F-GAS

Mercato degli HFC e compatibilità ambientali: uno studio ISPRA

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ISPRA ha recentemente diffuso i risultati di uno studio: Studio sulle alternative agli idrofluorocarburi (HFC) in Italia sugli Idrofluorocarburi (HFC), i gas refrigeranti che hanno sostituito i Clorofluorocarburi (CFC) e gli Idroclorofluorocarburi (HCFC) dannosi per l’ozono ed eppure non del tutto eco-compatibili. L’aumento da loro causato, delle emissioni in atmosfera ha portato all’iter di loro progressiva eliminazione, coerentemente con la severa politica di riduzione intrapresa dall’UE (vedi emendamento di Kigali ed il Regolamento 201/1375) e secondo l’accordo stretto tra ISPRA e Ministero per definire lo stato dell’arte in Italia in merito alle alternative non clima-alteranti agli HFC.
Sotto la lente ISPRA il settore della refrigerazione, climatizzazione, schiume, aerosol e sistemi fissi di protezione antincendio: l’Istituto ha identificato gli HFC maggiormente impiegati, le sostanze e/o tecnologie alternative, i possibili punti di forza, le criticità del settore e le prospettive future.
Ecco l’analisi dei risultati di ISPRA tratti dal comunicato diffuso in occasione della presentazione dello studio

Dall’analisi condotta è emerso che il mercato si sta adeguando alle prescrizioni del Regolamento F-gas molto più rapidamente rispetto alle previsioni iniziali, con un accelerazione verso i refrigeranti climate friendly, per effetto di strategie e logiche di mercato. Queste ultime da un lato hanno determinato nel 2017 un aumento esponenziale dei prezzi degli HFC con potere climalterante, da parte dei distributori e dall’altro una riduzione della loro disponibilità sul mercato, tanto che alcuni utilizzatori già oggi denunciano difficoltà di approvvigionamento. Attualmente le alternative disponibili nel lungo periodo in grado di rispettare i vincoli più stringenti in termini di potere climalterante sono i refrigeranti naturali (anidride carbonica, idrocarburi e ammoniaca) e i gas refrigeranti fluorurati di IV generazione (HFO), ma per esigenze e criticità differenti non sono adeguate per tutti i settori. A differenza degli HFC, infatti, il passaggio a queste alternative comporta nuove criticità legate a tossicità, infiammabilità, corrosività, alte pressioni di lavoro e perdite in termini di efficienza energetica.
Il settore della refrigerazione è stato il primo comparto a mettere in atto misure per adeguarsi al Regolamento F-gas, in quanto maggiore utilizzatore di due refrigeranti ad elevato potere climalterante. Il comparto della refrigerazione domestica è già migrato ai refrigeranti naturali: i frigoriferi domestici utilizzano da tempo l’isobutano come fluido frigorigeno. Nel campo della refrigerazione commerciale le alternative possibili dipendono dalla taglia e dal tipo di sistema.
Il settore del condizionamento invece non risulta essere ancora pronto a passare a refrigeranti alternativi diversi dagli HFC ed anche mantenere in vita le attuali produzioni sta diventando sempre più difficile, a causa della drastica diminuzione della disponibilità degli HFC e dell’aumento del loro costo. Gli altri settori, schiume, aerosol e sistemi fissi di protezione antincendio sono pronti a passare alle alternative (refrigeranti naturali, HFO, o gas chimici), alcune della quali già utilizzate.

Sebbene l’Italia non sia produttrice di sostanze refrigeranti, notevole è l’impegno delle nostre imprese nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie e componenti nei settori che utilizzano gli HFC. Nel nostro Paese esistono infatti realtà imprenditoriali leader mondiali nei settori della refrigerazione, condizionamento, schiume e sistemi fissi antincendio che si impongono sui mercati internazionali grazie alle loro innovative tecnologie, alla personalizzazione del prodotto in base alle esigenze del cliente, alle condizioni climatiche e alle condizioni locali.

Redazione InSic

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