Il Ministero dell’Ambiente ha firmato a Budapest, nell’ambito della Settima Sessione dell’Incontro delle Parti della Convenzione UNECE (in programma fino al 19 novembre), il “Patto di Parigi”, sulla protezione e l’utilizzazione dei corsi d’acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali
Il “Patto di Parigi” sottolinea l’importanza dell’inclusione delle risorse idriche nelle misure di adattamento ai mutamenti del clima. Il documento è parte dell’agenda di Lima-Parigi, nel quadro della Cop21 che si svolgerà nei prossimi giorni e farà parte del programma della “Giornata d’azione sulla resilienza ai cambiamenti climatici” che si terrà nella capitale francese il 2 dicembre.
A oggi, 152 organizzazioni hanno già firmato il “Patto di Parigi”, tra cui governi, Banca Mondiale, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni di bacino, ONG e stakeholder locali.
——————————————————–NOTIZIA DEL 23 NOVEMBRE 2015
Cop21, Galletti: “A Parigi le condizioni per arrivare a un accordo condiviso”
Il Ministro Galletti è intervenuto lo scorso 19 novembre a due convegni sui cambiamenti climatici in vista della Cop 21: alla Fao, all’apertura del “Rome 2015 – Science symposium on climate”, e all’Enea a un convegno organizzato in collaborazione con Nens sulle implicazioni per l’Italia e l’Unione europea della Cop21. Di seguito le dichiarazioni pubblicate sul Portale del Ministero dell’Ambiente
Se si tratterà di un accordo vincolante o meno, Galletti ha precisato: “Se per vincolante si intende un accordo con un sistema di sanzioni sulla scia di quanto accade in Europa, non credo che ci sarà. Ma noi lo chiederemo. Chiederemo che a Parigi ci sia qualcosa di simile a quello che c’è in Europa”. Perché l’Europa si presenterà al vertice Onu proprio con un accordo vincolante, come ha notato lo stesso ministro: “Meno 40% di Co2 al 2030, il 27% di rinnovabili, il 27% di efficienza energetica”. Tra gli altri punti del pacchetto, la diminuzione del 50% delle emissioni al 2050 e la neutralità al 2100. Senza trascurare la governance, che secondo Galletti è “quasi più importante rispetto agli obiettivi che ci diamo: il percorso e il monitoraggio degli impegni e dei risultati”.
Il ministro ha poi osservato che, rispetto a Kyoto, si arriva alla Cop21 con una consapevolezza diversa: “Oggi c’è l’impegno da parte del 96% dei Paesi che emettono gas serra. E se tutti si impegnano sulla riduzione, a differenza di Kyoto, non è più un vincolo ma diventa motivo di competitività”.
Al convegno Nens, Galletti ha anche parlato di carbon tax. “Non la amo molto – ha affermato – perché non è progressiva. Non dico no alla carbon tax ma prima aspettiamo di vedere dove va l’Europa, perché la situazione è confusa. Inoltre è il caso di aspettare la direttiva europea sulla fiscalità ambientale”.
———————————————————NOTIZIA DEL 13 NOVEMBRE 2015
Conferenza Parigi: sul Clima l’Italia punta a riscaldamento entro 1.5 gradi
Lo riferisce il Ministro Galletti al termine della pre-Cop21 (Parigi dall’8 al 10 novembre), la riunione preparatoria della vera e propria Conferenza delle Parti che si svolgerà agli inizi di dicembre nella capitale francese. Riportiamo di seguito le dichiarazioni del Ministro Galletti pubblicate sul sito del Ministero dell’Ambiente.
Il ministro ha ricordato che per «l’Ue e l’Italia l’obiettivo resta quello di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi. Continuiamo ad insistere affinché nell’accordo finale ci siano elementi quantitativi, il taglio di emissioni del 50% entro il 2050 e la neutralità delle emissioni entro fine secolo». Ma durante le due settimane di lavori, dal 30 novembre all’11 dicembre, la delegazione italiana insisterà anche per l’inserimento nel testo conclusivo di un “riferimento” ad un obiettivo ancora più ambizioso: il contenimento del riscaldamento globale a 1,5 gradi, come richiesto da alcuni Paesi, in particolare le piccole isole che altrimenti rischiano di scomparire.
