Rifiuti speciali: come smaltirli secondo la legge e tutelare l’ambiente

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L’articolo indica i criteri stabiliti dal Ministero della Transizione Ecologia per definire la tipologia di rifiuto, tra urbano e speciale.

In particolare si fa il punto sulla corretta gestione dei rifiuti speciali pericolosi.

Rifiuti urbani e rifiuti speciali: definizione e differenze

Secondo il Ministero della Transizione Ecologica, due sono le macro categorie a cui possono appartenere le diverse tipologie di rifiuti: urbani e speciali.

Per distinguere le due categorie non serve condurre un’analisi chimico-fisica dei rifiuti, basta identificare la provenienza dei rifiuti stessi: banalmente, quelli di origine domestica, gestiti dalla pubblica amministrazione, vengono definiti rifiuti urbani.

Essi si distinguono in rifiuti urbani pericolosi (RUP) e rifiuti urbani non pericolosi.

I rifiuti speciali invece, provengono da attività produttive e vengono gestiti da aziende autorizzate allo smaltimento.

Anche i rifiuti speciali si distinguono in due tipologie: pericolosi e non pericolosi.

Con il termine “rifiuti speciali non pericolosi” intendiamo definire tutti quei rifiuti prodotti da attività industriali che non contengono al loro interno sostanze nocive, quali sostanze infette, sostanze tossiche, sensibilizzanti, mutageni o agenti corrosivi o meglio, si intendono tutti quei rifiuti categorizzati come non pericolosi secondo la normativa dei rifiuti.

In questo articolo ci concentreremo in particolar modo sui rifiuti speciali pericolosi.

Questi ultimi vengono generati dalle attività produttive e rappresentano un potenziale danno per l’uomo e l’ambiente in cui si trovano; oli esauriti, solventi, vernici, aerosol vuoti (bombolette spray) sono tutti esempi di rifiuti pericolosi.

Rifiuti speciali pericolosi: classificazione

Per classificare correttamente ogni rifiuto è fondamentale adottare un sistema universale di riconoscimento, nel nostro caso un regolamento europeo specifico che prende il nome di Regolamento UE 1357/2014.

Questa normativa stabilisce i criteri attraverso cui un rifiuto può essere considerato pericoloso; per ogni rifiuto è presente un codice E.E.R. (in precedenza chiamato C.E.R.) di 6 cifre che lo identifica univocamente su 3 livelli distinti: le prime due cifre stabiliscono l’attività di provenienza, le due centrali definiscono il processo produttivo dell’attività nel dettaglio, le ultime due invece classificano il tipo di rifiuto.

Viene aggiunto infine un asterisco (*) per indicare un rifiuto classificato come pericoloso ad esempio del mercurio parzialmente stabilizzato (19 03 08*).

C’è ancora un po’ di confusione sull’utilizzo di E.E.R. o C.E.R. ma, in riferimento al decreto legislativo 116/2020, l’acronimo “corretto” da usare è E.E.R. anche se utilizzare C.E.R. non dovrebbe creare nessun problema.

Diciamo che questa differenza tra E.E.R. e C.E.R sta più nella forma che nella sostanza, il dato che si andrà ad indicare ha lo stesso significato.

Ricordiamo che per la corretta classificazione è anche fondamentale, se non si dispongono di dati certi, analizzare il rifiuto, utilizzato i dati derivanti da un’analisi di laboratorio, solo così sarà possibile verificare se quel rifiuto è anche assegnabile ad un numero ONU e quindi classificabile anche come pericoloso ai fini del trasporto.

Rifiuti speciali pericolosi: come stoccarli correttamente

Classificato il rifiuto esso verrà stoccato per un determinato periodo prima di essere smaltito correttamente.

I rifiuti possono essere lasciati in un deposito temporaneo, correttamente segnalato e delimitato, per massimo 1 anno, entro questo periodo devono essere smaltiti correttamente.

I produttori di rifiuti hanno il compito di mantenere un registro di carico e scarico in cui annotare tutte le informazioni sui rifiuti, sia a livello quantitativo (volume di rifiuti generati) che a livello qualitativo (tipologia di rifiuti generati).

Queste informazioni devono essere trasferite sul registro entro 10 giorni lavorativi dalla produzione del rifiuto e dal suo scarico e infine comunicate annualmente al Catasto.

Rifiuti speciali pericolosi: come trasportarli a norma di legge

Come abbiamo visto durante la classificazione al rifiuto viene associato un codice E.E.R. e, nel caso rientrasse anche in una classificazione di merce pericolosa per il trasporto (chiamate nel linguaggio comune, anche se non corretto, merci ADR), viene associato anche ad un numero ONU.

Possiamo dire semplicemente che, nel caso di rifiuti speciali pericolosi (quelli con codice E.E.R. seguito da un *), occorre apporre sui colli:

– un’etichetta specifica con il codice E.E.R.;

– l’etichetta R di rifiuto pericoloso;

– un’etichetta di pericolo simile a all’etichetta CLP.

 Se questo rifiuto, che non per forza deve essere anche rifiuto pericolose, è associato ad un numero ONU, l’imballaggio per essere spedito via strada ADR dovrà essere completato con:

– numero ONU;

– etichette di pericolo o/o eventuali marchi di pericolo.

 È importante ricordare che se il rifiuto è pericoloso ai fini del trasporto anche l’imballaggio deve essere curato adeguatamente, nella maggior parte dei casi sarà richiesto un imballaggio omologato ONU, salvo esenzioni.

È importante ricordare che, a livello di documenti, sarà necessario, eccetto casi particolari, compilare il FIR e redigere, in caso di rifiuti pericolosi ai fini del trasporto, un documento conforme alle richieste dell’ADR.

Rifiuti speciali pericolosi: conclusione

La gestione dei rifiuti speciali è complessa sotto diversi aspetti: il personale dell’azienda a cui ci rivolgiamo per il corretto smaltimento dei nostri rifiuti speciali pericolosi deve essere adeguatamente formato per assolvere al meglio il proprio compito, organizzare tutte le fasi di smaltimento dei rifiuti speciali, assicurarsi di ottemperare alla normativa vigente, garantendo quindi un vantaggio ambientale.

Per acquistare tutto ciò che serve per spedizioni sicure e conformi, ci si può rivolgere a Serpac, produttore di imballaggi ONU e di etichette, placche di pericolo, marchi e pannelli per il trasporto di merci pericolose.

Clio Gargiulo

Responsabile Commerciale Divisione Periodici di EPC Editore