Il Protocollo di Kyoto

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Il dibattito internazionale sul clima comincia formalmente con l’istituzione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change(IPCC) nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite: l’Organizzazione Meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. Il primo report, nel 1990, evidenziò il rischio di un riscaldamento globale con effetti sul clima a causa dell’aumento delle emissioni antropogeniche di gas serra, causato principalmente dall’uso di combustibile fossile. Da questo presupposto si valutò la necessità di ridurre le emissioni antropogeniche di gas serra, soprattutto per i paesi più industrializzati.
Alla fine del 1990, l’Unione Europea adottò l’obiettivo di stabilizzare le emissioni di anidride carbonica entro il 2000 al livello registrato nel 1990, richiedendo agli stati membri di pianificare ed implementare iniziative per la protezione dell’ambiente e per l’efficienza energetica. Gli obiettivi prefissati dall’UE sono stati alla base delle negoziazioni della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change-UNFCCC).

All’interno della cornice della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) fu emanato il Protocollo di Kyotodel 1997, che rappresenta uno dei più importanti strumenti giuridici internazionali volti a combattere i cambiamenti climatici, l’unico trattato al mondo giuridicamente vincolantein materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
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In questo articolo:

1. Che cos’è il Protocollo di Kyoto?
1.1 Quali sono gli obiettivi del Protocollo di Kyoto
1.2 Protocollo di Kyoto: quali emissioni ridurre?
1.3 Protocollo di Kyoto: gli obblighi da rispettare
1.4 Come attuare il Protocollo di Kyoto?
1.5 Protocollo di Kyoto: come monitorare gli obiettivi di emissione
1.6 Protocollo di Kyoto e adattamento: l’Adaptation Fund
1.7 Protocollo di Kyoto: gli obiettivi raggiunti dall’Europa

2. Convenzione UNFCCC e Protocollo di Kyoto
2.1 Convenzione UNFCCC: gli obiettivi
2.2 Convenzione UNFCCC: i principi cardine
2.3 Convenzione quadro delle Nazioni Unite UNFCC e Protocollo di Kyoto
2.4 Aggiornamento del Protocollo di Kyoto nelle Conferenze UNFCCC

1. Che cos’è il Protocollo di Kyoto?

Si tratta di un Accordo internazionale volto a combattere i cambiamenti climatici e contiene gli impegni dei paesi industrializzati a ridurre le emissioni di alcuni gas ad effetto serra, responsabili del riscaldamento del pianeta.
Fu sottoscritto da più di 160 paesi a Kyoto, Giappone, l’11 dicembre 1997 durante la Conferenza delle parti di Kyoto (la COP3) ed è entrato in vigore il 16 febbraio 2005.
Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina della UNFCCC.

1.1 Quali sono gli obiettivi del Protocollo di Kyoto

Nell’allegato B, il protocollo di Kyoto fissa obiettivi vincolanti e quantificati di riduzione dei gas ad effetto serra per i paesi aderenti (leParti) ovvero 37 paesi industrializzati ed economie in transizione e per l’Unione europea. Nel complesso, questi obiettivi si sommano a una riduzione media delle emissioni del 5% rispetto ai livelli del 1990 nel quinquennio 2008-2012 (il primo periodo di impegno), di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990.

1.2 Protocollo di Kyoto: quali emissioni ridurre?

Il Protocollo di Kyoto concerne le emissioni di sei gas ad effetto serra:

  • biossido di carbonio (CO2);
  • metano (CH4);
  • protossido di azoto (N2O);
  • idrofluorocarburi (HFC);
  • perfluorocarburi (PFC);
  • esafluoro di zolfo (SF6).

1.3 Protocollo di Kyoto: gli obblighi da rispettare

Nell’articolo 4 del Protocollo sono elencati gli obblighi derivanti dall’adesione alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici per i diversi paesi, come l’implementazione di misure di mitigazione e misure che possano facilitare l’adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso l’adozione di politiche nazionali, e l’obbligo di gestione sostenibile deisinke deireservoir(intesi come biomassa, foreste, oceani ed in generale ecosistemi marini, terrestri e costieri).

I paesiAnnex I(paesi industrializzati), devono trasmettere regolari report in cui sono elencate le politiche e misure adottate per la riduzione delle emissioni di gas serra; devono altresì comunicare, annualmente, l’inventario nazionale delle emissioni e degli assorbimenti di gas serra non controllati dal protocollo di Montreal, con le stime ottenute con metodologie comparabili.

