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USA: morti d’amianto in preoccupante crescita

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Una ricerca di Jukka Takala, presidente della Commissione internazionale per la salute sul lavoro (ICOH) riportata da ETUI, riporta un dato preoccupante sulla crescita del tasso annuale di mortalità dei lavoratori per esposizioni all’amianto in America: è di oltre il doppio rispetto alle stime degli scorsi anni. Un dato che dovrebbe spingere il Paese a vietare l’uso dell’amianto, come già avviene in molte Parti del mondo; vediamo quali secondo un’altra ricerca commissionata dal WTO nel 2017.

I risultati della ricerca di Jukka Takala sono stati presentati alla 14a Conferenza annuale sulla sensibilizzazione alle malattie da amianto a Washington DC, e riferiscono uno scioccante aumento delle morti legate all’amianto, sottolineando l’esigenza crescente e critica di un divieto all’utilizzo dell’amianto.
Lo riporta l’Asbestos Disease Awareness Organization (ADAO – l’Organizzazione per la consapevolezza delle malattie in amianto), un’organizzazione no-profit indipendente dedicata alla prevenzione dell’esposizione all’amianto.

In base ai dati della ricerca, le malattie legate all’amianto causano 39.275 decessi negli Stati Uniti ogni anno, più del doppio delle precedenti stime di 15.000 all’anno. In particolare, l’amianto causa 34.270 decessi per cancro al polmone, 3.161 morti per mesotelioma, 787 decessi per cancro ovarico, 443 morti per cancro alla laringe e 613 decessi per asbestosi cronica.
“I suoi ultimi dati mostrano che negli Stati Uniti ogni anno si verificano 39.275 decessi per malattie correlate all’amianto, che sono oltre il doppio di quelli pubblicati dalle agenzie governative degli Stati Uniti. Sappiamo che i decessi correlati all’amianto sono stati gravemente segnalati, ma questo ultimo rapporto conferma che il tasso di mortalità delle esposizioni all’amianto è in effetti di proporzioni epidemiche. È essenziale vietare immediatamente l’amianto, così come avviene nei paesi più sviluppati, al fine di frenare questa sofferenza e la perdita di vite umane “, ha commentato Richard Lemen, Co-presidente del comitato consultivo scientifico ADAO.
Un appello rilanciato anche dal dott. Takala: “L’amianto è un cancerogeno mortale e in tutto il mondo stiamo vedendo aumentare il suo impatto. È tempo che gli Stati Uniti agiscano e riconoscano la necessità di un divieto”.

Per quanto riguarda la proliferazione e l’uso di amianto nel mondo, una interessante ricerca: “Asbestos Economic Assessment of Bans and Declining Production and Consumption” pubblicata dal WTO nel 2017 ha rivelato che l’industria mondiale del minerale è ormai in rapido declino a causa del bando che interessa sempre più paesi del Mondo. Nella ricerca WTO si valuta l’impatto economico dei cali di produzione e di consumo dell’asbesto e si giunge alla conclusione che i paesi che attualmente consumano o producono l’amianto non subirebbero danni significativi sul PIL da un divieto o da una restrizione del prodotto, visto che l’uso di amianto comporta già notevoli costi legati alla salute, alla bonifica e al contenzioso per i casi di malattia ad esso collegati.
Nella ricerca si fa anche il punto sui produttori e consumatori di amianto nel mondo al 2013; sono 37 i maggiori consumatori fra i quali la Cina (570.000 tonnellate all’anno), la Russia (432.000), l’India (303.000) e il Brasile (181.000). Russia e Cina figurano anche fra i maggiori produttori insieme al Brasile.
Sono 67 invece i Paesi che hanno vietato o limitato l’utilizzo dell’asbesto: fra questi l’Italia (che lo mise al bando nel 1992) e anche gli USA che a partire dagli anni ’70 hanno vietato l’uso di materiale amianto a spruzzo, per l’isolamento e in funzione ignifuga, l’installazione di isolanti friabili in amianto, il suo utilizzo nelle braci e nelle pareti dei camini.

Redazione InSic

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