Cani Chernobyl

Radiazioni ionizzanti: gli effetti sulla popolazione canina vicino Chernobyl

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L’esplosione del reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl, intervenuto nel lontano 26 aprile 1986 alle 1:23:58, rappresenta uno dei disastri ambientali più rilevanti che ancora oggi provoca una contaminazione ambientale a largo spettro diffusorio e perdurante nel tempo, classificato nella scala di catastroficità INES (scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici, istituito nel 1989 dall’AIEA) al settimo livello insieme al disastro intervenuto nel 2011 a Fukushima.

L’articolo riporta i dati sulla contaminazione nucleare della zona di esclusione ed i recenti studi genetici sulle specie animali, in particolare i cani hanno riscontrato diversi livelli di reattività e intelligenza

La zona di esclusione nucleare di Chernobyl: la contaminazione e gli studi genetici

L’entità del disastro nucleare che si è riverberata sia sulla natura sia sulla popolazione umana circostante (e non solo) ha lasciato gravi strascichi che ancora oggi devono essere tenuti sotto controllo a causa dell’elevato tasso di radioattività che permea e avvelena il territorio ucraino; basti pensare che la c.d. “zona di esclusione nucleare” nella quale è stata interdetta ogni attività antropica si estende infatti a circa 3.004 chilometri quadrati (circa 1.160 miglia quadrate) dalla centrale nucleare.

La zona di esclusione nucleare è stata negli anni oggetto di numerosi studi genetici, costituendo un involontario campo di sperimentazione che ha riguardato l’impatto gli effetti delle radiazioni nucleari sulla vegetazione locale, sugli animali e sulle mutazioni genomiche di coloro che hanno sviluppato il cancro alla tiroide a seguito dell’esposizione radioattiva.

La genotossicità dell’aria intorno a Chernobyl

La genotossicità causata dalla continua esposizione alle radiazioni ionizzanti ha comportato danni al DNA delle specie umane e animali che hanno variato i loro effetti dalla modifica di una singola base di DNA alla frantumazione dei cromosomi ed all’avvelenamento da metalli pesanti, fonte di taglio del DNA attraverso entrambi i filamenti e di fattore di impedimento della riparazione organica. A causa di questi fenomeni, si è assistito nel tempo ad una proliferazione delle mutazioni negli organismi vegetali e animali.

Effetti della radioattività sulle specie animali intorno a Chernobyl

Ma vi è un’altra conseguenza interessante collegata alla zona di esclusione nucleare che si è riverberata sul territorio: la sopravvivenza di alcune specie animali – tra cui spicca la popolazione canina – che ha comportato modificazioni genetiche oggetto di ricerche scientifiche che hanno portato a risultanze sorprendenti.

A causa delle restrizioni geografiche derivanti dalla circoscrizione della zona di esclusione nucleare, infatti, la severa limitazione della migrazione della fauna locale ha determinato l’intrappolamento degli animali all’interno dell’area colpita dalle radiazioni. Queste restrizioni hanno comportato che la fauna locale sopravvissuta si accoppiasse tra loro, andando gradualmente a diminuire la diversità genetica grazie alla forzatura dei rapporti tra consanguinei. La nuova linea evolutiva creatasi ha determinato la progressiva eliminazione dei tratti non adattivi favorendo vantaggi riproduttivi alle nuove stirpi sopravvissute.

La Chernobyl Dog Research Initiative

Le conclusioni sopra menzionate sono state comprovate dalla “Chernobyl Dog Research Initiative”, formatasi nel 2017 al fine di seguire il progressivo aumento della popolazione canina sopravvissuta (circa 800 esemplari) nelle vicinanze del reattore nucleare e che recentemente ha pubblicato un resoconto analitico individuando i cambiamenti genetici intercorsi tra cani in una zona che è stata definita come “una catastrofe ecologica di enormi proporzioni”.

Le ricerche hanno riguardato la raccolta, la conservazione e l’analisi dei campioni di sangue e dei segmenti genomici ancestrali di 302 cani (129.497 siti a base di DNA singolo nel genoma che variano tra gli individui) rappresentativi delle 3 popolazioni viventi di razza pura e di razza libera (o più comunemente definiti “bastardi”) esposti a diversi livelli di radiazioni sia nelle vicinanze dell’area della centrale nucleare sia nel range tra i 15 e i 45 km circostanti in determinate aree geografiche:

  • La nuova struttura della Chernobyl Safe Confinement, costruita per contenere la radioattività del reattore danneggiato;
  • Una stazione ferroviaria nel mezzo della contaminazione;
  • La foresta intorno alla città di Pripyat, situata a circa 3,5 km (2,2 miglia) dal reattore nella quale risiedevano molti lavoratori della centrale;
  • Cernobyl City, situata a circa 14.5 chilometri (9 miglia) di distanza dal sito e chiusa dal confine con la Bielorussia, nella quale risiedevano prima del disastro circa 14.000 persone e che ora risulta praticamente abbandonata, con soli 500 abitanti registrati nel 2010;
  • la città ucraina di Slavutych, situata a 45 chilometri (28 miglia) di distanza dal disastro, fondata nel
  • 1986 per ospitare i lavoratori addetti alla centrale nucleare con le loro famiglie.

Le ricerche effettuate hanno evidenziato in primo luogo una parentela di 15 famiglie, 3 grandi gruppi, (ciascuno con 10 membri) e 7 gruppi familiari geneticamente distinti (con 1 genitore e 1 prole); delle 15 famiglie riscontrate, la più numerosa (162 elementi) copre tutti i siti di raccolta all’interno della zona di esclusione nucleare ed evidenzia chiaramente una migrazione della popolazione canina dalla centrale nucleare verso la città di Chernobyl; nei soggetti di razza pura sono state evidenziate maggiori somiglianze genetiche rispetto ai soggetti di razza libera.

Nelle varianti genetiche soprannominate “loci di sopravvivenza” (ove la parola latina “locus” indica il sito di un gene sul suo cromosoma), è stato rilevato che i cani localizzati nella zona ferroviaria sono risultati più dotati nella socializzazione e nella ricerca di soluzioni di fuga dall’area.

Tale scoperta è importante perchè rappresenta anche la prima caratterizzazione di una “specie domestica” nell’area di Chernobyl, consentendo una base per gli studi genetici sugli effetti dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti a lungo termine a basso dosaggio sugli organismi animali circoscritta a zone di contaminazione variabile (basti pensare che nella zona radioattiva nei pressi della centrale nucleare la radiazione derivante dalla scomposizione del cesio-137 è da 10 a 400 volte superiore a quella di Chernobyl City).

Fonte:

The dogs of Chernobyl: Demographic insights into populations inhabiting the nuclear exclusion zone

Alessandro Zuco

Avvocato specializzato in diritto ambientale e sicurezza sul lavoro - autore per la rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro.