Normative ambientali: l’OCSE valuta il loro rigore

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Da oltre 40 anni in politica viene dibattuto il tema del rigore della normativa ambientale; anche l’Unione Europea ha a lungo discusso se l’armonizzazione del rigore normativo sarebbe potuto essere un ulteriore fattore di unificazione.


Negli USA, per esempio, gli emendamenti degli anni ’70 alla US Clean Air Act sono stati apportati in parte per evitare che i singoli stati competessero uno contro l’altro attraendo investimenti abbassando i loro standard ambientali locali.
Gli studiosi infatti, sono da tempo interessati a sapere se le normative ambientali possano scoraggiare gli investimenti, ridurre la domanda di lavoro, o siano in grado di alterare i modelli del commercio internazionale. Ma stimare le conseguenze della legislazione significa trovare un mezzo per misurare empiricamente il loro rigore.
Nel report Measuring environmental regulatory stringency, edito recente dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico OCSE, un team di studiosi ha tentato di elaborare un indice che rappresenti il rigore normativo ambientale ideale.
Nella prima parte della relazione illustrano quelli che a loro avviso rappresentano i principali ostacoli concettuali all’elaborazione, successivamente viene descritta la lunga storia di tentativi di misurare il rigore normativo ambientale – ed è valutato il loro relativo successo alla luce degli ostacoli prima descritti, infine viene proposta una misura di rigore basata sui dati relativi alle emissioni che potrebbe anche essere costruita separatamente per i diversi inquinanti

Redazione InSic

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