Trasferimento di rifiuti, quando non è deposito temporaneo

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La Corte di Cassazione con sentenza n. 16441 del 31.03.2017 esclude nel caso di trasferimento di rifiuti in luogo distante dal luogo di produzione, la costituzione del deposito temporaneo ribadendo la necessità che il luogo di trasferimento sia “funzionalmente collegato” a quest’ultimo e dotato dei necessari presidi di sicurezza…
La sentenza è estratta dalla rassegna della giurisprudenza della rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro a cura di S. Casarrubia.

Il caso di specie
L’imputato gestiva un cantiere edile nel centro storico di una città. Decideva di trasferire i rifiuti ivi prodotti presso un’altra area, distante poche centinaia di metri dal luogo della loro produzione, dove sarebbe stato più facile avviarli presso i centri autorizzati, perché più agevolmente raggiungibile dai mezzi pesanti.
È accusato di deposito incontrollato, nella seconda area, di rifiuti non pericolosi (art. 256, co. 2, TUA).
Si difende sostenendo che, invero, la vicenda deve essere inquadrata come “deposito temporaneo”, posto che la seconda area appartiene ad una società controllata dalla stessa persona fisica ed funzionalmente collegata al luogo di produzione dei rifiuti.

Secondo la Corte di Cassazione
La Cassazione è di opinione diversa. Il deposito temporaneo può aversi in un luogo diverso da quello di produzione materiale del rifiuto, purché “funzionalmente collegato” a quest’ultimo e dotato dei necessari presidi di sicurezza. Ciò, tuttavia, non era accaduto nel caso di specie. L’area di produzione e deposito avevano una diversa titolarità (essendo irrilevante al riguardo la riferibilità delle due società alla medesima persona fisica). Né sussisteva un collegamento funzionale tra l’area di produzione dei rifiuti e quella di deposito (non ravvisabile nella sola difficoltà di eseguire il trasporto dei rifiuti dal luogo di produzione, che non determina un nesso derivante dalla attività a seguito della quale sono stati prodotti i rifiuti).

Redazione InSic

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