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Nature Restoration Law: in vigore il Regolamento UE sul ripristino della biodiversità

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In vigore dal 18 agosto 2024 la Nature Restoriation Law o “Legge sul ripristino della Natura” approvata con Regolamento (UE) 2024/1991 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 giugno 2024.

Il regolamento mira a ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.

Entro il 2033 la Commissione riesaminerà l’applicazione del regolamento e il suo impatto sui settori dell’agricoltura, della pesca e della silvicoltura ed i suoi effetti socioeconomici più ampi.

Habitat europei ed inquinamento: i dati

I dati diffusi dall’UE parlano chiaro: ‘80%degli habitat è in cattive condizioni, il 10%delle specie di api e farfalle è a rischio di estinzione, il 70%dei terreni è in condizioni di degrado.

Perché è importante ripristinare la Natura?

Perché, quando la natura non è in equilibrio, gli ecosistemi perdono la loro capacità di fornire servizi vitali che sono necessari per la vita umana, ad esempio:

  • fornire alimenti nutrienti
  • produrre ossigeno
  • fornire risorse naturali
  • assorbire CO2 e mitigare i cambiamenti climatici.

E più del 50% del PIL globale è legato alla natura e ai servizi che fornisce.

Nature Restoration Law: cosa prevede – obiettivi

Le nuove norme europee in materia di biodiversità contribuiranno a ripristinare gli ecosistemi degradati in tutti gli habitat terrestri e marini degli Stati membri, a conseguire gli obiettivi generali dell’UE in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento agli stessi e a rafforzare la sicurezza alimentare.

Il regolamento stabilisce obblighi specifici per i diversi tipi di ecosistema, fra cui terreni agricoli, foreste ed ecosistemi urbani.

L’obiettivo sarà quello di porre in atto, entro il 2030, misure di ripristino per almeno il 30% di tali habitat in tutta Europa, ma secondo l’UE occorre ulteriormente per coprire il 60% degli habitat entro il 2040 e il 90% entro il 2050.

Come attuare il ripristino degli ecosistemi e degli habitat europei

Il regolamento riguarda una serie di ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce, forestali, agricoli e urbani, comprendenti zone umide, formazione erbose, foreste, fiumi e laghi, nonché ecosistemi marini, inclusi praterie marine, banchi di spugne e banchi coralliferi.

Fino al 2030 gli Stati membri daranno priorità ai siti Natura 2000 quando attueranno le misure di ripristino.

Per quanto riguarda gli habitat considerati in cattive condizioni, elencati nel regolamento, gli Stati membri adotteranno misure volte a ripristinare:

  • almeno il 30% entro il 2030;
  • almeno il 60% entro il 2040;
  • almeno il 90% entro il 2050.

Le azioni necessarie al ripristino della natura

Fra le principali misure del nuovo regolamento rientrano

  • l’aumento della popolazione di uccelli in habitat forestale
  • la garanzia che non vi siano perdite nette di spazi verdi urbani e di copertura arborea urbana fino alla fine del 2030.
  • Ripristino delle torbiere drenate
  • Piantagione di tre miliardi di alberi supplementari entro il 2030
  • Conversione almeno 25 000 km di fiumi in fiumi a scorrimento libero entro il 2030,
  • Rimozione delle barriere artificiali alla connettività delle acque superficiali.

Biodiversità: gli obblighi per gli Stati UE

Il regolamento impone agli Stati membri di definire e attuare misure volte a ripristinare congiuntamente almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030.

La Nature Restoriation Law impone Stati membri dell’UE di adottare misure volte a:

  • ripristinare il 30% delle torbiere drenate per uso agricolo entro il 2030 e il 50% entro il 2050 (può applicarsi una percentuale inferiore ai paesi su cui tali obiettivi incidono notevolmente)
  • potenziare lo stock di carbonio nei terreni minerali
  • aumentare gli elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità nei terreni agricoli (ad esempio siepi, fasce fiorite, terreni a riposo, stagni e alberi da frutto)

Ecosistemi urbani: le misure del Nature Restoration law

Gli ecosistemi urbani rappresentano il 22% della superficie terrestre dell’UE. Parchi, giardini, alberi e prati sono habitat importanti per piante, uccelli e insetti.

Con le nuove norme l’UE punterà ad aumentare gli spazi verdi nelle città, nei piccoli centri e nelle periferie.

Il Regolamento mira a

  • l’assenza di perdita netta di spazio verde entro il 2030, rispetto all’anno di entrata in vigore delle norme sul ripristino della natura (a meno che la quota di spazio verde nell’ambiente urbano non superi già il 45%)
  • l’aumento della copertura arborea nelle città.

Cosa sono i Piani nazionali di ripristino?

La Nature Restoration law obbliga gli Stati membri a elaborare in anticipo e a presentare alla Commissione Piani nazionali di ripristino indicanti le modalità con cui intendono conseguire gli obiettivi. Devono inoltre a monitorare i progressi compiuti e a riferire in proposito, sulla base di indicatori di biodiversità a livello dell’UE.

A giugno scorso, il Ministro Pichetto Fratin durante un question-time alla Camera ha ricordato che l’Italia ha due anni per predisporre il proprio Piano nazionale di ripristino che conterrà le azioni da intraprendere sino a giugno 2032.

Il ministro invoca una “definizione partecipata” delle azioni del Piano nazionale con tutti i soggetti e le categorie interessate, “per tarare al meglio le modalità di raggiungimento dei target”.  Lo schema del Piano sarà sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica, con una fase di consultazione e partecipazione pubblica che garantirà il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.

Il piano dovrà anche coordinarsi con la missione PNRR-MER (Marine Ecosystem Restoration), che già prevede 37 interventi su larga scala per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri e la mappatura dei fondali e degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico”.

Nature Restoration Law – approfondimenti

Per approfondire sulla normativa ambientale e sul Codice dell’Ambiente

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La gestione documentale e la tracciabilità dei rifiuti, EPC Editore, ottobre 2021 (III ed.), Sassone Stefano

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Professore Associato di Ingegneria Sanitaria Ambientale Università di Roma Tor Vergata; Docente di impianti trattamento rifiuti e gestione degli Impianti Sanitari Ambientali

Dott. Andrea PEGAZZANO
Esperto tutela ambientale, Autorità di Bacino del Fiume Po

Magistrato del Tribunale, esperto nelle tematiche trattate

Coordinamento editoriale Portale InSic.it -redattore giuridico

Laurea in Giurisprudenza in Diritto europeo (LUISS Guido Carli 2006) e Master in “Gestione integrata di salute e sicurezza nell’evoluzione del mondo del lavoro” INAIL-Sapienza (I° Ed. 2018-19).
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Antonio Mazzuca

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