Tutela del mare: gli obiettivi del ministro Orlando

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Una politica coordinata di tutela del mare, inteso come habitat naturale ma inteso anche come risorsa economica per sviluppare una crescita sostenibile. È questo l’obiettivo che il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha illustrato lo scorso 30 ottobre a Roma durante un incontro con le direzioni marittime e con il vertice del Corpo delle capitanerie e della Guardia costiera. “Lo stato di salute del mare deve tornare al centro delle politiche e della programmazione”, ha osservato il ministro.

Il tema della sostenibilità, ha aggiunto Orlando, “non deve essere pensato come un freno allo sviluppo e alla crescita, ma al contrario deve essere il progetto di uno sviluppo diverso. In questo modo stiamo ragionando in Europa e in Italia sul concetto della blue economy, della blue growth strategy, la crescita che fa perno attorno al mare”.
La strategia di crescita blu – ricorda il ministro – è il progetto di un insieme di politiche, promosse dall’Unione Europea, per incentivare le attività economiche legate al sistema mare, e a promuovere la crescita sostenibile nel rispetto dell’ambiente marino e della biodiversità. Ricorda il ministro che “le attività economiche che dipendono dal mare impiegano circa 5,4 milioni di persone in Europa e generano un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno. Ma stiamo ragionando sul tema dello sviluppo sostenibile sul mare anche con un gruppo di Paesi mediterranei, con i quali darci un obiettivo comune e condiviso. Per esempio, per evitare lo spostamento dei costi ambientali e il dumping ambientale sull’altra sponda del Mediterraneo”.
Nel ricordare i compiti primari che nella tutela del mare hanno il corpo delle Capitanerie-Guardia costiera e i direttori marittimi, il ministro Orlando ha osservato che “lo spezzettamento attuale delle competenze non aiuta il mare a essere tutelato né aiuta una crescita sostenibile delle attività umane sul mare. Le politiche ora divise vanno coordinate e razionalizzate”. Per esempio, in futuro il Corpo potrebbe assumere un ruolo di controllo dell’intera filiera antinquinamento, ha auspicato il ministro, e potrebbe avere competenze più forti per esempio in settori come le piattaforme petrolifere, la verifica delle prescrizioni delle opere e degli impianti sottoposti a Valutazione di impatto ambientale, i trasporti transfrontalieri dei rifiuti via mare.

Redazione InSic

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