L’obiettivo italiano.
«Con la Cop21 si comincia un percorso e tutti dobbiamo essere disponibili a proseguirlo uniti, con obiettivi monitorati e controllati, che possono essere rivisti e migliorati nel corso del tempo.
Oggi la scelta di fissare l’innalzamento della temperatura globale sotto i 2 gradi è sufficiente, ma qui alla PreCop21 stiamo discutendo per inserire nel documento anche un riferimento a 1,5 gradi, perché non è poi certo che la soglia dei 2 gradi nel tempo sarà sufficiente a scongiurare i cambiamenti climatici».
«L’accordo di Parigi è reso impellente proprio dal fatto che ancora inquiniamo in maniera crescente – spiega Galletti -, ma siamo ottimisti, le cose stanno cambiando molto. L’ultimo accordo sul clima, quello di Kyoto, aveva visto la sottoscrizione solo dei Paesi che coprivano il 13% delle emissioni. Noi eravamo tra quelli e gli impegni presi li abbiamo rispettati. Anche se si tratta di impegni comunque limitati nella globalità. Oggi, a 18 anni di distanza da quell’accordo, ci apprestiamo ad andare a Parigi con contributi nazionali supportati da impegni già resi espliciti da parte di tutti i Paesi che coprono ad oggi il 95% delle emissioni mondiali. Dunque, dal 13% siamo passati al 95% e ci sono le condizioni per coprire il 100% o almeno avvicinarci molto a questo dato. La sensibilità verso questo problema, per fortuna, è assolutamente diversa e con tante implicazioni. Prima di tutto il grande messaggio che si trasmette all’economia mondiale: se tutti i Paesi si impegnano verso il raggiungimento di un determinato obiettivo, allora anche i mercati dovranno adeguarsi».
L’Italia su vincoli e sanzioni.
«La nostra posizione – ha aggiunto Galletti – è chiarissima: abbiamo firmato un accordo tra tutti i 28 Paesi europei che impone la riduzione di co2 entro il 2030 di almeno il 40% ed è un obiettivo vincolante, con sanzioni. Quindi, indipendentemente da quello che capiterà a Parigi, noi l’obiettivo lo abbiamo già fissato e andremo alla Cop21, sia come Paese che come Ue, chiedendo a tutti gli altri Stati di impegnarsi almeno quanto ci siamo impegnati noi e con le stesse garanzie che stiamo offrendo. Dunque, la nostra posizione è già concordata, si tratta di una posizione che ci vincola e ci permette di andare a Parigi dando il buon esempio, perché noi da questo punto non torniamo più indietro».
La posizione italiana.
«Andiamo a Parigi con l’idea che un accordo è indispensabile. C’è ancora molto da fare, ma già a questa Pre-Cop passi in avanti se ne sono fatti, molto tecnici ma se ne sono fatti. I dati sugli effetti dei cambiamenti climatici – ha detto il ministro – sono purtroppo certi e noti a tutti. Sul tavolo abbiamo diverse ipotesi sul tavolo, un segnale fortissimo sarebbe l’istituzione di una carbon tax, ma con estremo realismo politico ritengo che non bisogna sottovalutare altri aspetti.
Parigi rappresenterà comunque una svolta, il problema di fermare l’innalzamento della temperatura globale sotto i 2,7 gradi esiste, perché ancora non abbiamo in campo azioni che ci permettono di arrivare all’obiettivo ambizioso che avevamo fissato sotto i 2 gradi, ma un fattore fondamentale può essere la creazione di una governance del processo, con monitoraggio e revisione ogni cinque anni dei progressi compiuti, come anche la trasparenza, cioè sul mondo in cui questi dati verranno forniti dagli Stati»
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