In Gazzetta ufficiale europea arriva la Direttiva (UE) 2024/3019 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 novembre 2024: si tratta della nuova direttiva UE sul trattamento delle acque reflue urbane che estende il proprio campo di applicazione agli agglomerati più piccoli, con l’obiettivo di coprire più inquinanti, compresi i microinquinanti, e contribuire alla neutralità energetica.
La Direttiva 2024/3019 fa parte del Piano europeo contro l’inquinamento, l’ EU’s zero-pollution action plan: abroga la precedente Direttiva Acque, la storica Dir. 91/271/CEE a decorrere dal 1o agosto 2027, ma l’articolo 32 detta scadenze differenziate per conformarsi agli articoli da 2 a 11 e da 14 a 26 e agli allegati I, III, V e VI entro il 31 luglio 2027.
Entro il 1o gennaio 2028 gli Stati membri dovranno anche elaborare un programma nazionale di attuazione della nuova Direttiva.
- Quali sono le novità e cosa cambia con la nuova Direttiva?
Nell'articolo
La Direttiva (UE) 2024/3019 – la nuova direttiva sulle acque reflue urbane
La Direttiva 2024/3019 conta 353 articoli e 8 allegati e stabilisce norme sulla raccolta, sul trattamento e sullo scarico delle acque reflue urbane, allo scopo di proteggere l’ambiente e la salute umana. Stabilisce inoltre norme sull’accesso ai servizi igienico-sanitari per tutti, sulla trasparenza del settore delle acque reflue urbane, sulla sorveglianza periodica di parametri rilevanti per la salute pubblica nelle acque reflue urbane e sull’attuazione del principio «chi inquina paga».
La Direttiva opera in conformità all’approccio One Health, riducendo progressivamente le emissioni di gas a effetto serra a livelli sostenibili, migliorando i bilanci energetici delle attività di raccolta e trattamento di tali acque e contribuendo alla transizione verso un’economia circolare.
L’approccio One Health è un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse che si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente.
Cosa prevede la nuova Direttiva Acque 2024?
La Direttiva indica prescrizioni specifiche per il calcolo del carico fognario di un agglomerato (art.3) con scadenze differenziate in base alla grandezza dell’agglomerato urbano ed indica le deroghe per quelli con 1.000 abitanti che potranno realizzare sistemi individuali per la raccolta, lo stoccaggio e, se del caso, il trattamento delle acque reflue urbane (art.4).
La Direttiva parla poi dei Piani di gestione delle acque urbane: dovranno pensarci gli Stati entro il 31 dicembre 2033 per le aree di drenaggio degli agglomerati con 100 000 abitanti (art.5).
La Direttiva si occupa poi di Trattamento secondario, terziario e quaternario degli scarichi provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane (art.6,7,8,); stabilisce anche regole per gli audit per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane e delle reti fognarie in funzione (art.11) garantendo la neutralità energetica.
Sorveglianza delle acque reflue
Nella nuova direttiva non manca un riferimento agli Scarichi di acque reflue non domestiche (art.14) da subordinare a regolamentazioni o autorizzazioni specifiche e non domestiche biodegradabili (art.16. Si concede agli Stati membri di promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate da tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, se opportuno, specialmente nelle zone soggette a stress idrico e per tutti gli scopi appropriati (art.15).
La Direttiva 2024/3019 si occupa anche di sorveglianza delle acque reflue richiedendo un sistema nazionale di cooperazione e coordinamento tra le autorità competenti per la salute pubblica e quelle competenti per il trattamento delle acque reflue urbane (art.17).
Scarichi e valutazione del rischio per l’ambiente
Entro il 31 dicembre 2027 gli Stati membri dovranno identificare e valutare i rischi per l’ambiente e per la salute umana associate agli scarichi di acque reflue urbane (art.18) ed entro il 12 gennaio 2029 l’Accesso ai servizi igienico-sanitari (art.19) e che la gestione dei fanghi rispetti la Direttiva Rifiuti (art.20).
Nell’articolo 21 la Direttiva stila una lista di Controlli sugli scarichi, impianti e acque ed in particolare i quantitativi di microplastiche.
Informazioni per il pubblico, ricorsi, indennizzi e sanzioni per violazioni della Direttiva Acque
La direttiva pone quindi specifici obblighi relativi di informazioni per il pubblico (art.24) sulla raccolta e sul trattamento delle acque reflue urbane per ogni agglomerato con oltre 1.000 abitanti o per ogni area amministrativa pertinente facendo riferimento ai dati elencati nell’allegato VI. Richiede anche agli Stati di garantire una procedura di ricorso dinanzi a un organo giurisdizionale per contestare la legittimità sostanziale o procedurale di decisioni, atti od omissioni prese dagli Stati (art.25) e regola gli indennizzi (art.26) in caso di danno alla salute umana intervenuto a seguito di una violazione delle misure nazionali adottate ai sensi della nuova direttiva.
