Trivellazioni e tutela del mare: dallo Sblocca Italia ai rapporti con la Croazia

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Il DL Sblocca Italia ha rilanciato la coltivazione di idrocarburi: ecco un dossier della Camera che fa il punto sulle novità e sui prossimi impegni del Governo, mentre dalla Croazia si aprono nuove trivellazioni



La Camera dei Deputati aggiorna (al 2 marzo 2015) il dossier che fa il punto sulla normativa e sugli interventi in materia di trivellazioni. L’incremento della produzione nazionale di idrocarburi è tra gli obiettivi prioritari della Strategia energetica nazionale, si ribadisce, e nel convertito DL Sblocca Italia si punta al rilancio della ricerca e coltivazione egli idrocarburi in Italia, per rendere il Paese più autonomo dalle forniture estere.

Nel DL Sblocca Italia
Col decreto-legge 133/2014 si prevede anzitutto lo svolgimento di interventi in favore dei territori con insediamenti produttivi petroliferi (articolo 36-bis), destinando a progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi, una quota delle maggiori entrate per l’erario garantite dalle risorse energetiche strategiche nazionali di idrocarburi.
Le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale vengono poi qualificate (articolo 38) come attività di interesse strategico, di pubblica utilità,urgenti e indifferibili. Un’ulteriore modifica attiene all’inserimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi effettuate sulla terraferma tra i progetti di competenza statale sottoposti a procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA); tali attività erano, infatti, di competenza delle regioni e delle province autonome. Vengono inoltre stabiliti nuovi principi per il conferimento di titoli minerari, in modo da semplificare e ridurre i tempi necessari per il rilascio dei titoli abilitativi per la ricerca e la produzione di idrocarburi, prevedendo il rilascio di un titolo concessorio unico, accordato con decreto MiSE, a seguito di un procedimento unico svolto nel termine di centottanta giorni.
In accordo con la Strategia energetica nazionale, si introduce, nelle attività di ricerca o coltivazione di idrocarburi rilasciate dallo Stato il divieto della ricerca e dell’estrazione di shale gas e shale oil e il rilascio dei relativi titoli minerari.
Il Dossier fa quindi il punto sui Titoli minerari vigenti in Italia e, per quanto riguarda invece le attività offshore, ricorda che i permessi e le concessioni ricadono in 7 aree marine (Zone A, B, C, D, E, F e G). Solo alcune aree della piattaforma continentale sono aperte alla ricerca di idrocarburi, sono definite zone marine,e definite con leggi e con decreti ministeriali in funzione del potenziale interesse minerario. Con Decreto Ministeriale 9 agosto 2013 sono state rimodulate le “zone marine” con la chiusura alle nuove attività delle aree tirreniche e di quelle entro 12 miglia da tutte le coste e le aree protette, con la contestuale individuazione di un’area marina nel mare delle Baleari, contigua ad aree di ricerca spagnole e francesi.

Le Trivellazioni in Adriatico
Proprio in questi giorni, sul sito del Ministero dell’Ambiente si è tornato a parlare di trivellazioni in seguito al nuovo lancio di trivellazioni lanciato da Zagabria nel mare Adriatico per il quale il ministro Galletti ha chiesto e ottenuto specifiche consultazioni: “L’Italia – spiega il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – ha una legislazione molto rigorosa sul tema delle trivellazioni, orientata prima di tutto alla massima sicurezza ambientale. Essere pienamente a conoscenza di quel che si verifica a poca distanza dalle nostre coste, a maggior ragione perché che si tratta di interventi energetici con un potenziale impatto ambientale, era per noi un passaggio irrinunciabile. Ed è anche un modo per rispondere a chi in questi mesi aveva temuto che l’Italia fosse semplice spettatrice di ciò che accade nell’Adriatico”.
In questo contesto, spiega il Ministero, la Direzione generale per le valutazioni ambientali del ministero ha manifestato in due occasioni ufficiali l’interesse a partecipare alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del “Piano e Programma Quadro di ricerca e produzione degli idrocarburi nell’Adriatico” del governo croato, come previsto dalla Direttiva 2001/42/CE e dal Protocollo VAS alla Convenzione di Espoo sottoscritto nel 2003 a Kiev.
È prevista entro il 20 aprile è previsto il termine ultimo per l’invio delle osservazioni delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, che saranno poi trasmesse in maggio al governo croato.

Le prossime iniziative normative
La Camera anticipa nel dossier alcuni dei prossimi interventi che il Parlamento si propone di realizzare in materia di trivellazioni: si intende impegnare il Governo a
– valutare le linee di base delle acque territoriali lungo l’intero perimetro costiero nazionale ai fini del divieto entro le 12 miglia delle attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare;
– non mettere a rischio e a non pregiudicare, neanche potenzialmente, lo stato delle aree di reperimento di parchi costieri e marini e di aree marine protette così come definite dall’articolo 31 della legge n. 979/82, e dagli articolo 34 e 36 della legge 394/91, nonché i beni individuati ai sensi delle leggi n. 184/77, n. 77/2006 e n. 689/1994;
– prevedere la sospensione delle attività in zone di elevato rischio sismico, vulcanico, tettonico,
– adottare le necessarie iniziative volte a una revisione del sistema delle autorizzazioni per le trivellazioni prevedendo il coinvolgimento del Ministero dell’ambiente
– incrementare per le nuove concessioni di coltivazione le aliquote delle royalty fino al 50 per cento rispetto a quelle attualmente vigenti in funzione della produttività degli impianti
– verificare la sussistenza dei requisiti economici e tecnici delle società titolari di permessi di ricerca in modo da garantire efficienza tecnica, sicurezza e pieno rispetto di tutte le prescrizioni e dei vincoli stabiliti dalle autorità competenti: no
– assumere ogni iniziativa, anche normativa, volta a prevedere il divieto della tecnica della fratturazione idraulica, dando così seguito alla Risoluzione 8-00012 approvata il 18 settembre 2013 dalla Commissione VIII della Camera, che ha impegnato il Governo a escludere proprio l’utilizzo della fratturazione idraulica nel territorio italiano;
– prevedere in maniera chiara ed univoca che il parere degli enti locali sulle installazioni da assoggettare a VIA sia acquisito e vagliato nell’ambito dello stesso procedimento di VIA al fine di assicurare la previsione e la conseguente valutazione del parere degli enti locali in relazione alle istanze di rilascio di titoli minerari.

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Redazione InSic

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