Concluso il secondo Processo Fincantieri Palermo

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AGGIORNAMENTO

Si è concluso lo scorso venerdì a Palermo il secondo processo per le morti da amianto alla Fincantieri, che vedeva imputati gli ex direttori Giuseppe Cortesi, Antonio Cipponeri e Luciano Lemetti, tutti ritenuti responsabili dell’omicidio colposo di sette operai deceduti per asbestosi e mesotelioma pleurico in seguito all’inalazione della fibra killer.


Nello stabilimento del capoluogo siciliano, infatti, non sarebbero state adottate le misure di sicurezza minime per evitare il contatto diretto con l’amianto. Il giudice Monica Sammartino li ha condannati complessivamente a 24 anni e 6 mesi di carcere: nove anni e mezzo a Lemetti, otto anni e mezzo a Cortesi e sei anni e mezzo a Cipponeri.

I tre imputati, già condannati un anno fa in via definitiva per la morte di altri 37 operai e le malattie asbesto-correlate sviluppate da 24 lavoratori, sono stati invece assolti dall’accusa di omicidio colposo relativa a 10 decessi, mentre per 15 capi di imputazione di omicidio e lesioni colpose è stata dichiarata la prescrizione. Il giudice Sammartino ha riconosciuto anche il risarcimento del danno, da liquidarsi in sede civile, alle parti civili costituite: i familiari di tre vittime, l’Inail e la Fiom. Il magistrato ha inoltre attribuito una provvisionale immediatamente esecutiva di 700mila euro all’Inail e somme tra i 120mila e i 65mila euro alle mogli e ai figli delle vittime che si sono costituiti parti civili.
———————————————————NOTIZIA DELL’8 aprile 2015
Processo Fincantieri Palermo: le morti per amianto erano prevedibili


La Cassazione ha confermato la condanna per omicidio colposo di tre ex dirigenti, processati per il decesso di 37 operai dello stabilimento Palermitano uccisi dall’esposizione alla fibra killer e per le malattie sviluppate da altri 24 lavoratori

Nel documento depositato martedì scorso i giudici sottolineano che “sono state smentite le tesi circa l’imprevedibilità dell’evento, attesa la piena consapevolezza della specifica pericolosità dell’assunzione per via aerea di microfibre di amianto e della loro correlazione con processi cancerogeni, nota fin dal 1964, e la prevedibilità di eventi dannosi con richiamo alle sentenze di questa Corte”. A questo proposito i magistrati aggiungono che “correttamente è stata ritenuta l’inottemperanza degli imputati, quali titolari della posizione di garanzia rispetto ai danni provocati ai propri dipendenti in quanto gestori dello stabilimento, all’onere di adottare serie misure di prevenzione per l’eliminazione o la riduzione della polverosità delle lavorazioni”.

Rispetto al verdetto emesso nel 2012 dalla Corte d’appello di Palermo, la Corte suprema ha soltanto ridotto le pene inflitte agli ex dirigenti di Fincantieri, perché nel frattempo è scattata la prescrizione per i capi di imputazione relativi al periodo compreso tra il 1998 e il 2000. La pena di Luciano Lemetti è passata, dunque, da quattro anni e due mesi a tre anni e sei mesi, quella di Giuseppe Cortesi da tre anni e cinque mesi a tre anni e un mese, e quella di Antonino Cipponeri da due anni e otto mesi a due anni, sette mesi e 10 giorni. Sono stati confermati, invece, i risarcimenti – pari a circa cinque milioni di euro – che gli ex manager dovranno versare alle parti civili, perché la prescrizione è intervenuta dopo la pronuncia della loro colpevolezza.

Nel capoluogo siciliano, davanti a diversi giudici e in diverse fasi processuali, pendono ancora quattro giudizi per omicidio e lesioni colpose ai danni di operai dello stabilimento Fincantieri che hanno contratto l’asbestosi e il mesotelioma pleurico, patologie che si sono sviluppate in seguito alla loro esposizione all’amianto.

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Redazione InSic

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