1.4 Protocollo di Kyoto: come monitorare gli obiettivi di emissione

Il protocollo di Kyoto prevede che i paesi debbano raggiungere i propri obiettivi di riduzione principalmente attraverso misure nazionali. Tuttavia, il protocollo consente di ridurre le emissioni di gas a effetto serra attraverso dei meccanismi basati sul mercato, i cosiddetti “Meccanismi Flessibili“. Questi sono:

  • Emission TradingInternazionale (ET): consente lo scambio di crediti di emissione tra Paesi industrializzati e ad economia in transizione; un paese che abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra superiore al proprio obiettivo può così cedere (ricorrendo all’ET) tali “crediti” a un paese che, al contrario, non sia stato in grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra;
  • Meccanismo di Sviluppo Pulito (Clean Development Mechanism-CDM): consente ai Paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti nei Paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo generino crediti di emissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi;
  • Implementazione Congiunta (Joint Implementation-JI): consente ai Paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti per la riduzione delle emissioni di gas-serra in un altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti (ERU), congiuntamente con il paese ospite.

1.5 Protocollo di Kyoto: come monitorare gli obiettivi di emissione

Il protocollo di Kyoto ha istituito un rigoroso sistema di monitoraggio, revisione e verifica, nonché un sistema di conformità per garantire la trasparenza e tenere conto delle Parti.
In base al protocollo, le emissioni effettive dei paesi devono essere monitorate e devono essere conservate registrazioni precise degli scambi effettuati. I sistemi di registro tracciano e registrano le transazioni delle parti nell’ambito dei meccanismi. Il Segretariato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, con sede a Bonn, in Germania, conserva un registro delle transazioni internazionali per verificare che le transazioni siano coerenti con le regole del protocollo. La rendicontazione è effettuata dalle parti presentando a intervalli regolari inventari annuali delle emissioni e relazioni nazionali ai sensi del protocollo. Un sistema di conformità garantisce che le parti rispettino i propri impegni e le aiuta a rispettare i propri impegni se hanno problemi a farlo.

1.6 Protocollo di Kyoto e adattamento: l’Adaptation Fund

Il Protocollo di Kyoto, come la Convenzione, è progettato per aiutare i paesi ad adattarsi agli effetti negativi del cambiamento climatico e per facilitare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che possono aiutare ad aumentare la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici. Il Fondo di adattamento Adaptation Fundè stato istituito per finanziare progetti e programmi di adattamento nei paesi in via di sviluppo che sono parti del protocollo di Kyoto. Nel primo periodo di impegno, il Fondo è stato finanziato principalmente con una quota dei proventi delle attività del progetto CDM. A Doha, nel 2012, è stato deciso che per il secondo periodo di impegno, lo scambio internazionale di emissioni e l’attuazione congiunta avrebbero fornito anche al Fondo di adattamento una quota del 2% dei proventi.

1.7 Protocollo di Kyoto: gli obiettivi raggiunti dall’Europa

Il protocollo ha avuto due diversi periodi di impegno delle Parti:

L’UE a 15 si è assunta a Kyoto l’impegno di ridurre le emissioni di gas serra dell’8 % rispetto ai livelli dell’anno di riferimento (cfr. oltre) entro il 2012. All’interno di questo obiettivo generale è stato assegnato a ciascuno Stato membro dell’UE a 15 un obiettivo differenziato: ad alcuni Stati membri, quindi,e’ richiesto di ridurre le emissioni, mentre ad altri è stata concessa una soglia di aumento. I nuovi Stati membri hanno obiettivi individuali, con l’eccezione di Cipro e Malta, che non ne hanno alcuno. Gli obiettivi possono essere conseguiti attraverso azioni diverse.

Poiché il protocollo consente a gruppi di paesi diraggiungere insieme i loro obiettivi, la riduzione complessiva dell’8% dell’UE è stata ripartita in obiettivi nazionali (QELRC, impegni quantificati di limitazione o riduzione delle emissioni) (22kB) Cerca le traduzioni disponibili del link precedente giuridicamente vincolanti.
Gli obiettivi erano espressi come percentuale di emissioni in un determinato anno di riferimento e tradotti in un precisotetto alle emissioni di gas serranazionale (espresso in tonnellate di CO2 equivalente) per l’intero periodo 2008-2012.

Tutti i risultati raggiunti dall’UE nel primo periodo sono riprotati sulla pagina dedicata nel sito della Commissione europea

Questo periodo copre l’intervallo che separa la fine del primo periodo di Kyotoe l’inizio del nuovo accordo globalenel 2020 e la sua attuazione passa dalla ratifica da parte dell’UE dell’emendamento di Doha al protocollo di Kyoto.
Rispetto al primo periodo di Kyoto sono state introdotte:

  • Nuove norme su come i paesi sviluppati devono tenere conto delle emissioni generatedall’uso del suolo e dalla silvicoltura
  • È stato inserito un ulterioregas a effetto serra(portando in tal modo il totale a sette), iltrifluoruro di azoto (NF3).

