Pirelli: condannati 11 ex dirigenti per omicidio colposo

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AGGIORNAMENTO

Si è concluso con l’esultanza dei familiari delle vittime e l’esposizione in aula di striscioni “per ricordare tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto” il processo a carico di 11 ex dirigenti della Pirelli, condannati dal giudice della sesta sezione penale del Tribunale di Milano, Raffaele Martorelli, a pene fino a sette anni e otto mesi di reclusione per omicidio colposo, in relazione a una ventina di casi di operai morti per forme tumorali provocate dall’esposizione all’amianto negli stabilimenti milanesi di viale Sarca e via Ripamonti, tra gli anni ’70 e gli anni ’80.


Ha retto quindi alla prova del processo di primo grado l’impianto accusatorio del pm Maurizio Ascione, che nelle scorse udienze del processo aveva chiesto pene fino a otto anni di reclusione per otto ex dirigenti e l’assoluzione per gli altri tre ex manager, quasi tutti ultraottantenni. Il giudice, però, mercoledì scorso è andato oltre alle richieste dell’accusa, condannando tutti gli imputati: Ludovico Grandi e Gianfranco Bellingeri, amministratori delegati della Pirelli negli anni ’80, rispettivamente a quattro anni e otto mesi e a tre anni e sei mesi di carcere, Guido Veronesi e Piero Giorgio Sierra a sei anni e otto mesi ciascuno, Gavino Manca a cinque anni e sei mesi, Omar Liberati a tre anni e sei mesi, Armando Moroni, Roberto Picco, Carlo Pedone e Gabriele Battaglioli a tre anni ciascuno, mentre la pena più alta (sette anni e otto mesi) è toccata a Luciano Isola.

Per alcuni imputati il giudice ha disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Tutti, invece, sono stati condannati in solido con il responsabile civile, Pirelli Tyre Spa, al pagamento di una provvisionale complessiva da 520mila euro per le parti civili – 300mila euro per l’Inail, 200mila per la moglie e la figlia di un operaio, e 20mila euro per Medicina Democratica e l’Associazione italiana esposti amianto – e al risarcimento dei danni da quantificare in sede civile. La maggior parte dei parenti delle vittime aveva già ricevuto un risarcimento fuori dibattimento e si era ritirata dal processo.

Gli operai, morti negli anni scorsi per mesotelioma pleurico, secondo l’accusa lavoravano nelle fabbriche della Pirelli di viale Sarca e via Ripamonti senza alcun sistema di protezione. Avrebbero subito, dunque, esposizioni “massicce e ripetute” all’amianto che hanno causato le malattie e i decessi. In una nota, però, i legali della Pirelli e degli 11 imputati, prendendo atto “con rammarico” della sentenza di primo grado, si sono detti “certi della correttezza dell’operato dei nostri assistiti per i fatti contestati risalenti a oltre 25 anni fa” e, in attesa di leggere le motivazioni, hanno già annunciato il ricorso in appello.

———————————————————-NOTIZIA DEL 27 gennaio 2015

Pirelli: le parti civili richiedono un risarcimento di 6milioni di euro

È di circa sei milioni di euro il risarcimento complessivo chiesto dalle parti civili nel processo in corso a Milano a carico di 11 ex manager della Pirelli, accusati di omicidio colposo e lesioni per una ventina di casi di operai morti o ammalati di tumore a causa dell’amianto, dopo aver lavorato tra gli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta negli stabilimenti milanesi di viale Sarca e via Ripamonti.


L’Inail, in particolare, ha chiesto agli imputati e alla Pirelli, responsabile civile nel procedimento, circa 3,4 milioni di euro, l’Associazione italiana esposti amianto 210mila, Medicina democratica 250mila e i parenti di tre vittime più di due milioni. I famigliari degli altri operai, così come l’Asl di Milano, avevano invece già ritirato la propria costituzione di parte civile perché hanno raggiunto un accordo extragiudiziale con l’azienda.

La scorsa settimana, durante la sua requisitoria, il pm Ascione ha chiesto la condanna a pene comprese tra tre e otto anni per otto ex dirigenti dell’azienda di pneumatici. Nel dettaglio, otto anni di reclusione per Ludovico Grandi, sei anni per Luciano Isola, cinque anni e mezzo per Gianfranco Bellingeri, cinque anni per Piero Giorgio Serra, quattro anni per Guido Veronesi e tre anni per Omar Liberati, Gavino Manca e Armando Moroni. Per il pm gli altri tre imputati – Gabriele Battaglioli, Carlo Pedone e Roberto Picco – vanno invece assolti “perché il fatto non costituisce reato”, in quanto avrebbero ricoperto gli incarichi dirigenziali “solo per un breve arco temporale”. Gli stessi manager, inoltre, sono imputati in un ulteriore procedimento contro la Pirelli aperto al tribunale di Milano, che riguarda altri 29 casi di operai che sarebbero stati esposti all’amianto.

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Redazione InSic

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