Nella sentenza n. 46237, del 19 novembre 2013, la Cassazione si è pronunciata in merito alla responsabilità di un dipendente di una cartiera che rivestiva all’interno dell’azienda il ruolo di “persona delegata al rispetto della normativa sull’ambiente”.
In materia di delega, la Corte si affida all’orientamento giurisprudenziale prevalente, in base al quale una volta che sia provata la sussistenza delle condizioni richieste per il rilascio della delega di funzioni in materia ambientale, la responsabilità penale del delegato non è in discussione.
Secondo la Corte, è corretto ritenere che la delega di funzioni abbia rilevanza penale e che quindi il lavoratore sia, in qualità di delegato all’ambiente, responsabile del reato di cui al D.Lgs. n. 152 del 2006, art. 256(attività di gestione di rifiuti non autorizzata). Dagli accertamenti del giudice di merito era infatti emerso che il reato ambientale di deposito o scarico incontrollato di rifiuti era avvenuto sia all’interno di una vasca di decantazione, nella quale erano stati rinvenuti fanghi induriti, sia, mediante tubazione, nelle acque del torrente, dove secondo le analisi sui campioni prelevati il 30 settembre 2008, erano stati rilevati dei tensioattivi, ossia detersivi.
Per quanto invece concerne i rapporti tra la contravvenzione di cui all’art. 674 c.p.) e il reato ambientale, la Cassazione ricorda che in linea di principio, il reato di getto pericoloso di cose può concorrere con i reati di gestione non autorizzata di rifiuti (D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, art. 256) e di scarico di reflui industriali senza autorizzazione (D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, art. 137), purché si accerti la potenziale offensiva del rifiuto o del refluo e che il getto avvenga in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato di comune o altrui uso
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