In questo periodol’UE, alcuni altri paesi europei e l’Australiahanno concordato di procedere a ulteriori riduzioni delle emissioni. Da parte loro ipaesi dell’UE(insieme all’Islanda) hanno concordato di raggiungere congiuntamentel’obiettivo di una riduzione del 20%rispetto al 1990 (in linea con l’obiettivo dell’UE di una riduzione del20% entro il 2020). Sono in procinto di riuscirvi. L’impegno congiunto del 20% èripartito tra questi 29 paesi e l’UEgrosso modo secondo le modalità degli impegni attuali in ogni settore dell’economia

2 Convenzione UNFCCC e Protocollo di Kyoto

La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate ChangeUNFCCC è un accordo ambientale internazionale prodotto dalla Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED,United Nations Conference on Environment and Development), nel cd. “Summit della Terra”, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992.
L’accordo fu aperto alle ratifiche il 9 maggio 1992 ed entrò in vigore il 21 marzo 1994, fu ratificato da 197 Paesi e sono chiamati Parti della Convenzione.
Tutte le principali informazioni sulla Convenzione sono disponibili sulla pagina internazionale dell’UNFCC.

La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici è stata ratificata in Italia nel 1994, con la legge n. 65 del 15/01/1994. In Italia ISPRA è responsabile della redazione dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, attraverso la raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati. Le metodologie utilizzate per la stima delle emissioni e degli assorbimenti sono state quelle redatte dall’IPCC ed ufficialmente approvate dall’UNFCCC, coerentemente quanto richiesto dalla convenzione e dalle successive decisioni delle Conferenze delle parti (COP).

2.1 Convenzione UNFCCC: gli obiettivi

Prevenire l’interferenza umana “pericolosa” con il sistema climatico è l’obiettivo finale dell’Accordo UNFCCC.L’accordo ha come obiettivo la stabilizzazione delle le concentrazioni atmosferiche dei gas serra, ad un livello tale da prevenire interferenze antropogeniche pericolose con il sistema climatico terrestre. L’accordo non pone limiti obbligatori per le emissioni di gas serra alle nazioni individuali; si tratta quindi di un accordo legalmente non vincolante. Invece, esso includeva previsioni di aggiornamenti (denominati protocolli) che avrebbero posto obiettivi di riduzione delle emissioni.

2.2 Convenzione UNFCCC: i principi cardine

Tra i principi cardine della Convenzione (elencati nell’articolo 3), ci sono:

  • la protezione del sistema climatico, e quindi la lotta ai cambiamenti climatici ed ai loro effetti avversi;
  • la consapevolezza dei particolari bisogni e condizioni dei paesi in via di sviluppo, particolarmente vulnerabili nei confronti dei cambiamenti climatici;
  • il fatto che la mancanza di una piena certezza scientifica non è una ragione per posporre misure di prevenzione e mitigazione.

2.3 Convenzione quadro delle Nazioni Unite UNFCC e Protocollo di Kyoto

Il Protocollo di Kyoto rende operativa la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici impegnando i paesi industrializzati e le economie in transizione a limitare e ridurre le emissioni di gas serra (GHG) in conformità con gli obiettivi individuali concordati. La Convenzione stessa chiede solo a quei paesi di adottare politiche e misure di mitigazione e di riferire periodicamente.

Il Protocollo di Kyoto si basa sui principi e sulle disposizioni della Convenzione e segue la sua struttura basata sugli allegati. Si limita a vincolare i paesi sviluppati e pone loro un carico più pesante in base al principio di “responsabilità comune ma differenziata e rispettive capacità”, perché riconosce che sono in gran parte responsabili degli attuali livelli elevati di emissioni di gas serra nell’atmosfera.

2.4 Aggiornamento del Protocollo di Kyoto nelle Conferenze UNFCCC

A Doha, in Qatar, l’8 dicembre 2012, l’emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto è stato adottato per un secondo periodo di impegno, a partire dal 2013 e che durerà fino al 2020. L’emendamento include:

  • Nuovi impegni per le parti dell’allegato I del protocollo di Kyoto che hanno accettato di assumere impegni in un secondo periodo di impegno dal 1 ° gennaio 2013 al 31 dicembre 2020;
  • Un elenco rivisto di GHG su cui riferire dalle parti nel secondo periodo di impegno;
  • Modifiche a diversi articoli del protocollo di Kyoto che facevano riferimento in modo specifico a questioni relative al primo periodo di impegno e che dovevano essere aggiornate per il secondo periodo di impegno.

Il 21 dicembre 2012 l’emendamento è stato diffuso dal Segretario generale delle Nazioni Unite, in qualità di depositario, a tutte le Parti del Protocollo di Kyoto, conformemente agli articoli 20 e 21 del Protocollo. Durante il primo periodo di impegno, 37 paesi industrializzati ed economie in transizione e la Comunità europea si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra a una media del cinque percento rispetto ai livelli del 1990.
Durante il secondo periodo di impegno, le parti si sono impegnate a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 18% al di sotto dei livelli del 1990 nel periodo di otto anni dal 2013 al 2020; tuttavia, la composizione delle parti nel secondo periodo di impegno è diversa dalla prima.

Redazione InSic

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