Infine le Sanzioni (art.29): in base alla nuova Direttiva, gli Stati membri possono introdurre sanzioni applicabili in caso di violazione delle disposizioni nazionali adottate in attuazione delle nuove regole comunitarie e adottare tutte le misure necessarie per assicurarne l’applicazione. Le sanzioni previste devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.
Cosa si intende per Acque reflue urbane?
Per «acque reflue urbane» la Direttiva ricomprende (art.1):
- acque reflue domestiche;
- miscuglio di acque reflue domestiche e non domestiche;
- miscuglio di acque reflue domestiche e deflusso urbano;
- miscuglio di acque reflue domestiche, non domestiche e deflusso urbano.
Direttiva Acque reflue urbane: più agglomerati e più inquinanti
nuovi obblighi per gli Stati Membri
Secondo la direttiva rivista, gli Stati membri dovranno raccogliere e trattare le acque reflue di tutti gli agglomerati (urbani) con più di 1.000 abitanti equivalenti (misura utilizzata per calcolare l’inquinamento delle acque reflue urbane) secondo gli standard minimi dell’UE (invece della soglia di 2.000 abitanti equivalenti stabilita nelle norme precedenti).
Lo sviluppo delle reti fognarie europee
Per contrastare meglio l’inquinamento e prevenire lo scarico nell’ambiente di acque reflue urbane non trattate, tutti gli agglomerati con una popolazione compresa tra 1.000 e 2.000 abitanti equivalenti devono essere dotati di reti fognarie e tutte le fonti di acque reflue domestiche devono essere collegate a tali reti entro il 2035 (si veda art.3).
Per tali agglomerati, entro il 2035 gli stati membri dovranno rimuovere la materia organica biodegradabile dalle acque reflue urbane (trattamento secondario) prima che vengano scaricate nell’ambiente.
Le deroghe si applicheranno agli stati membri in cui la copertura dei sistemi di raccolta è molto bassa e pertanto richiederebbe investimenti significativi. Anche gli stati membri che hanno aderito all’UE più di recente e hanno già effettuato investimenti significativi più di recente per implementare la direttiva attuale (vale a dire Romania, Bulgaria e Croazia) possono beneficiare di deroghe (si veda art.3 e 4).
Rimozione Inquinanti: cosa cambia nella nuova Direttiva Acque reflue urbane
Entro il 2039, la rimozione di azoto e fosforo (trattamento terziario) sarà obbligatoria per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane che trattano acque reflue urbane con un carico di 150.000 abitanti equivalenti e oltre (si veda art.7). Per tali impianti di trattamento delle acque reflue urbane, entro il 2045 gli stati membri dovranno applicare un trattamento aggiuntivo per rimuovere i microinquinanti, noto come trattamento quaternario (si veda art.8).
Microinquinanti
I produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici, principale fonte di microinquinanti nelle acque reflue urbane, dovranno contribuire almeno all’80% dei costi aggiuntivi per il trattamento quaternario, attraverso un regime di responsabilità estesa del produttore (EPR) e in conformità con il principio “chi inquina paga” (si veda art.8).
Acque reflue urbane: perché una nuova Direttiva europea?
La necessità di un aggiornamento della Direttiva Acque reflue è dovuta al ruolo importante che queste possono giocare nella riduzione delle emissioni di gas serra: secondo il Consiglio, infatti, la Direttiva concorre al raggiungimento degli obiettivi di neutralità energetica , il che significa che entro il 2045 gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane che trattano un carico di 10.000 abitanti equivalenti e oltre, dovranno utilizzare energia da fonti rinnovabili generata dai rispettivi impianti.
La direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane è stata adottata nel 1991e doveva “proteggere l’ambiente dagli effetti negativi degli scarichi di acque reflue provenienti da fonti urbane e da industrie specifiche”.
Nel 2019 la Commissione ha avviato la procedura di valutazione della Direttiva che pure si è dimostrata efficace nel ridurre l’inquinamento delle acque e nel migliorare il trattamento degli scarichi delle acque reflue negli ultimi tre decenni. Tuttavia, ha anche mostrato che c’erano ancora fonti di inquinamento che non erano ancora state affrontate adeguatamente e tra queste rientravano l’inquinamento da agglomerati più piccoli e un ampio spettro di microinquinanti nocivi. Dalla valutazione è anche emerso che il settore delle acque reflue urbane è uno dei maggiori consumatori di energia nel settore pubblico.
Per approfondire sulla nuova Direttiva, leggi la pagina dedicata sul sito del Consiglio europeo.
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Laurea in Giurisprudenza in Diritto europeo (LUISS Guido Carli 2006) e Master in “Gestione integrata di salute e sicurezza nell’evoluzione del mondo del lavoro” INAIL-Sapienza (I° Ed. 2018-19).
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