Ilva, dai processi al risanamento: facciamo il punto

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La Corte Costituzionale si è pronunciata martedì scorso sull’attività industriale dello stabilimento dell’ILVA a Taranto ed ha “ritenuto in parte inammissibili e in parte non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 1 e 3 del decreto legge n. 207 del 2012 convertito dalla legge n. 231 del 2012” poste nei mesi scorsi dai giudici di Taranto.

Il Presidente del Consiglio Mario Monti, in apertura del Consiglio dei ministri del 10 aprile ha poi osservato “come siano risultati possibili interventi legislativi volti a conciliare la tutela della salute e dell’ambiente con la garanzia dei livelli produttivi e occupazionali, nel rispetto della ripartizione dei rispettivi poteri del Parlamento, dell’esecutivo e della magistratura, senza alcun intervento prevaricatore nei confronti di quest’ultima”.

Il presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo è tornato oggi a parlare della decisione confermando l’impostazione scelta, che ha di fatto ritenute infondate le censure di illegittimità dei provvedimenti attuati dal Governo nello scorso dicembre (il cd Decreto legge Salva Ilva, poi convertito in legge).

Il ministro dell’Ambiente Clini ha sottolineato nei giorni scorsi che “Adesso non ci sono più scuse per nessuno l’azienda deve correre, le amministrazioni locali devono essere impegnate sul pezzo, così come il ministero dell’Ambiente”. Commentando la sentenza, Clini ha detto che non è il caso di parlare di soddisfazione: “Abbiamo un impegno, lo abbiamo preso con una legge, lo avevamo con l’AIA. Avevo detto, quando si erano aperte le contestazioni al decreto da parte della magistratura di Taranto, che c’era il rischio che si fermasse il risanamento, anche perché c’era la possibilità che l’impresa rinunciasse dopo che aveva accettato tutte le condizioni dell’AIA, ora – conclude Clini – dobbiamo recuperare il tempo che avrebbe potuto essere utilmente speso per avviare il programma di risanamento che comunque è partito”.
Il ministro ha anche commentato seccamente il referendum consultivo organizzato a Taranto tra i cittadini sulla chiusura dell’azienda, che secondo il ministro porterebbe solo maggiore incertezza per chi volesse investire in Italia. “Il tema di fondo – ha aggiunto – è la certezza del diritto nel nostro Paese: il lavoro che abbiamo fatto anche con le amministrazioni locali ha portato a stabilire un punto fermo, che è il programma di risanamento per rispettare le norme italiane e quelle europee”.

Nel frattempo sul sito del ministero dell’Ambiente è comparsa una precisazione ministeriale che riguarda la rimodulazione degli interventi per risanare l’Ilva di Taranto.
Il ministero ricorda che il 5 aprile è stata inviata al Garante una nota sulle modalità stabilite dalla legge per valutare il rispetto delle prescrizioni, e in particolare le disposizioni 29 octies/nonies/decies del Codice Ambiente (D.Lgs. 152/2006). L’Ilva ha inviato al ministero e al gruppo istruttore di cui fanno parte la Regione e gli enti locali richieste di modifiche della tempistica per i lavori secondo un cronoprogramma che rispetta i termini conclusivi per la realizzazione di tutte le prescrizioni. Nella nota si fa quindi riferimento a tutti i prossimi interventi da realizzare (entro il 31 dicembre 2013 la chiusura al 31 dicembre 2013 di 16 edifici; al 31 marzo 2014 di altri 2 edifici; al 30 giugno 2014 dell’ultimo edificio) ed elenca i lavori già realizzati (spegnimento dell’altoforno 1, chiusura delle batterie 3, 4, 5 e 6 della cokeria e delle torri di spegnimento n.2 e n. 3,abbassamento dei cumuli e la riduzione delle giacenze dei parchi minerali, l’arretramento dei parchi minerari di 80 metri dal confine con il quartiere Tamburi.
Quanto alla nota tecnica dell’Ispra sugli interventi da compiere, essa è stata trasmessa all’azienda affinchè elimini al più presto le criticità riscontrate.

Per ricostruire il programma di risanamento dell’Ilva consigliamo la consultaizone della pagina dedicata sul sito del ministero dell’Ambiente.

Redazione InSic

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