Ogni anno l’inquinamento da polveri sottili provoca nel paese più di 66 000 morti; sono 30 le zone italiane in cui si sono verificati superamenti dei valori-limite giornalieri che farebbero scattare piani di contenimento non attuati. Dal 2016 l’Italia ha ricevuto una lettera di messa in mora: ora ha due mesi di tempo per attivarsi, prima del deferimento alla Corte di Giustizia UE.
Lo riporta la Commissione…
La Commissione europea esorta l’Italia ad adottare azioni appropriate contro l’emissione di PM10 al fine di garantire una buona qualità dell’aria e salvaguardare la salute pubblica, dal momento che tale paese non è ancora riuscito a risolvere il problema dei livelli persistentemente elevati di polveri sottili (PM10), che rappresentano un grave rischio per la salute pubblica.
In Italia l’inquinamento da PM10 è causato principalmente da emissioni connesse al consumo di energia elettrica e al riscaldamento, ai trasporti, all’industria e all’agricoltura.
Ogni anno l’inquinamento da polveri sottili provoca nel paese più di 66 000 morti premature, rendendo l’Italia lo Stato membro più colpito in termini di mortalità connessa al particolato, secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA).
Si tratta di un ultimo avvertimento riguardante 30 zone di qualità dell’aria in tutto il territorio italiano in cui dal 1° gennaio 2005, data dell’entrata in vigore dei valori limite giornalieri di polveri sottili in sospensione (PM10), si sono registrati dei superamenti. Una precedente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (cfr. sentenza della Corte di giustizia del 19 dicembre 2012, C-68/11) aveva già ritenuto l’Italia responsabile della violazione della legislazione UE pertinente per gli anni 2006 e 2007.
Per quanto riguarda il valore limite giornaliero, le 30 zone interessate sono situate nelle seguenti regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia. L’avvertimento si riferisce inoltre ai superamenti del valore limite annuale in 9 zone: Venezia-Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, due zone della Pianura padana lombarda, Torino e Valle del Sacco (Lazio).
In caso di superamento dei valori limite, gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani per la qualità dell’aria che stabiliscano misure atte a porvi rimedio nel più breve tempo possibile. Le misure legislative e amministrative finora adottate dall’Italia non sono bastate a risolvere il problema.
La decisione odierna fa seguito a un’ulteriore lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel giugno 2016. Se l’Italia non si attiverà entro due mesi, la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE (questi gli step di una procedura di infrazione europea).
Emissioni PM10 e attuazione a livello UE
Le polveri sottili, note anche come “PM10”, sono presenti nelle emissioni connesse al consumo di energia e al riscaldamento, ai trasporti, all’industria e all’agricoltura. Il PM10 può provocare asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni, causando un numero di morti premature superiore al numero annuale di decessi per incidenti stradali.
La normativa UE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa (direttiva 2008/50/CE) impone agli Stati membri di limitare l’esposizione dei cittadini a questo tipo di particolato e stabilisce valori limite per l’esposizione riguardanti sia la concentrazione annua (40 µg/m3), che quella giornaliera (50 µg/m3), da non superare più di 35 volte per anno civile.
Nonostante l’obbligo per gli Stati membri di garantire una qualità dell’aria soddisfacente per i loro cittadini, sono ancora molte le zone in cui le concentrazioni di PM10 continuano a rappresentare un problema.
La Commissione ha ora avviato procedure di infrazione per livelli eccessivi di particolato PM10 nei confronti di 16 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) e in due di questi casi (Bulgaria e Polonia) è stata adita la Corte di giustizia dell’Unione europea.
La Commissione ha inoltre intrapreso un’azione legale riguardante l’NO2 nei confronti di 12 Stati membri, attualmente oggetto di procedure d’infrazione, segnatamente l’Austria, il Belgio, la Danimarca, la Francia, la Germania, l’Italia, la Polonia, il Portogallo, il Regno Unito, la Repubblica ceca, la Spagna e l’Ungheria.
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