9 giorni” e ancora “Trattandosi, ad oggi, di ipotesi non ancora confermate in modo definitivo dalla comunità scientifica, direi che risulta alquanto pericoloso, al momento, intraprendere questo sentiero…”.
Concludendo con “Pur comprendendo tutte le difficoltà del caso anche quelle economiche, il principio di precauzione e quindi il classificare questi rifiuti come pericolosi a rischio infettivo dovrebbe ispirare, in azienda, le scelte dell’imprenditore”.

INDICE dell’articolo in allegato
• La gestione del rifiuto Covid-19
• I rifiuti contaminati COVID-19 o potenzialmente tali prodotti, in ambito non sanitario, nelle aziende
• Rifiuto infettivo vs rifiuto urbano!
• La circolare del Ministero della Salute “COVID-2019. Indicazioni e chiarimenti” del 24 febbraio 2020
• Il deposito temporaneo di rifiuti infettivi
• Il trasporto di rifiuti infettivi
• Il confezionamento di rifiuti infettivi UN 3291
• La segnalazione dei colli
• Carico in comune con merci pericolose diverse
• Il F.I.R per i rifiuti infettivi UN 3291
• Il carico dei rifiuti infettivi
• Le sanzioni
• Conclusioni

Redazione InSic

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