Acquedotti comunali all’amianto in alcune aree dell’Ato 2(Ambito territoriale ottimale), in Provincia di Napoli e Caserta, l’area nota come Terra dei fuochi. Condotte realizzate con un mix «cemento-amianto», cioè Eternit. Ce ne sono in varie parti d’Italia: così si usava nel dopoguerra quando non si conoscevano i rischi dell’amianto. Le condotte hanno in media 40-50 anni. In Campania sono oltre 112 i chilometri di condotte realizzate con tubazioni realizzate in Eternit, circa il 7% della rete. Il dato è certificato all’interno del Piano d’ambito a pagina 136 redatto dallo stesso Ato2 Napoli-Volturno. Si tratta di un dettagliato studio realizzato fra luglio 2002 e marzo 2003, ancora valido. La presenza delle condotte all’amianto è un ulteriore allarme che si aggiunge alle concentrazioni elevatissime di arsenico in diversi pozzi che alimentano l’acquedotto. Nelle zone a rischio sismico le condotte possono subire fratture che favoriscono una maggiore diffusione delle fibre di amianto nell’acqua potabile di decine di Comuni, senza contare i rischi dovuti al fatto che le condotte sono vecchie. La diffusione dell’amianto nell’acqua potabile avviene attraverso diverse modalità. Il caso più comune, secondo Vito Totire, medico dell’AEA (Associazione Esposti Amianto) è quello dovuto alla corrosione delle tubature. In Australia è stato compiuto un esperimento sulla contaminazione domestica, riguardante il lavaggio di biancheria con acqua proveniente da condutture di cemento-amianto. È stato monitorato il rilascio di fibre da asciugamani che erano stati puliti in lavatrici collegate a condutture in amianto ed è così stato dimostrato che essi rilasciano fibre del minerale ogni volta che vengono strizzati o utilizzati. I 112 chilometri di tubazioni potenzialmente pericolose si snodano nel sottosuolo dei 136 Comuni campani che compongono l’Ato2. Fra loro ci sono tutti i 104 Municipi della Provincia di Caserta e i 32 della Provincia di Napoli. I Comuni del napoletano sono quelli che ricadono nell’area suburbana nord occidentale del capoluogo campano (Casavatore, Arzano, Afragola, Acerra, Caivano, Crispano, Cardito, Casandrino, Calvizzano, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Qualiano, Quarto e Villaricca, i Comuni dell’area flegrea). Per ovviare al problema l’Ato 2 ha previsto nel 2003 un piano finanziario e una serie di interventi sulle vecchie condotte in Eternit, individuando in 3-5 anni il tempo occorrente per sostituirle. Non tocca all’Ato 2 eliminare le condotte pericolose. Sono i Comuni gli unici abilitati a intervenire, ognuno nel proprio territorio, per eliminare le tubazioni. Dunque oggi non è possibile sapere quanti di quei 112,63 chilometri di cemento-amianto censiti siano ancora sottoterra. Ammette il Direttore dell’Ato 2 Ugo Bruni: «Non è possibile, senza uno studio preciso stabilire in quali Comuni e in che misura sono state eliminate le condotte pericolose». Esistono casi, come quello di Vairano Patenora (CE), in cui la vecchia condotta è stata bypassata già alcuni anni fa. I primi tubi di cemento-amianto risalgono al periodo 1913-1921 prodotti dalla Eternit SpA di Genova; da quell’epoca hanno avuto un impiego diffuso, sia nel funzionamento in pressione (condotte irrigue e d’acquedotto) che in quello a gravità (condotte di scarico). Le condotte in cemento-amianto vennero impiegate anche sulla base di relazioni tecniche che indicavano un bassissimo rischio per la salute umana. Il pericolo diventa però altissimo con la cessione di fibre di amianto connessa alla perdita di compattezza del manufatto che si realizza per una lunga esposizione agli agenti atmosferici o per danneggiamento a opera dell’uomo.
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