Rifiuti in Campania, l’UE avvia il ricorso alla Corte di Giustizia

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La Commissione europea ha deciso di avviare un ricorso dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea contro l’Italia per il suo prolungato inadempimento in materia di gestione dei rifiuti nella regione Campania. Lo riferisce la Commissione stessa che ricorda come tutti gli Stati Membri devono recuperare e smaltire i rifiuti in modo tale da non mettere in pericolo la salute umana e l’ambiente.

Le condanna della Commissione europea

La Commissione propone che venga comminata una sanzione nella forma di una penalità giornaliera di 256819 EUR per ogni giorno di ritardo successivo alla seconda sentenza della Corte sino a che l’Italia non vi si conforma e di una somma forfettaria calcolata sulla base di € 28090 EUR per ogni giorno trascorso tra le due sentenze della Corte.
Nel pronunciarsi contro l’Italia nel marzo 2010, la Corte aveva espresso particolare preoccupazione riguardo all’assenza di una rete di dispositivi di smaltimento integrati e adeguati, che costituiscono un obbligo ai sensi della direttiva quadro sui rifiuti. La Commissione si è tenuta costantemente in contatto con le autorità italiane dopo la sentenza, nell’intento di assicurare che l’Italia prendesse le misure necessarie per eseguire la sentenza. Alcuni progressi sono stati compiuti: l’Italia ha adottato un nuovo piano di gestione dei rifiuti per la Campania nel gennaio 2012 e a giugno ha presentato un programma di misure destinate a gestire i rifiuti nella regione fino al 2016, quando dovrebbero diventare operativi nuovi impianti di trattamento.
Dall’estate 2011 le autorità locali hanno dirottato grandi quantità di rifiuti verso impianti in altre regioni, soluzione questa di natura meramente temporanea a problemi che caratterizzano la regione ormai da anni. Non sono però da escludersi nuove emergenze, dato che il trasporto dei rifiuti fuori dalla regione non risolve in modo adeguato i problemi endemici di questo territorio. Pur riconoscendo i progressi fatti, ad esempio sotto il profilo della raccolta differenziata, la Commissione guarda con preoccupazione i ritardi che hanno portato all’arresto della costruzione della maggior parte degli impianti previsti per il recupero dei rifiuti organici, degli inceneritori e delle discariche. Il rischio ora è che molte delle installazioni previste non siano pronte per la fine del 2016, cioè in tempi ancora ragionevoli dalla prima sentenza della Corte.
Preoccupanti sono altresì la sorte incerta di sei milioni di tonnellate di rifiuti imballati e stoccati presso vari siti in Campania, in attesa di un inceneritore che deve ancora essere costruito, e il basso tasso di raccolta differenziata nella provincia di Napoli: pur essendo la città della Campania che produce più rifiuti, Napoli ha un tasso di raccolta differenziata solo di circa il 20%.

Progressi nella raccolta differenziata

Il ministro dell’Ambiente Orlando, il 18 giugno scorso ha incontrato a Lussemburgo il commissario Ue Janez Potocnik per far conoscere tutti i passi fatti dal nostro Paese per recepire le indicazioni europee sul Piano regionale per la gestione dei rifiuti della Campania.Orlando avrebbe fatto riferimento al recente Decreto legge del Fare dove “c’è infatti la possibilità di procedere a commissariamenti per realizzare gli impianti previsti dal piano regionale che sono ancora incompiuti: non solo i termovalorizzatori di Napoli Est e Salerno, ma anche gli impianti per il compostaggio e la differenziata”.
Inoltre, Orlando ha aggiunto che “a fronte di una crescita significativa della differenziata le previsioni del piano possono essere sovradimensionate e quindi, almeno una parte, possano essere riviste”.Ieri, 20 giugno il ministro Orlando ha incontrato il sindaco di Napoli, De Magistris per condividere un metodo comune per far crescere la raccolta differenziata e determinare un salto di qualità per l’impiantistica intermedia. “Stiamo valutando le possibili soluzioni per la chiusura del ciclo dei rifiuti”.

Redazione InSic

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